La statua di S. Alfonso in Vaticano

La statua di S. Alfonso in Vaticano

Caratteristiche e curiosità

Il P. Oreste Gregorio, appassionato storico, nello Spicilegium Historicum C.Ss.R., anno 17 (1969) vol. I alle pp. 177-182 ha ricostruito le circostanze storiche di alcune importanti statue in onore di S. Alfonso. Tra di esse ha messo particolare cura nella ricerca sulla statua del Santo che è nella basilica di S. Pietro in Vaticano, opera commissionata allo scultore Pietro Tenerani dal P. Giuseppe Mautone (1765-1845) Procuratore generale redentorista del tempo (dal 1827 al 1845).

 [i titoletti sono redazionali]

Personalità ed arte di Pietro Tenerani
In modo distinto ricordiamo la scultura di Pietro Tenerani, del quale ricorre il centenario della morte avvenuta nel 1869 a Roma. Era nato nel 1789 a Torrano di Carrara in Toscana, quasi tra le cave di marmi, che non tardarono a rivelargli la vocazione di scultore. Esordì con Bartolini, indi si provò ad imitare il Canova, il genio di quell’epoca. Nel 1813 sceso sulle rive del Tevere frequentò l’Accademia di San Luca, dove insegnava il grande danese Thorwaldsen, divenendone per le sue attitudini, come scrive la Bucarelli, «allievo preferito e il più assiduo collaboratore» (1).
Il Tenerani orientatosi ed affermatosi riuscì uno degli artisti più celebrati dell’Ottocento, anche se i critici moderni gli rimproverano un certo accademismo nelle sue robuste composizioni. I contemporanei lo stimarono assai, richiedendogli numerosi lavori. Nel 1836 scolpì il San Giovanni Evangelista per la basilica napoletana di S. Francesco di Paola; nel 1842 Simone Bolivar; nel 1846 la Deposizione per San Giovanni in Laterano e l’Angelo della resurrezione per S. Maria alla Minerva; nel 1854 Pellegrino Rossi per Carrara; nel 1857 Ferdinando II, che ora si trova a Messina. Tra le migliori sue opere si rammentano la tomba Pelzer in S. Maria del Popolo di Roma, san Benedetto della basilica patriarcale di S. Paolo e il monumento a Pio VIII in San Pietro.

Pietro Tenerani (Carrara, 11/11/1789–Roma, 14/12/1869) scultore italiano.Tela di Francesco Gaj. - Nella sua vasta produzione c'è anche la bella statua di S. Alfonso.


Scelto per scolpire la statua di S. Alfonso
Scolpì pure la statua colossale di sant’Alfonso de Liguori collocata tra i fondatori di ordini e congregazioni religiose nella basilica vaticana. Il lavoro ebbe notevole eco e servi di propaganda all’artista nell’Urbe e al di là dei sette colli. Gli diede l’incombenza il postulatore generale redentorista p. Giuseppe Mautone a cui siamo grati per la scelta felice.
Questi il 18 giugno 1834 dava una idea del progetto al Rettore Maggiore p. Camillo Ripoli, che risiedeva a Pagani:

«Ora si sta lavorando la statua in marmo, che si deve mettere in S. Pietro. Sarà di palmi 22 (2). Lo scultore è il più bravo, che sta in Roma. La spesa è di scudi quattromila. A questa spesa non deve pensarci la cassa del Beato: è spesa, che l’ho procurata io con la mia penna da sopra il tavolino.
Tutta Roma è restata stordita nel vedere il modello. Sta vestito da vescovo, col libro in mano, che indica scrittore, con l’Angelo col crocefisso in mano; che significa capo missionario, e con una carta, ove sta scritto: Fondatore della Congregazione del SS. Redentore. E’ un disegno di comune soddisfazione.
Un altro scultore, un punto meno di abilità del sudetto assolutamente voleva ottomila scudi. Il presente la fa pel detto prezzo, ed è stato per fargli nome. Il re Ferdinando (3) entrò allo studio di esso scultore allorché lavorava il modello e pareva di dimostrare soddisfazione» (4).

