S. Alfonso. Con i poveri fuori diocesi

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270. S. Alfonso. Con i poveri fuori diocesi .

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

270. S. Alfonso. Con i poveri fuori diocesi .

♦ Monsignore Alfonso non era generoso soltanto con chi era in S. Agata ed Arienzo; ma aveva in mira i poveri di tutta la Diocesi. Tutto quello che gli spettava in Santa Visita di Cattedratico ed ogni altro emolumento come dritto della mensa, tutto lo lasciava in mano dei Vicari Foranei, e voleva che, segretamente, con l’intesa dei Parroci, si fosse somministrato alle famiglie povere.

Nella folla dei tanti memoriali che, per vari motivi, arrivavano dalla Diocesi, se ne ritrovava taluno di qualche povero, soleva dire tutto allegro: “Oh questo sì che mi piace: è memoriale per elemosina!”.

  • Conoscendosi la sua liberalità con i poveri, anche da fuori Diocesi si ricorreva a lui per elemosina. Tante volte, vedendosi stretto e non potendo intervenire, diceva con amarezza di cuore: “La carità deve essere ordinata: se non ho per questi poveri affidatimi in ispecialità da Dio, come posso dilatarmi con altri, se sono nell’impotenza?”
  • Essendo stato richiesto per un’assegnamento mensile dal Parroco di S. Agata per una persona fuori Diocesi, gli scrisse a 3 settembre 1774: “Ben sapete che io son tenuto soccorrere i poveri della mia Diocesi, che si sono tanto avanzati, che non so più fare. Ad ogni modo faccia sentire in mio nome al Canonico D. Gioacchino di Cesare, che gli dia carlini quattro al mese. Io son povero, e non posso allungarmi più di tanto”.
  • Spesso spesso un povero, non diocesano, veniva per la elemosina, e sembrava persona in qualche modo civile. Per ordinario gli faceva dare dal Fratello Francescantonio dieci o quindici carlini. Una volta, tra le altre, questo povero strepitava col Fratello che non erano sufficienti al proprio bisogno. Uscendo di stanza Monsignore e sentendo la pretesa, gli disse: “Figlio mio, io vivo accerchiato da poveri, e non so più che vendermi; contentatevi ora di questo, che appresso Iddio provvederà.” E quello, dichiarandosi mal soddisfatto, partì borbottando. Compatendo Monsignore la di lui miseria, fattolo richiamare, gli fece dare venti carlini.

♦ Anche i Pellegrini non si partivano scontenti; maggiormente se erano petulanti.

  • Una sera di sabato, ritirandosi Alfonso dopo aver predicato nella Cattedrale, incontrò un Pellegrino, che si spacciava nobile e convertito di fresco alla Fede. Disse al Segretario di dargli due carlini, ma quello li rifiutò, strepitando non poter vivere. Monsignore, sentendo da dentro la stanza gli schiamazzi, disse: “Quietatelo e dategli qualche altra cosa”. Ed essendogli dato un pezzo di ventiquattro grana, anziché prenderlo, maggiormente schiamazzava. Vedendo Alfonso che non la finiva, disse: “Dategli ciò che vuole e quietatelo!”. E difatti gli fece dare quattro carlini.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 66)  Leggi tutto nell’originale.

Nella folla dei tanti memoriali che, per vari motivi, arrivavano dalla Diocesi, se ne ritrovava taluno di qualche povero, soleva dire tutto allegro: “Oh questo sì che mi piace: è memoriale per elemosina!”.