S. Alfonso. I furbetti della carità

GiubileoAlfo2

271. S. Alfonso. I furbetti della carità.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

271. S. Alfonso. I furbetti della carità.

♦ Con Alfonso se il povero era affamato veniva sollevato, se nudo si vedeva ricoperto. Non sopportava il suo cuore di vedere un pezzente cencioso e privo del necessario. Oltre delle provvidenze secrete, ogni anno procurava quantità di tela e varie robe di lana e tutti in proporzione venivano provveduti.

  • Anche i meno poveri, che non erano in tanta necessità, vedendolo così liberale, facevano capo a lui. Dicevano taluni: “Non ce la vogliamo perdere… Non vogliamo essere rinunciatari; e così si portavano tutti a Palazzo, chi per un pretesto e chi per un altro.
  • Essendosi presentata una donna del casale di Cave, tenimento di Arienzo, ove per l’inclemenza del clima, uomini e donne sono quasi tutti bozzolosi nella gola, ed avendo seco una figlia nubile anche bozzoluta, disse che avendola trovata a maritare, non sapeva come provvederla di un tonnino. Non capiva Monsignore cosa fosse il tonnino. La donna, interrogata dal Segretario, spiegò che era un filo di globetti di oro per ornamento della gola. Il Segretario, prorompendo in risa, disse a Monsignore: “Per ornare quella bozza non bastano tutti i tonnini degli orefici”. Anche Monsignore diede in riso; ma, dando luogo alla compassione, volle se le dessero dieci carlini; e non finendo quella di bissare, le fece dare altri quattro carlini.
  • Più furba fu una storpia, anche meno bisognosa. Fattasi portare da Monsignore, espose che non aveva né letto, né camicia. Avendo Alfonso una quantità di tela, le somministò quanto desiderava. Calata da Palazzo, vendette la tela, e si gloriavasi di aver strappato anch’essa la sua porzione.

♥ Sapendosi questi furti, non mancò più d’uno, e specialmente il Decano Daddio di avvertire Alfonso, che spesso veniva ingannato. Disse Monsignore: “Questo non fa male, meglio dare il soverchio ed esser ingannato, che dare il manchevole ed esser da Cristo rimproverato!”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 66)  Leggi tutto nell’originale.

Avvertire Alfonso, che spesso veniva ingannato, disse: “Questo non fa male, meglio dare il soverchio ed esser ingannato, che dare il manchevole ed esser da Cristo rimproverato!”.