S. Alfonso. I benefici vanno ai meritevoli, non agli oziosi

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179. S. Alfonso. I benefici vanno ai meritevoli, non agli oziosi.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

179. S. Alfonso. I benefici vanno ai meritevoli, non agli oziosi.

♦ Altro malcontento vi fu in S. Agata. Non vedendosi soddisfatta una persona nei suoi ingiusti desideri, ricorse al Re, caricando Monsignore Alfonso di mille falsità. Tra l’altro affermava che disprezzando la Cattedrale, si tratteneva in Arienzo e con magnifica ingiustizia, nelle provviste dei benefici, posponeva i Cittadini di S. Agata, conferendoli ai Diocesani.

♦ Volendo il Re che il vescovo in questo si discaricasse, Alfonso presentò una dichiarazione di Papa Benedetto XIV, secondo la quale standosi in Diocesi, si intendeva stare nella Cattedrale; e poi che egli in Arienzo non si tratteneva per piacere, ma per pura necessità, ritrovandosi confinato in letto e storpio al punto che non era più un uomo: maggiormente che aveva contratto un tanto male in S. Agata, perché in clima umido e freddo.

♦ Quindi si scagionò per la provvista dei benefici, facendo riferimento al Dispaccio di D. Michele Nuzzi, che, come Sindaco, ne portava l’impegno. Alfonso con un sorriso disse: “Dunque l’Arcipretura di Frasso, che rende settecento ducati, e così quella di Durazzano, e di Real Valle, di necessità, siano meritevoli o no, io debbo darla ai paesani e non ad altro Diocesano, ancorché di maggior merito”. Quindi rappresentò al Re, che sua consolazione sarebbe, se, vacando un beneficio, ritrovasse sempre in S. Agata soggetti degni per l’impiego, ma non trovandoli, doveva di necessità far capo tra i Diocesani.

♦ Similmente continuava che in S. Agata l’istituzione dei Benefici non era ristretta ai soli Cittadini, e che il Vescovo, in coscienza, era tenuto provvederli ai più utili per la Chiesa, non già fuori Diocesi, come potrebbe farlo, e ve n’erano anche gli esempi nella medesima S. Agata. Oltre di ciò fece presente al Re, che facendo la Cattedrale un gregge con tutta la Diocesi, il Vescovo, nelle vacanze dei Benefici, è in obbligo aver presente tutti i soggetti, e scegliere i più meritevoli.

Alfonso rappresentò soprattutto che nel Vescovo è necessaria una tal libertà, non solo per il maggior bene della Cattedrale, ma benanche di tutta la Diocesi: “Così si suscita emulazione tra tutti, si studia con impegno, ed ognuno si rende atto per servire la Chiesa, e così giovare al popolo. Invece, non avendo che sperare i Diocesani, e sicuri i Santagatesi, che i Canonicati sono per essi, così gli uni, come gli altri, per opposti riflessi, si vedrebbero marcire nell’ozio, con evidente pregiudizio del popolo, della Chiesa, e dello Stato.

Riflessioni così savie fecero restare soddisfatta la mente del Re. Il Marchese di Marco, oltre un Dispaccio onorifico per Alfonso, encomiando condotta così savia, anche con sua lettera di confidenza, gli scrisse che nelle provviste dei benefici si fosse servito con libertà, come avrebbe stimato innanzi a Dio.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 46)  Leggi tutto nell’originale.

Il Vescovo, nelle vacazioni dei Benefici, è in obbligo di aver presente tutti i soggetti, e scegliere i più meritevoli: “Così si suscita emulazione tra tutti, si studia con impegno, ed ognuno si rende atto per servire la Chiesa e così giovare al popolo”.