Lettera a Pietro Di Netta_2

Lettera n. 85.  Al fratello Signor Pietro Di Netta, Vallata 1847

85. Al fratello Signor Pietro Di Netta, Vallata[1].
Consigli circa la chiamata del figlio alla leva militare e suo stato di salute.

 

Tropea 13 gennaio del 1847 [2]
Jesus, Maria, Joseph

 

Caro Fratello,

Jeri dal ritirarmi dalle Missioni ho ritrovato una vostra, e mi dispiace che siete afflitto per la leva, come anche è afflitta zia Placida[3]. Ma dobbiamo uniformarci alla volontà di Dio.

Oggi giorno è meglio regolato lo stato di soldato, che di un maritato. Il nostro fratello Luigi[4] è un esempio, ed io ne ho ritrovato molti congedati, che si portarono bene nella milizia, che nei paesi loro.

Mi consolo che state tutti bene in salute, per me sono mediocre, per grazia di Gesù Cristo e della Madre Immacolata, ma perché di sessanta anni vado patendo oscurità negli occhi[5] ed altri malanni[6].

Intanto non lascio le fatiche delle Missioni, giacché fra giorni devo nuovamente uscire colla volontà di Dio, perché così mi comandano i Superiori.

Non dubitate, perché non lascio le solite preghiere per voi tutti che riossequio e sono.

Umo Vostro Fratello
Vito Michele Di Netta
del Santissimo Redentore.

 

Indirizzo:
Ariano per Vallata


[1] Lettera pubblicata ne “Processi Ordinari Nocerini”, doc. n.2, fol. 211.

[2] Formato originale della data: 13 del 1847; quando era il mese di gennaio, si ometteva.

[3] Un figlio (non sappiamo il nome) è stato chiamato alla leva; sulla zia Placida non sappiamo altro.

[4] Luigi Maria Di Netta, nato e battezzato il 14/2/1803. Scelse la carriera militare; sulla sua morte c’è una testimonianza ai Processi Ordinari Tropeani. Il teste Arciprete don Vincenzo Ruffa, amico del P. Di Netta, depone: “Il Servo di Dio viveva distaccato dai suoi congiunti e al proposito ricordo il seguente fatto: Un mio fratello, ora defunto, a nome Francesco, reduce dalla milizia mi disse: voglio andare da P. Di Netta, per baciargli la mano. A cui io risposi tu devi andare a confessarti a lui piuttosto. Ed egli soggiunse: vado anco per dirgli che un suo fratello Capitano è morto: era il 1848”.(Cf. Posizioni n.30) –  “Mi diceva mio fratello che quando il Servo di Dio seppe la morte del fratello accolse la notizia con indifferenza distacco e sorridendo disse: Era un buon secolare, perché ricordo aver egli sposato un’orfanella per sottrarla dal pericolo di perdersi”. (Processi, fol. 176).

[5] Probabilmente la cataratta.

[6] Asma e idrotorace, soprattutto.

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            Con cuore integro e fedele
          LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA
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Lettera n. 85
Legge: Donato Mantoan
[audio:/LettereMp3/085.mp3]

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