Storia
della devozione
alla
Madonna del Perpetuo Soccorso

9. Note artistiche sulla sacra Icona

  •  Il Prof. Zocchi, dell’Accademia d’Arte a Roma, affermava: “L’effigie della Madonna del Perpetuo Soccorso è un’opera d’arte e di sentimento”.

  • Il P.Andrea Basquin la definisce “il tipo perfetto delle immagini della scuola greco-russa: un capolavoro dei più caratteristici di questo genere di pitture mariane, degno di essere studiato attentamente”.

  • Eugenio Guillaume, Direttore dell’Accademia francese, la prima volta che vide la nostra Madonna, esclamò: “Bellissima!... E’ lavoro da maestro, che ha superato in esso delle difficoltà non indifferenti... Riuscitissimo a lo scorcio della parte anteriore del piede di Gesù Bambino, che denota una conoscenza profonda dello scorcio, difficilissimo a rappresentarsi nella pittura...

  • Il Prof. Homer Eaton Keyes notava che “il Fanciullo Gesù, spaventato dalla visione della sua futura passione, costituisce una nuova idea iconografica, mente il sandalino che si sfibbia aggiunge al quadro un senso di umano realismo”.

  • Alcuni critici trovano nella testa del Santo Bambino alquanto piccola nei confronti del corpo, un difetto artistico, comune del resto a tutte le icone bizantine: difetto che si perde di fronte all’insuperabile idea madre del dipinto, di Maria corredentrice e mediatrice di universale di grazia.

  • I Padri Redentoristi D’Orazio e Buschi pensano che il pittore della nostra Madonna, che i più l’attribuiscono a un certo Andrea Rico da Candia, l’abbia effigiata in un momento particolare di grazia... “Quel volto soffuso d’infinita mestizia, quelle labbra che sembrano aprirsi a un dolce ma accorato rimprovero all’umanità, che col peccato prepara al divino Infante gli strazi della croce, quegli occhi, specialmente, che sembrano seguirci dovunque e che, una volta contemplati, non si possono più dimenticare, ci rassicurano eloquentemente che la sacra Icona è il lavoro di un’anima veramente cristiana, che molto deve aver amato la Madonna...”.

P. Alfonso Barba

 

L'ultimo restauro dell'icona della Madonna del Perpetuo Soccorso
Nel 1990, l'immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso venne tolta dall'altare maggiore per soddisfare la richiesta di poter ottenere nuove fotografie dell'icona.

Fu allora che si scoprì il suo stato di serio deterioramento: tanto il legno quanto la pittura avevano sofferto seriamente per i cambiamenti ambientali subiti e a causa di maldestri tentativi di restauro.
Il Governo Generale dei Redentoristi decise di contattare i servizi tecnici del Museo Vaticano per procedere ad un restauro generale dell'icona che avrebbe risolto il fenomeno della screpolatura e dei funghi che stavano minacciando dei danni non più restaurabili.

La prima fase del restauro consisteva in una serie di raggi x, di immagini infrarosse, di analisi qualitative e quantitative della vernice, e di altri test infrarossi ed ultravioletti. I risultati di queste analisi, e soprattutto un testo al carbonio 14, indicarono che il legno dell'icona del Perpetuo Soccorso poteva tranquillamente essere datato degli anni 1325-1480.
 

La seconda fase di restauro consisteva nel lavoro fisico di ritoccare i settori affetti, di rafforzare la struttura che sosteneva l'icona, ecc. Questo intervento fisico venne limitato allo stretto necessario perché, come avviene anche per le operazioni chirurgiche sul corpo dell'uomo, ogni lavoro di restauro, provoca sempre un qualche trauma. L'analisi artistica collocava la pigmentazione della vernice ad una data più recente (dopo il 17° secolo): ciò spiegherebbe perché l'icona offre una sintesi di elementi orientali ed occidentali, soprattutto nell'aspetto dei volti.