Mautone il 20 ottobre 1836 notificava al medesimo Ripoli: «La statua in marmo sta in fine, ed è tutta cosa portentosa. Chiunque la vede, resta attonito. Laus Deo» (5).
Il postulatore annotava il 26 novembre 1836 in un registro: «Al sig. Pietro Tenerani per la statua in marmo del Beato in varie rate scudi 4000 »; aggiungeva il 6 gennaio 1837: «Al sig. Pietro Tenerani scultore per compensa alle spese fatte per la statua del Beato, fatta a vilissimo prezzo e con perdita, regali in doppie ed altro scudi 500» (6).

La statua marmorea di S. Alfonso, opera dello scultore Pietro Tenerani.

Laborioso trasporto e sistemazione in Vaticano
Nel 27 luglio 1839 informava il rev.mo Ripoli: «Ora sto intavolando il trasporto della statua, e spero per la fine di agosto di collocarla. Il Papa [Gregorio XVI] mi disse di volerla vedere prima di metterla nella nicchia. Sento che qualcheduno criticô che il nostro santo tiene il pastorale nella mano destra senza sapere che il vescovo quando fa li pontificali tiene il pastorale nella mano sinistra per benedire il popolo con la mano destra. Fuori di tal funzione lo tiene con la mano destra» (7).
In luglio Mautone ordinò il piedistallo per il trasporto della statua (8); il 28 agosto confidò al rev.mo Ripoli: «Non ancora posso conchiudere pel trasporto della statua, perché li Sampetrini cercano troppo per collocarla » (9).

Definite le modalità, si procedette al trasporto che il redentorista p. Montruccoli descrisse più tardi nella cronaca domestica del collegio di Monterone:

«Per trasportarla poi da Monte Cavallo, ove fu lavorata in un’officina dietro il palazzo della Consulta, a S. Pietro, non usandosi allora quei facili mezzi di trasporto che si usano al presente, ci vollero 8 giorni, facendola tirare a forza di argani e di braccia, accompagnata sempre dai soldati, i quali anche di notte ci stavano di guardia quando si doveva fermare. Condotta poi che fu in San Pietro, vi stette alcuni giorni esposta. Andò a vederla anche il Papa, ed allora il p. Mautone che bramava come lo scultore che fosse collocata in una nicchia bassa, standogli vicino, gliene mosse parola, al che il Papa non diede risposta» (10).
A causa dell’ornato finissimo dei paramenti vescovili il Tenerani desiderava che la statua venisse posta nella nicchia di san Norberto, ove era comoda l’osservazione dei dettagli. L’idea della sostituzione non fu approvata, e dovette sant’Alfonso essere issato in alto com’era stato prestabilito.

Il cronista continua il racconto:

«Giunto finalmente il giorno in cui si doveva mettere a posto, preparate già tutte le macchine e messe in moto, arrivata la statua a cert’altezza, si senti all’improvviso un orribile scroscio che rimbombando per le vaste volte del tempio, spaventò tutti sul pericolo che giù cadesse e rovinasse, ma grazie a Dio ed al Santo, non accadde che la rottura di un legno che imbragava la statua nel davanti, cagionata dalla forza che faceva contra di esso uno sporgente pezzetto di orlo del piviale, il quale anche s’infranse, ma fu subito accomodato. Veduto dunque che non c’era pericolo, si prosegui alacremente e in 3 quarti d’ora fu posta felicemente nella sua nicchia, che è, come tutti sanno, la prima a destra dell’altare della Cattedra di S. Pietro nel giro superiore sopra S. Francesco d’Assisi.
Combinazioni tutte disposte dalla divina sapienza e provvidenza che valle cosi onorare il nostro santo padre Alfonso M. de Liguori, mettendolo vicino a quella Cattedra che egli tanto difese, vicino a quei quattro dottori [cioè S. Ambrogio, S. Agostino, S. Giovanni Crisostomo e S. AtanasioJ che la sostengono forse ad indicare meritevole anch’esso del dottorato (11) e vicino a san Francesco, come difensori entrambi dell’Immacolata Concezione di Maria» (12).

