Reilly Thomas Francis redentorista

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Mons. Thomas Francis Reilly, C.Ss.R. 1908-1992 – USA

Mons. Thomas Francis Reilly, C.Ss.R. 1908-1992.

Il redentorista Mons. Thomas Francis Reilly, 1908-1992 – USA, Provincia di Baltimora, Vescovo a San Juan de la Maguana, Repubblica Dominicana.
Il redentorista Mons. Thomas Francis Reilly, 1908-1992 – USA, Provincia di Baltimora, Vescovo a San Juan de la Maguana, Repubblica Dominicana.

Dati Ufficiali

  • Cognome = Reilly
  • Nome = Thomas Francis
  • Nazionalità = USA – (Provincia di Baltimora)
  • Nato = 20-Dic-1908
  • Morto = 21-Lug-1992
  • Professione = 02-Ago-1928
  • Sacerdote = 10-Giu-1933
  • Vescovo = 30-Nov-1956

1. Un redentorista scomodo
Il Vescovo Reilly, campione dei diritti umani, è deceduto il 21 luglio 1992 nella residenza di S. Giovanni Neumann a Saratoga Springs, New York.
Era nato a Boston il 20 dicembre 1908. Ordinato a Esopus nel 1933, fu inviato a Washington, D. C. , per studiare Diritto Canonico nella Università Cattolica d’America.
Successivamente fece parte di un gruppo missionario e contemporaneamente era l’editore del “Perpetual Help Magazine” della Provincia di Baltimora.

Fin dall’inizio, il vescovo Reilly si interessò ai problemi della giustizia e si identificò col movimento operaio e a favore dei diritti conculcati dei lavoratori. Fece ciò molto tempo prima che questa causa divenisse popolare.
Durante la seconda guerra mondiale fu cappellano dell’esercito degli Stati Uniti durante quattro anni: prima in Alaska e, terminata la guerra, in Giappone.
Dopo aver lasciato l’esercito, i superiori provinciali si trovarono di fronte a serie difficoltà nell’assegnargli una se de, giacché la sua fama di “radicale per la giustizia sociale” era ben consolidata. Si decise di inviarlo nella vice provincia di Porto Rico.
Dopo una breve permanenza nell’isola di Porto Rico, divenne il terzo sacerdote inviato nella Repubblica Domenicana presso la parrocchia di S. Juan de la Maguana . Fino allora nella Repubblica Domenicana non vi era che una sola diocesi.

Il 25 settembre 1953, San Juan de la Maguana fu fatta Prelatura Nullius e ne fu nominato Amministratore Apostolico. Il 30 novembre 1954 fu ordinato vescovo.
Il territorio della Prelatura comprendeva tutta la zona sudoccidentale, un quarto del Paese, inclusa la regione più povera di una nazione estremamente povera. Aveva meno di trenta preti quali suoi collaboratori a servizio di una regione con scarsi e difficili vie di comunicazione e con un territorio molto montagnoso .
Per di più, Rafael Leònidas Trujillo Molina era considerato come uno de i più sanguinari e tirannici oppressori del mondo. Era salito al potere nel 1930 trasformandosi in dittatore assoluto di 5.000.000 di esseri umani, assassinando spietatamente e sistematicamente tutti i suoi nemici politici. Tra le tante atrocità, ordinò il massacro di mille coloni Haitiani. In quella occasione ebbe a dichiarare che il fiume che si trova alla frontiera tra Haiti e Santo Domingo: “Oggi porta acqua, domani porterà sangue”! Oggi quel fiume dagli abitanti è chiamato il “Fiume del Massacro”.

2. Un documento eroico di fronte a un dittatore brutale.
Nel 1956, Trujillo fece catturare 26 uomini e donne della parrocchia redentorista di Las Matas de Farfàn, accusati di contrabbando di piccole quantità di rum proveniente da Haiti. Li fece uccidere e i loro corpo furono collocati presso la frontiera dei due Paesi, sinché non furono divorati dagli uccelli e dai cani. Durante un’escursione con un mulo attraverso la montagna, un Redentorista udì raccontare l’accaduto da un povero campesino che concluse con queste parole: “Questo paese è una fattoria e noi non siamo che animali”.

