Gesù, freccia di riserva del Padre

4. Gesù, freccia di riserva del Padre

Sant’Agostino scrive che Dio, per cattivarsi l’amore degli uomini, ha scoccato diverse frecce d’amore sul loro cuore. Quali sono queste frecce? Sono tutte le creature che vediamo intorno a noi, che Dio ha creato per l’uomo, affinché l’uomo lo ami. Perciò lo stesso Santo esclama: “Il cielo e la terra e ogni cosa che in essi si trova, mi dicono di amarti!”. Gli sembrava che il sole, la luna e le stelle, i monti, i mari, i fiumi e le campagne gli parlassero e gli dicessero: “Agostino, ama Dio, perché Dio ci ha creato per te, perché tu lo ami”.

Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, quando teneva in mano una bella mela o un fiore, diceva che quel frutto o quel fiore era come una freccia che feriva il suo cuore d’amore per il Signore, perché Dio aveva creato quel fiore pensando a lei fin dall’eternità. Anche santa Teresa d’Avila diceva che le bellezze del creato e ogni creatura vivente sono segni dell’amore che Dio ci porta. […]

Tutte le creature erano dunque altrettante frecce d’amore per il cuore dell’uomo, ma Dio non era ancora contento, perché queste cose non erano bastate a farlo amare dall’uomo. Allora egli tirò fuori la sua freccia di riserva: Gesù Cristo.

Come una freccia scelta, mi ha riposto nella sua faretra (Is 49,2 Vg). Come il cacciatore, spiega il cardinale Ugo,[1] tiene di riserva la freccia migliore per il colpo decisivo con cui fermare la fiera, così Dio, fra tutti i suoi doni, tenne di riserva Gesù e, quando venne il tempo della grazia, lo mandò come l’ultimo colpo per ferire d’amore i cuori degli uomini: “La freccia scelta si tiene di riserva. Così Cristo è stato tenuto di riserva nel seno del Padre fino a quando venne la pienezza del tempo, e allora fu inviata a ferire il cuore dei fedeli”.

Gesù dunque fu la freccia scelta del Padre, tenuta di riserva, al colpo della quale sarebbero caduti vinti popoli interi: Le tue frecce acute colpiscono al cuore… Sotto di te cadono i popoli (Sal 44,6). Infatti quanti cuori feriti vedo ardere d’amore davanti alla mangiatoia di Betlemme, oppure ai piedi della croce o alla presenza del santissimo Sacramento!

Preghiera 

Mio Dio, cos’altro potevi inventare per farti amare dagli uomini? Dopo averli riempiti di tanti doni e favori, alla fine ci hai donato il tuo stesso Figlio Gesù. “Se sei ammalato e vuoi guarire, mi dice di lui sant’Ambrogio, egli è il medico; se ti brucia la febbre delle passioni, egli è la fonte d’acqua limpida e fresca; se temi la morte, egli è la vita; se desideri il cielo, egli è la via”. […]

Mio caro Redentore, tu sei disceso dal cielo per donarti tutto a me: io non voglio cercare sulla terra e nel cielo altro che te, che sei il sommo Bene, l’unico tesoro e il paradiso degli uomini. Sii dunque l’unico Signore del mio cuore: a te solo obbedisca e cerchi di piacere. Gli altri si procurino e si godano pure – ammesso che si possa trovare vero godimento fuori di te – i beni e le fortune di questo mondo; io soltanto in te ripongo la mia fortuna, la mia ricchezza, la mia pace e la mia speranza per questa vita e per l’eternità.

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Da Novena del Santo Natale, Discorso VI

Schmalzl M., Cristo Agnello di Dio, particolare dell' Ultima Cena 1884 (Raccolta Marrazzo)

 


[1] Ugo di san Caro (nato a Saint-Cher, in Francia e morto ad Orvieto nel 1263). Entrò nell’Ordine domenicano nel 1225. Esegeta e teologo, fu nominato cardinale nel 1244. Scrisse diverse opere di studio e commento della Sacra Scrittura, tra cui Postillae in universa Biblia. Sant’Alfonso lo cita sempre chiamandolo semplicemente “Ugo cardinale” o “il cardinale Ugo”.