La statua di S. Alfonso, alta quasi 5 metri, fu commissionata allo scultore Pietro Tenerani nel 1834, cinque anni prima della canonizzazione, e fu sistemata il 6 dicembre 1839 nella Basilica Vaticana, in una nicchia che è la prima a destra dell'altare della Cattedra di S. Pietro, nel giro superiore sopra S. Francesco d'Assisi (Raccolta Marrazzo).

Una statua degna del grande Santo Alfonso de liguori
Il 6 dicembre 1839 Mautone comunicava al p. Ripoli: «La statua è stata finalmente situata. Le spese non finiscono mai, e ho preso altro denaro a debito. Fui all’udienza del Santo Padre, ma come che doveva uscire mi parlò di nuovo della bellezza della statua, e non potei parlargli per la prestezza del noto affare della rendita dello studentato» (13).
La statua del Tenerani piacque agl’intendenti di arte per la finezza dell’ornato. Forse l’espressione personale del Santo non è accentuata abbastanza: i lineamenti fisionomici appaiono un po’ duri. L’autore in cerca di valori formali vi ha sorvolato, ma la sagoma s’impone. E’ la scultura più conosciuta e più riprodotta.

P. Oreste Gregorio

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(1) Cfr Enciclopedia Italiana (Treccani), XXXIII (Roma 1937) 488.
(2) II palmo napoletano come misura lineare era di m. 0,264, il romano di m. o,224, e, quello di Carrara di m. 0,249 (N. ZINGARELLI, op. cit., 1118). Mautone forse alludeva al palmo romano; la statua quindi risulta di m. 4,928.
(3) Ferdinando II, re di Napoli.
(4) AGR, VIII. B. 15 : Litterae p. Mautone.
(5) lvi, VIII. B. 17.
(6) D. CAPONE, Il volto di sant’Alfonso, Roma 1954, 177-79.
(7) AGR, VIII. B. 20.
(8) Ivi.
(9) lvi.
(10) Arch. prov. romano (Monterone), Notizie cronologiche dell’ospizio e chiesa di Monterone in Roma dall’anno 1815 al 1869, 15 ss.
(11) Il 16 luglio 1839 Mautone in una lettera a Ripoli diceva: “Sto intavolando la sottoscrizione dei vescovi pel dottorato del nostro santo per l’Italia, Germania, Francia, Belgio, ecc…  ed altre cose simili» (AGR, VIII B20). Ci pensava da un quinquennio: nel 1834 ristampò a Ferentino le Riflessioni sulla santità e dottrina del B. Alfonso del Lanteri con aggiunte per preparare la causa del dottorato del santo (Cfr AGR, VIII. B. 15, lettera del dicembre 1834 a Ripoli).
(12) Arch. prov. romano, Ms. cit., 16.
(13) AGR, VIII. R 20. Mautone propose di stabilire la festa liturgica di sant’Alfonso il 1 agosto, giorno del transito: la richiesta fu respinta, come indicava a Ripoli l’8 agosto 1839: “Per noi fu accordato il doppio di I classe con l’ottava per la sola nostra Congregazione pel ·giorno 2 di agosto. Fu ributtata la petizione di celebrare la festa del nostro santo al primo di agosto, perché in tal giorno trattasi della festa di Apostolo [allora ricorreva la festa di S. Pietro in vincoli, che nell’ultima riforma liturgica è stata omessa]. Se fusse stata festa di altro santo e non Apostolo, allora si accordava ” (ivi).
(14) Zandobbio, comune della provincia di Bergamo, ove si trovano le cave di marmo.

La statua del Santo "colorata" per usi pubblicitari. Questa è per la copertina di un'annata del Periodico S. Alfonso.