Come reazione a un supposto colpo di Stato nel gennaio 1960, Trujillo fece arrestare e torturare centinaia, forse un migliaio tra uomini e donne, in maggioranza giovani.
A quel tempo gli unici due vescovi non nativi del Paese erano Mons. Panal, un francescano spagnolo, vescovo di La Vega, e Mons. Reilly, redentorista americano. Più liberi del resto dell’episcopato che temevano per le loro famiglie, essi promossero la risposta della Conferenza Episcopale Domenicana.
Secondo il vescovo Connors, “è molto probabile che il principale promotore e forse il principale autore’ della lettera pastorale sui ‘diritti umani, uscita dalla riunione segreta dei vescovi, sia stato il vescovo Reilly”. Alcuni ritengono il documento come la prima “lettera pastorale sui diritti umani” pubblicata da una conferenza episcopale moderna.
Nonostante l’ampia rete di spionaggio di Trujillo, la pastorale venne stampata e distribuita in tutte le parrocchie del Paese, senza che nessuna spia del governo ne venisse al corrente. Questo fece infuriare Trujillo.

3. Reazione alla lettera pastorale
La pubblicazione di questa lettera e le successive manifestazioni di entusiasmo che suscitò in tutte le diocesi, unite all’attenzione destata nella stampa internazionale, costituì l’inizio del declino e della capacità di controllo di Trujillo. Ma provocò anche la persecuzione alla Chiesa durante sedici mesi.
Obiettivi principali di questa persecuzione furono i vescovi Panal e Reilly. Furono nominati sarcasticamente loro successori due ippopotami appena nati nello zoo nazionale. Ogni giorno un programma radiofonico si mise a ridicolizzarli e a denunciarli e i giornali, tra una pagina e l’altra, pubblicavano attacchi feroci. Alcuni preti, tra cui due redentoristi, vennero espulsi.

Nel marzo 1961, folle guidate dall’esercito, furono mandate contro la casa del vescovo Reilly e la casa dei redentoristi in San Juan de la Maguana. Tutti e due gli edifici furono distrutti e ridotti a un cumulo di macerie .
Il vescovo Reilly dovette pensare a proteggersi poiché piovevano pietre dalle finestre. Quando sassi e pietre cominciarono a cadere, uscì accompagnato da un sacerdote spagnolo e da due canadesi, che erano andati a fargli visita, raggiunse immediatamente la strada e si diresse verso la rettoria e il convento per assicurarsi personalmente sulle condizioni dei suoi preti e delle religiose.
Passando per le strade, con i marciapiedi pieni di gente, arrivò alla stazione di polizia dove si trovava il colonnello Alcàntara, soprannominato il “carnefice” per la parte avuta nel massacro di Haiti. Il Vescovo si diresse subito verso lui chiedendogli la ragione per cui non aveva mandato la polizia per proteggerlo. Il sorpreso assassino, prima che gli potesse rispondere, fu repentinamente chiamato al telefono.
Il vescovo, che gli stava dietro, cercava di capire se per caso fosse lo stesso Trujillo a telefonare per conoscere come fossero andate le cose. Sarebbe stato interessante conoscere in che modo Alcàntara poté spiegare il fatto che in quel momento Reilly stava camminando tranquillamente per la strada.
Siccome gli attacchi continuavano, il Vescovo, che era stato accusato dai tribunali di Trujillo di promuovere il terrorismo e di fabbricare bombe in casa sua, pensò che fosse più sicuro trasferire i suoi preti e le religiose dalle parrocchie di campagna alla capitale alloggiandoli nel collegio San Domenico, scuola per bambine.

La marcia di protesta guidata dal Vescovo Reilly.
La marcia di protesta guidata dal Vescovo Reilly.

4. Sequestro e liberazione
Qualche istante prima delle quattro del mattino del 31 maggio 1961, sei ore dopo la improvvisa e ancora non conosciuta morte di Trujillo, soldati arma ti di fucile irruppero nel collegio San Domenico.
Accortisi, preti e suore accorsero all’ingresso e cercarono di sbarrarne l’entrata. I soldati li colpirono e li spinsero dentro, ma non ostante questo le suore cercarono di impedirne il passaggio. I soldati si misero a sparare a terra e sulle pareti per aprirsi il passaggio e così le schegge che volavano in aria colpirono al volto preti e suore.

In un primo momento il vescovo pensò di fuggire attraverso il giardino, però vedendo che gli intrusi erano in divisa militare, pensò trattarsi di arresto legale e che il governo non avrebbe potuto ucciderlo per evitare “un atto di indignazione popolare”. Si fece animo e fu spinto fuori verso un auto e condotto lontano.
Si trovò al centro di detenzione delle forze aeree. Condotto davanti al colonnello della base , il vescovo chiese all’ufficiale cosa stesse accadendo . Il comandante gli ordinò di sedersi e di aspettare. Fu una notte di grande confusione e lo stesso comandante era all’oscuro di quanto stava accadendo.
Il vescovo fu portato nel garage dove segni e disegni sinistri avvertivano quanti entravano in quella zona che “o non aprivano troppo la bocca o sarebbero morti”.

