FLAGELLAZIONE DI GESU’

32. LA FLAGELLAZIONE DI GESU’

I. Vedendo che i Giudei continuavano a gridare contro Gesù, Pilato, ingiustissimo giudice, lo condannò ad essere flagellato: Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare (Gv 19,1). In questo barbaro modo l’iniquo giudice pensò di guadagnargli la compassione dei nemici e di liberarlo così dalla morte: Lo castigherò severamente, disse, e poi lo rilascerò (Lc 23,22). La flagellazione era il castigo degli schiavi.

Dice san Bernardo: Il nostro amoroso Redentore volle assumere la condizione non solo di servo per sottomettersi alla volontà altri, ma anche di servo malvagio per essere castigato con flagelli e così pagare la pena meritata dall’uomo divenuto servo del peccato. […] Così si dà principio al crudele tormento. […]

 Anima mia, immagina di essere presente a questa orrenda carneficina del tuo amato Redentore. Guardalo: egli è lì, col capo dimesso, con lo sguardo verso terra e con il volto rosso di vergogna, che aspetta quel grande tormento. Subito quei barbari, come tanti cani arrabbiati, si avventano con i flagelli sopra l’innocente agnello. […] Piange san Lorenzo Giustiniani: “Viene ferito e dilaniato per tutto il corpo dai flagelli: ora colpiscono le spalle, ora le gambe: alle ferite aggiungono ferite e piaghe alle piaghe appena aperte”.
 
Eterno Padre, come puoi sopportare questa grande ingiustizia e veder patire il tuo Figlio diletto senza soccorrerlo? Che delitto egli ha mai commesso per meritare un castigo così duro e vergognoso?

II. L’ho percosso a morte per l’iniquità del mio popolo (Is 53,8 Vg). Dice l’eterno Padre: “So bene che questo mio Figlio è innocente, ma conviene che io lo abbandoni al furore dei suoi nemici perché egli si è offerto a soddisfare la mia giustizia per i peccati degli uomini”. Così il nostro adorato Salvatore, per pagare i nostri delitti, specialmente il peccato di impurità (che è il più comune), ha voluto che fossero lacerate le tue carni purissime! […]
Per il nostro Redentore il tormento della flagellazione fu troppo crudele, perché i soldati praticarono la flagellazione non secondo l’usanza degli Ebrei, per i quali il Signore aveva proibito che si superasse il numero di quaranta colpi (cf. Dt 25,3), ma alla maniera dei Romani, che non aveva un limite. […] Perciò i soldati si misero a flagellarlo duramente, istigati dal demonio e dai sacerdoti, i quali temevano che Pilato dopo quel castigo volesse liberare il Signore, come egli aveva dichiarato dicendo: Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò (Lc 23,22). […]
Il profeta Isaia, più chiaramente di tutti, ci rappresentò lo stato compassionevole in cui previde ridotto il nostro Redentore. Egli disse che nella passione il suo santo corpo sarebbe stato coperto di piaghe e la sua carne fatta a pezzi: Egli è stato piagato per le nostre iniquità, stritolato per i nostri delitti (Is 53,5). Il profeta prosegue dicendo che l’eterno Padre, per dare alla giustizia una maggiore riparazione e per far comprendere agli uomini la gravità del peccato, non fu pago finché non vide il Figlio pestato e consumato dai flagelli: Il Signore volle pestarlo con i dolori (ivi, 10). Così il corpo benedetto di Gesù diventò come il corpo di un lebbroso, tutto piaghe da capo a piedi: Lo giudicammo come un lebbroso, e come uno percosso da Dio (Is 53,4 Vg).

Ecco dunque, mio lacerato Signore, in quale stato ti hanno ridotto le nostre iniquità. “O buon Gesù, noi abbiamo peccato, e tu ne fai le spese!”, esclama san Bernardo. Sia sempre benedetta la tua immensa carità, e che tu sia amato come meriti da tutti i peccatori, specialmente da me, che ti ho disprezzato più degli altri. (Amore delle Anime, VIII,1-7)

a