Pregare sempre 120_14

2 Sett. di Pasqua – Mercoledì – L’ascolto interiore
Parla, Signore! Il tuo servo è in ascolto (1 Samuele 3, 10)

• Signore Dio mio, presta ascolto alla mia preghiera… Siano le tue Scritture le mie caste delizie; che io non mi inganni su di esse, né inganni altri con esse…
Dio mio, luce dei ciechi e virtù dei deboli, e insieme luce dei veggenti e virtù dei forti, volgi la tua attenzione sulla mia anima e ascolta chi grida dall’abisso… Non senza scopo facesti scrivere tante pagine di fitto mistero…
O Signore, compi la tua opera in me rivelandomele. Ecco, la tua voce è la mia gioia, la tua voce supera per me ogni altro godimento. Appaga l’amor mio, ché io amo; e questo amore me lo hai dato tu. Non abbandonare i tuoi doni; non disdegnare questo tuo filo d’erba assetato.
Che io ti esalti per tutte le verità che scoprirò nei tuoi libri; che io ascolti la voce della tua lode e mi abbeveri di te e consideri le meraviglie della tua legge, dal principio in cui creasti il cielo e la terra, fino al momento in cui regneremo con te eternamente nella tua santa Città.
(S. Agostino, Confessíoni XI, 2, 3)

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• O Signore, tutta la mia grandezza sta nell’ascoltarti: ascoltarti nella parola esteriore della tua legge, ascoltarti nella interiore ispirazione del tuo Spirito, nelle multiformi vie attraverso le quali parla la tua Provvidenza. Ascoltarti nella quiete profonda dell’animo, nell’infiammato ma sereno desiderio della volontà, nella fedeltà devota e umile dell’operosità quotidiana, nella rettitudine profonda e sincera della vita…
È più prezioso e più grande l’ascoltare una sola delle tue parole, lo stabilire con te una corrente di attenzione interiore, che non le molte cose che il mio amore vorrebbe offrirti. Questo è il grande merito di Maria, l’imperdibile, l’ottima parte che essa ha raggiunto. Che anch’io ascolti, anch’io sappia ascoltarti, o Maestro.
(cf G. Canovai, Suscipe Domine p 387.385).

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Mio Gesù, diletto mio, io non voglio altro che Te. Tutto a Te mi do, mio Dio, fanne pur che vuoi di me. – Più non posso, o Sommo Bene, viver senza del tuo Amor: troppo già le tue catene m’han legato e stretto il cor (S. Alfonso).