Rossi Francesco Saverio redentorista

P. Francesco Saverio Rossi (1706-1758) – Italia.

Nell’ambiente saturo di santità, in cui visse S. Alfonso, si distinse il gran servo di Dio il P. Francesco Saverio Rossi, nato a Recale il 7 maggio 1706 da illustre famiglia.
Trascorsi i primi anni nella pietà e negli studi in seno alla famiglia, fu inviato a Napoli, ove compì corsi di più severe discipline con somma lode.
Fatto sacerdote, col proprio danaro aiutò S. Alfonso, cui si era stretto in amicizia, nella fondazione di Villa degli Schiavi.

Mentre serviva, un giorno, la messa al santo Fondatore, rimase talmente commosso dal serafico aspetto del celebrante, che subito abbandonò il mondo e, il 15 febbraio 1734, entrò a far parte della nascente Congregazione Liguorina. Il 21 luglio 1740, vigilia di S. Maria Maddalena penitente, Patrona del nuovo Istituto, emise anch’egli, coi primi compagni di S. Alfonso, il voto di Perseveranza nella Congregazione. Professò il 9 o 10 maggio 1743.
Scopo della sua vita fu di accrescere e dilatare la sua diletta Congregazione acceso di ardente carità per Gesù Cristo e divorato dallo zelo per la salvezza delle anime. Ben lo dimostrò nella operosità da lui dimostrata nella costruzione del Collegio di Ciorani, allorché, mancando i mezzi finanziari per pagare i lavoratori, si faceva egli stesso operaio con trasportare pietre, calce e ogni altro materiale occorrente alla fabbrica, animando gli altri a seguire il suo esempio. Né fu pago se non quando vide completato quel vasto edificio.
Motivo di tanto interessamento per quella costruzione fu, non solo perché i Congregati avessero una stabile dimora, ma perché la casa potesse ospitare Sacerdoti e anche borghesi che volessero ritirarsi a fare in Ciorani i santi spirituali Esercizi. Ripeteva continuamente: « Cento Sacerdoti, se davvero si danno a servire Dio, potranno santificare cento paesi: in essi il popolo rimira la regola del suo vivere cristiano ». Le sue previsioni non andarono deluse. Appena infatti la fabbrica fu compiuta, Sacerdoti e secolari di ogni ceto e condizione affluirono a Ciorani per rivedere nel raccoglimento e aggiustare le partite della loro coscienza sotto la direzione dei nuovi Missionari.

Non solo lavorava in Collegio ma, con indefessa sollecitudine, attendeva ad evangelizzare i popoli più abbandonati di quella zona che circonda Ciorani, sia con Missioni, sia con catechismi ed altre esortazioni.
La consuetudine di sempre pregare, l’esercizio della continua presenza di Dio, le lacrime che versava durante la celebrazione della S. Messa, i frequenti ed alti sospiri che emetteva, davano facilmente a conoscere qual fuoco di carità divina nascondesse nel cuore, e che cercava di comunicare agli altri.
Giunse a tale intimità col Redentore che, assillato da penuria di mezzi, osava picchiare con confidenza al divin Tabernacolo per ottenere soccorsi; e questi gli venivano largiti per mani ignote.

Esimio nella carità verso i poveri, era egli il consolatore di tutti coloro che a lui si rivolgevano nei bisogni del corpo e dello spirito. Ma, pur trattando con tante persone, fu talmente avveduto che il candore della sua purezza giammai patì ombre, sapendolo custodire e difendere coi rigori di aspre penitenze.

Dotato di una indole vivace ed irascibile, sapeva così bene dominarsi da essere ritenuto di naturale tutto dolce e soave; e, quando i moti della sua irascibilità lo sorprendevano, scendeva nella stalla a baciare i piedi di un asino, né si rialzava prima che fosse tornata la calma e la serenità nel suo spirito.
Affabile e gentile con tutti, tacque sempre la nobiltà dei suoi natali, vestì poveramente, si impiegò sempre negli uffici più vili, sopportò con pazienza l’altrui rusticità, e giunse a godere delle ingiurie.

Nell’ansia di completare il Collegio di Ciorani, per il suo costante lavoro contrasse tale una malattia che si ridusse ad essere uno scheletro ambulante, ed egli, sempre lieto, sostenne quel male per ben 14 anni, uniformando la sua alla volontà di Dio.
Il 18 gennaio 1758, il Signore lo chiamò a sé per rimunerarlo delle dure fatiche che egli aveva compiute a gloria di Dio, per la salute delle anime, e per il vantaggio di quella cara Congregazione, che in lui riconoscerà sempre un eroe, un apostolo, un santo.

S. ALFONSO, 1952, pag. 185.

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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

P. Francesco Saverio Rossi, figura eroica di redentorista, pieno di santo zelo che metteva in tutto ciò che faceva, anche nel dominare il suo carattere. Dotato di una indole vivace ed irascibile, sapeva dominarsi a tal punto da essere ritenuto naturalmente dolce e soave; e, quando i moti della sua irascibilità lo sopraffacevano, egli scendeva nella stalla a baciare i piedi di un asino, né si rialzava prima che fosse tornata la calma e la serenità nel suo spirito. (particolare della tela del Burkhardt del 1891 - Raccolta Marrazzo).
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