Il presidente Balaguer, che era totalmente all’oscuro degli ordini di arresto, e volendo disfarsi di lui , ordinò che il vescovo fosse cercato e portato alla sua presenza. Uno dei primi ordini emanati dal presidente del governo marionetta del post-Trujillo fu che il vescovo non venisse assassinato e fu probabilmente quest’ordine a salvargli la vita.
Dopo un’ora e mezzo passata nel garage del centro interrogatori della base aerea, il vescovo Reilly fu condotto con un mezzo militare alla sede del Governo.
Si aspettava di dover affrontare un furioso Trujillo e invece si trovò di fronte il Presidente Balaguer, che con gentilezza e cortesia, gli chiese scusa per tutto quanto era successo in quella notte. Il vescovo disse di sperare che Trujillo fosse riuscito a mettersi in salvo, ma qualcuno dei presenti lo interruppe, dicendo che il cadavere era stato appena ritrovato.
Quando, alle sette del mattino, fu rimesso in libertà, tornò al collegio e immediatamente celebrò la messa per il riposo eterno dell’anima di Trujillo.

 (Questa relazione sul sequestro del vescovo Reilly si basa su Note prese da l libro “Trujilio, la muerte del macho cabrio “, di Bernard Diederich).

5. Gli effetti del dopo-Trujillo
Quando, dopo l’assassinio di Trujillo le cose cominciarono finalmente a mettersi bene per il vescovo e i preti, due redentoristi decisero di condurre il vescovo in un ristorante, per una cena rilassante. Era la prima volta, in due mesi, che il vescovo poteva recarsi in qualche luogo. Quando mise piede nel ristorante, tutti i presenti si alzarono e cominciarono ad applaudirlo e ad acclamarlo, e molti si avvicinarono al suo tavolo, per ringraziarlo della coraggiosa lettera, che aveva aperto la via alla libertà a un popolo oppresso , ma in fondo, molto amabile.

Il vescovo Connors pensa che sia esatto affermare che il vescovo Reilly e il presidente Joaquin Balaguer finirono col salvare la vita l’uno all’altro . La notte in cui Trujillo fu ucciso e il vescovo Reilly era sequestrato dai militari, fu Balaguer a salvarlo. Quando i membri che restavano della famiglia Truj illo furono costretti a partire in esilio (19 novembre 1961), Balaguer, che era stato un presidente marionetta negli anni 1960-62, si rifugiò presso l’ambasciata degli Stati Uniti. Però l’ambasciata non era in grado di garantirgli l’incolumità fino all’aeroporto di Santo Domingo, per farlo uscire dal paese e il governo domenicano si rifiutò di farlo.

Ma intervenne il vescovo Reilly, gli fu data questa garanzia e Balaguer poté partire in esilio nel marzo 1962. Con sorpresa di molti, quando in seguito Balaguer perdette le elezioni, ancora una volta intervenne il vescovo perché lasciasse pacificamente il potere e accettasse il verdetto del popolo. I militari cercavano di mantenere Balaguer al potere con la forza, ma questi seguì il consiglio del vescovo e così fu uno dei primi moderni capi di stato di una nazione Latinoamerica na a regime militare che lasciò liberamente il potere in conseguenza di elezioni.
In seguito, Balaguer fu rieletto presidente, carica che tuttora detiene nonostante sia quasi cieco. E uno dei più sorprendenti esempi dellabilità del vescovo Reilly per avere e mantenere amici.

6. Qualità personali

  • Un amore straordinario per i poveri. Quanti lo conobbero sono concordi nell’affermare che il vescovo Reilly ebbe un amore straordinario e fattivo per i poveri. Fu un valido difensore dei diritti umani. Era impossibile fargli una visita nella sua umile casa, senza che la conversazione fosse interrotta più volte da persone in necessità che bussavano alla sua porta chiedendo aiuto. Mai rinviò qualcuno a mani·vuote.
  • Un amore speciale per gli infermi. Se il vescovo non si trovava in casa, o a celebrare la messa nella campagna, o in visita pastorale a qualcuna delle sue parrocchie, si può essere sicuri che lo si trovava nell’ospedale locale in visita agli infermi. Raccoglieva e distribuiva medicine, a volte provvedeva per una clinica privata e la jeep che egli guidava spesso servì da ambulanza.
  • Proprio uno come lui, così preoccupato della salute degli altri, spesso trascurò la sua, caricandosi di lavoro. Un incredibile lavoratore. Era sempre occupato e ciò che lo manteneva occupato era il servizio agli altri. Una sua costante occupazione fu nello scrivere lettere e in altri interventi per aiutare infermi, poveri e oppressi.
  • Un spirito allegro. Furono eccezionali il suo carattere socievole e lo spirito di humour: quando era visitato o visitava, sembrava sempre disposto a uno scoppio di risa e era anche un abile conversatore. Raccontava piccole storielle, cogliendo il lato umoristico delle nostre umane e comuni manie, incluse le sue, e godeva nel raccontare episodi dei grandi redentoristi del passato . Aveva un cuore redentori sta e una devozione alla Madonna tipica di un redentorista.

