Redentoristi Mondo Angola 2013

Redentoristi di Angola
2013 – Sulle sponde dello Zambesi nell’Anno della Fede.

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Redentoristi di Angola
In Cammino sulle sponde dello Zambesi nell‘Anno della Fede
di P. Joào Pedro Fernandes, Redentorista

L’Angola ha celebrato nel 1991 i 500 anni dalla sua prima evangelizzazione con belle celebrazioni e un interessante simposio teologico. Tutto si è svolto in un clima particolare: qualche mese prima era stato firmato il primo accordo di pace tra forze belligeranti in contesa fin dall’indipendenza dal Portogallo, avvenuta nel1975.

I contenuti del simposio teologico, il clima delle celebrazioni e l’ambiente di pace facevano sperare in una nuova ripartenza per il paese e per la Chiesa in quei giorni. Così non è stato! Il Paese è ripiombato nella guerra civile appena un anno dopo ed il conflitto è durato fino al 2002.

La Chiesa, da parte sua, dovendo rispondere alle urgenze e alle emergenze imposte dalla devastante guerra – si è parlato di quasi un milione di morti!- ha perso un po’ di vista l’esigenza che era emersa da quel simposio: il bisogno di una nuova evangelizzazione fondata su di una formazione cristiana più solida, un senso di appartenenza ecclesiale sulla base di piccole comunità cristiane e un maggior spazio ai laici quali protagonisti della missione.

L’Angola è un paese dell’Africa occidentale, posto sotto l’equatore e che si affaccia sull’oceano Atlantico. Secondo le statistiche del Vaticano, è cattolico il 55% dei 20 milioni di suoi abitanti. L’evangelizzazione dell’Angola ha inizio nel1491 con il battesimo dei primi cristiani. Questa prima tappa non conobbe grande sviluppo: la presenza ecclesiale restò confinata ad alcuni territori del litorale, tanto che nel 1853 restavano solo cinque sacerdoti in Angola. Di questi, quattro a Luanda (la capitale, fondata nel 1575) e uno a Benguela (città fondata nel1617).

La seconda tappa del percorso di evangelizzazione avviene nel 1866, con l’arrivo dei Missionari Spiritani e delle Suore di San Giuseppe di Cluny, e soprattutto a partire del 1930, quando giungono in Angola diverse altre congregazioni e tra queste, nel1954, i Redentoristi. La Chiesa comincia ad evangelizzare con la predicazione e col servizio sociale, ma spesso viene ancora percepita come un’agente di civilizzazione occidentale.

Con l’indipendenza del paese comincia la terza tappa dell’evangelizzazione del Paese, e stavolta gli angolani ne diventano i protagonisti principali: l’esperienza ecclesiale si arricchisce con missionari provenienti dall’America Latina e Asia, ma anche con l’invio dei primi missionari angolani in alcune parti del mondo.

La Chiesa angolana si ritrova così a costruire la sua fisionomia tra radici culturali africane, tradizioni europee, un governo marxista nei primi 16 anni e una guerra civile per quasi 30 anni. A quelle sfide se ne sono aggiunte altre più recenti: il risorgere del sacro (e del magico) dopo la fine del marxismo di Stato, la valanga delle sette, la nuova crescita economica del Paese estranea alla maggioranza della popolazione, che continua ad essere povera. E come dimenticare la corruzione endemica, la globalizzazione che appiattisce valori e culture, lo stato di emergenza nel quale versa la famiglia, l’istituzione che, anche a queste latitudini, soffre le conseguenze più gravi.

In questo contesto, la Conferenza Episcopale ha orientato la celebrazione dell’Anno della Fede privilegiando la formazione e l’approfondimento della fede (bisogna prima evangelizzare quel 55% ritenuto cattolico .. .), le celebrazioni come momenti intensi di incontro con Dio nella comunità e, ultimo ma non meno importante, la solidarietà con i deboli e la crescita nel senso del bene comune.
La questione della famiglia è nell’agenda dei vescovi degli ultimi tre anni e bisognerà a un certo punto essere più espliciti e propositivi nell’affrontare il cancro della corruzione e della disuguaglianza sociale.
La difficoltà della Chiesa in Angola non è l’identificazione dei problemi e delle sfide, bensì il come affrontarli. Non bastano le lettere pastorali e alcune linee guide generali. Inoltre, non si è capaci di attuare quanto programmato e non ci sono sussidi scritti e audio-visuali per sostenere le iniziative. Mancano, infine, metodologie di valutazione e di prosecuzione.

E i Redentoristi? Costituiscono una piccola Vice-Provincia di 25 membri, la cui maggioranza si è formata, con mille difficoltà, dopo l’indipendenza e durante la guerra civile. Oltre alla pastorale ordinaria, nell’anno 2000 i Redentoristi hanno cominciato la predicazione di missioni popolari in parrocchie urbane e della periferia.

Si punta, così, a risvegliare e a consolidare le fondamenta dell’identità cristiana cattolica. Inoltre, si mira alla condivisione della fede in piccole comunità all’interno della parrocchia ed al protagonismo dei laici nell’animazione di queste comunità.
Un po’ come aveva pensato il simposio del1991 . E un po’ come faceva sant’Alfonso con le cappelle serotine. Un contributo, quello redentorista, forse minimo di fronte ai tanti bisogni, ma importante per la nuova evangelizzazione dell’Angola.
(da “In cammino con San Gerardo”, 2013, n. 4, p. 34-35).

P. Joào Pedro Fernandes e la realtà dell’Angola oggi. Il profilo da lui tracciato aiuta ad avere una idea dell’Angola oggi: attualmente P. Joào è Consigliere Generale della Congregazione.