Addio tribunali

2. Addio, tribunali

Non si comprenderà la storia di Alfonso e della sua spiritualità se non si ricorda la sua straordinaria competenza di avvocato e la sua cultura.

Alfonso, nobile cavaliere, ha ricevuto una brillante e solida formazione nel secolo dei Lumi. Fine letterato, conosceva il greco, il latino, lo spagnolo il francese oltre la lingua materna. Aperto alle belle arti, eccelle in musica e pittura.
Ha avuto una formazione presso i migliori specialisti del tempo. A 16 anni conseguì il dottorato in diritto civile ed ecclesiastico. A 18 anni, iniziò una brillante carriera forense. La esercitò per otto anni: non ebbe alcuna sconfitta nella difesa dei processi, eccetto l’ultimo, in fu vittima di una grave ingiustizia.

Brevemente, lo storico Théodule Rey-Mermet, riassume così questa storia molto complessa: «Si trattava di un processo internazionale, dove era interessato l’imperatore di Austria Carlo VI in persona e la cui posta in gioco era di seicentomila ducati. Parti in causa erano il duca napoletano Filippo Orsini di Gravina, nipote di papa Benedetto XIII, e il granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici. Orsini aveva affidato la sua causa a Don Alfonso de Liguori che, malgrado la giovane età, era annoverato già tra i migliori avvocati del Regno.
Di fronte a un documento la cui non chiarezza gli era sembrata evidente, Alfonso preparò la sua arringa a favore di una soluzione equa. Ma alte influenze e bustarelle avevano «parlato» prima di lui: i giudici nei quali egli riponeva fiducia, a partire dal presidente Caravita, si erano lasciati corrompere.
Quando il processo arrivò in giudizio, con ogni probabilità alla fine di luglio 1723, i giochi erano già fatti: l’eloquenza dell’avvocato e l’evidenza del diritto pesavano meno di una piuma.
Rosso per la collera, deluso dai magistrati che aveva ritenuto integri, vergognandosi ormai della toga che indossava da quando aveva diciotto anni, Alfonso se la tolse dalle spalle e lasciò per sempre il palazzo ripetendosi interiormente: «Mondo, ti ho conosciuto… Addio tribunali!».

Tornato a casa si chiude a chiave in camera, rifiuta ogni cibo. È avvilito. Indeciso anche.  Incerto sul suo avvenire. Davanti alle lacrime della mamma, esce da camera, ma il tribunale non lo vedrai più. Egli prega:«Signore, che vuoi che faccia?». La risposta no si fa attendere.
Dopo qualche giorno, Napoli è in festa. È il 32° compleanno dell’imperatrice Isabella, sposa di Carlo VI.  Anche il giovane Alfonso de Liguori è invitato a corte, ma rifiuta di andarci, mandando il papà su tutte le furie.
Il giorno prima ha congedato la sua clientela e ora si dirige verso l’ospedale degli Incurabili ove esercita la sua pietà verso gli infermi. Il Signore lo aspetta proprio lì e gli fa sentire la sua voce: «Lascia il mondo! Datti tutto a me».
Il giovane avvocato continua a badare ai suoi ammalati, ma la voce continua insistente. Allora Alfonso risponde:«Eccomi Signore! Per troppo tempo ho resistito alla grazia: Fa’ di me ciò che vuoi!».

Si reca a pregare nella chiesa della Redenzione degli schiavi, dedicata alla Madonna della Mercede. Dopo la preghiera alla Madonna, il giovane Alfonso si consacra al Signore per tutta la vita. In modo irrevocabile. A testimonianza dell’impegno, si toglie lo spadino di cavaliere dal fianco e lo depone sull’altare della Vergine.
È il 29 agosto 1723. Per tutta la vita, ricorderà questo giorno che egli chiamerà: «Il giorno della mia conversione». E non ritornerà a Napoli senza fare prima una visita di ringraziamento alla sua benefattrice: «E’ lei, dirà un giorno mostrando l’immagine della Vergine della Mercede, è lei mi ha liberato dal mondo e mi ha fatto entrare nello stato ecclesiastico». 

La scelta di Alfonso appare come quella di Abramo: la sua spiritualità è una spiritualità di esodo. Lascia il suo paese per un paese che il Signore gli indicherà. L’antico nobile cavaliere, stordito dalla ingiustizia subita, sceglie un altro mondo, il mondo dei poveri; sarà sacerdote, sacerdote di Cristo, avvocato della misericordia del Signore e servitore del perdono di Dio per i peccatori.

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Nota dell’editore: il profilo riportato è solo un estratto dell’operetta in francese “Prier 15 jours avec Saint Alphonse” , non ancora pubblicato in Italia – Si spera di non ledere alcun diritto di autore… In caso contrario, se sarà dato avviso, questo post sarà rimosso.

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Video = S. Alfonso avvocato
(Da “Evangelizare pauperibus” – Studio R. München 1987)
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Visita la Novena storica scritta dal P. Pier Luigi Rispoli nel 1830

   2. SECONDO GIORNO
Da che veste l’Abito Ecclesiastico sino a che dà la Regola  alla sua Congregazione.