7. Cristo, come spirito di perdono
L’ultima cosa che si possa imputare al vescovo Reilly è quella di conservare rancore. Più che semplicemente dimenticare quanti con minacce o in altro modo avevano preso parte attiva nella persecuzione alla Chiesa e nel saccheggio della sua casa, ne prese le difese. Quando l’arcivescovo Beras, di Santo Domingo (una volta chiamata Ciudad Trujillo), fu obbligato a ritirarsi in quanto alcuni gli rimproveravano di essere stato troppo legato al regime di Trujillo, il vescovo Reilly ne prese le difese.
Era molto indignato per come l’arcivescovo era stato trattato e inviò una lettera al Papa Paolo VI perché dichiarasse che era stata commessa un’ingiustizia. Il Papa non soltanto non rifiutò l’arcivescovo Beras, ma lo nominò Cardinale. Il vescovo Reilly fu contento della felice soluzione del caso.
Una penna e una voce valide. Nelle sue comunicazioni, frequentemente inviate al governo, includeva critiche acute, esponendo verità e lamentele. In tutto questo mai cedette sui suoi principi. Sempre manifestò chiaramente i suoi principi e la sua fede. Fu un grande prete sotto ogni aspetto; un uomo di servizio e di amore, completamente disinteressato di se stesso.

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8. La rinuncia e la morte

Nel luglio 1977 Paolo VI accolse la sua rinuncia per motivi di salute . Tuttavia continuò nel suo lavoro pastorale in San Juan de Maguana, fino a che nel 1986 non si ritirò alla Mission Church di Boston.
Nell’ultimo anno, a causa della sua disastrata salute, si trasferì nel centro sanitario della Provincia di Baltimora, in Saratoga Springs, New York.

  • Dopo la sua morte, il 21 luglio di questo anno, e prima di trasportare la salma nella Repubblica Dominicana per esservi sepolta, fu celebrato il funerale nella Mission Church di Boston.
  • Il 26 luglio i resti mortali del vescovo Reilly giunsero a Santo Domingo, accompagnati dal vescovo Connors, suo successore, ora vescovo emerito di San Juan de la Maguana.
  • Tutti i membri della Conferenza episcopale, eccetto il Cardinale Lopez Rodriguez, forzatamente assente per una riunione a Roma con il Nunzio, erano presenti in Cattedrale per accogliere la salma del vescovo Reilly. Dopo la cerimonia liturgica, alle quattro pomeridiane, la salma rimase esposta sino alle nove. In queste ore sfilarono davanti a lui migliaia di persone .
  • Il  lunedì, dopo la concelebrazione nella cattedrale primaziale d’America, la salma di Mons. Reilly fu trasportata a San Juan de la Maguana per gli ultimi onori.
  • All’arrivo a San Juan, i resti mortali del vescovo furono accolti sotto “l’Arco di Trionfo” da una grande folla di tutte le classi sociali che accompagnò il corteo sino alla cattedrale.
  • Qui, Mons. José Dolares Grullon Estrela, attuale vescovo della diocesi, accolse la salma e presiedette alla preghiera del popolo .
  • Fino a tarda sera e l’indomani sino al pomeriggio, il popolo continuò la sua veglia di preghiera intanto che migliaia di fedeli sfilavano accanto alla bara.
  • A San Juan de la Maguana, la giunta municipale dichiarava i giorn i 27 e 28 giorni di “lutto municipale” in segno di rispetto per “l’illustre prelato e autentico difensore della democrazia del popolo domenicano”.
  • Dopo la mesa di requiem, alle quattro del pomeriggio, il 28 luglio, il vescovo Reilly fu sepolto per il riposo eterno nella cattedrale di San Giovani Battista. Tra i presenti il Presidente Joaquim Balaguer.

(da CSSR Communicationes, n. 93 ottobre 1992, pp.1-5)

La presenza dei Redentoristi nella Provincia di San Juan
(CSSR Communicationes n.40 del 1895)

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