Preparati alla tentazione

23. Figlio, prepàrati alla tentazione
Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione (Sir 2,1).

Ora che ti sei messo a servire Dio, non credere che le tentazioni siano assenti o quasi finite. Ascolta che cosa ti dice lo Spirito Santo: Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione (Sir 2,1)
Sappi che devi prepararti alle battaglie ora più che mai, perché il demonio, il mondo e la carne ora più che mai si armeranno per combatterti e farti perdere quanto hai conquistato.
Dionigi Certosino (1) dice che, “quanto più intensamente uno si sforza di servire Dio, tanto più violentemente il nemico si accanisce contro di lui”. A questo allude Gesù nel Vangelo di Luca, dove si legge: Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, cercando sollievo e non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito… Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed entrano ad abitare in quella casa. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima (Mt 11,24-26). Quando il demonio viene cacciato fuori da un’anima, non trova riposo e fa di tutto per entrarvi di nuovo. Chiama in aiuto anche i suoi compagni e, se riesce a rientravi, la rovina dell’anima sarà più grave di prima.

Pertanto esamina bene di quali armi hai bisogno per difenderti da questi nemici e per conservarti in grazia di Dio. Per non essere vinto dal demonio, non c’è difesa migliore della preghiera. San Paolo scrive che non ci aspetta un combattimento contro uomini in carne e ossa come noi, ma contro i prìncipi dell’inferno (cf. Ef 6,12). Con ciò ci avverte che noi non abbiamo la forza per resistere a tali potenze; perciò abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio, […] che viene dato solo a chi glielo domanda con la preghiera: Chiedete e otterrete (Gv 16,24).

Non fidiamoci dunque dei nostri propositi: se ci fidiamo di essi, saremo perduti. Quando siamo tentati dal demonio, riponiamo tutta la nostra fiducia nell’aiuto di Dio, raccomandandoci a Gesù e a Maria santissima. Dobbiamo farlo soprattutto quando siamo tentati contro la castità, poiché questa è la tentazione più terribile, e quella in cui il demonio riporta più vittorie. Noi non abbiamo la forza di conservare la castità, ma Dio ce la può dare. Salomone diceva: Non appena seppi che non potevo essere casto, se Dio non me lo avesse concesso,… mi presentai al Signore e lo pregai (Sap 8,21 Vg). In questa tentazione bisogna dunque ricorrere subito a Gesù e a Maria, invocando spesso i loro santi nomi. Chi fa così, vincerà; chi non fa così, sarà perduto.

Preghiera

O Dio, io ero perduto, tu lo sai. E’ stato tutto merito della tua bontà, se ho cambiato vita e ora vivo nella tua grazia. Per la morte amara che soffristi per me, non permettere, Gesù mio, che io la perda di nuovo volontariamente. Io ti amo sopra ogni cosa. Spero di rimanere unito a te da questo amore, e di morire così, per vivere poi unito a te per tutta l’eternità.

O Maria, tu sei chiamata “Madre della perseveranza”. Questo grande dono viene elargito per mezzo tuo: io te lo chiedo e da te lo spero.
(da Apparecchio alla morte, XXXI, I)


[1] Dionigi Certosino (1402-1471) è stato uno degli autori più fecondi e più influenti del XV secolo. Nato a Rijkel nel Belgio, a 21 anni entrò nella certosa di Roermond, dove trascorse il resto della vita nello studio e nella contemplazione, meritandosi il titolo di “Dottore estatico”. Il suo vero cognome era Van Leeuw, ma era chiamato, latinamente, “Cartusiano”, che significa “certosino”. A volte sant’Alfonso  premette il titolo di “beato”: infatti è commemorato come beato in molti martirologi.