S. Alfonso pittore

12. S. Alfonso pittore

Un Santo dalla personalità poliedrica [i titoletti sono redazionali]
S. Alfonso pittore, poeta e musicista. Sono aspetti un po’ inediti perché S. Alfonso è più conosciuto per certi aspetti, per esempio se parliamo di morale, oppure come scrittore di spiritualità, di pietà, di opere che ancora oggi si continuano a ristampare. Nella comunità in cui vivo c’è un sacerdote, un po’ anziano, ma anche un po’ malandato fisicamente dopo una grave caduta, che non può leggere. Proprio oggi, però, ha ricevuto una lettera di monsignor Plinio Pascoli, che scrive: «Sto rileggendo e meditando le opere ascetiche di S. Alfonso cose meravigliose. Sono una miniera inesauribile, presentata con tanta semplicità. Si sente l’anima di un vero innamorato di Dio».
S. Alfonso, dunque, dal punto di vista della morale, della spiritualità ancora oggi è vivo, ancora oggi migliaia e migliaia di fedeli si servono dei suoi studi di morale, anche se adesso sono stati superati. Però è stato lui che ha dato quella spinta di rinnovamento. Ci si serve dei suoi libri per pregare, per mettersi davanti al Signore, davanti alla sua Madre SS., anche nei vari momenti dell’anno liturgico, e vivere intensamente con l’aiuto di S. Alfonso, la propria vita spirituale.

Si conosce anche S. Alfonso come missionario, come fondatore di un Istituto, ma è quasi sconosciuto come poeta, come musicista e come pittore. E allora io ho deciso, con l’aiuto e i suggerimenti di un mio confratello, di scrivere addirittura un libro su questi suoi aspetti meno noti. Nel periodo di Natale, fino a qualche anno fa, mi è capitato di vedere presentato sui programmi di concerti natalizi, il canto «Tu scendi dalle stelle» come: «di Anonimo». Questi aspetti nuovi della vita di S. Alfonso rivelano come il Santo, prima di essere santo, è un uomo completo.
Sì, possedeva davvero una personalità ricchissima e penso che pochi nella storia dell’umanità abbiano non solo vissuto, ma anche espresso per gli altri questa sua pienezza interiore: cultura, scienza, scienza religiosa, scienza profana, lettere; parlava il greco, il latino, il francese, lo spagnolo. Egli si è servito di tutte queste sue possibilità e di tutte queste sue capacità per arrivare alla gente, per arrivare poi dove in altri modi, sarebbe stato impossibile arrivare.

L’influsso del papà e degli amici pittori
Prima di iniziare a parlare di lui come pittore, vorrei fare una piccola introduzione: il valore della presenza dei genitori. Forse oggi è di questo che noi abbiamo ancora tanto bisogno, che i genitori si sentano veramente investiti della loro missione.
S. Alfonso ha potuto apprendere a fare il pittore, il musicista, il poeta, a fare teatro, a suonare il clavicembalo, perché in casa lui aveva, viveva, attraverso i suoi genitori tutte queste realtà.
Parlando di S. Alfonso Pittore non possiamo fare a meno di non ricordare che il padre, Giuseppe de Liguori, era appassionato della pittura e non solo gli piaceva tenere appesi in casa quadri di valore, quadri piacevoli anche a vedersi, ma addirittura si era iscritto a frequentare un corso di pittura. Tanto è vero che uno scrittore napoletano, un certo De Dominicis, scrive di lui: «Si applicò anch’egli con gran genio al disegno. E volle per maestro Francesco Solimena, sotto la cui direzione fece qualche cosa. Ma, lasciando poi di colorire ad olio, si volse a colorire in miniature e in tal modo ha fatto moltissime cose con sua lode».
Ecco, il padre di S. Alfonso, innamorato di pittura, si mette sotto un maestro straordinario, come è Solimena, che la Storia dell’Arte ci ricorda come un grande pittore del Settecento, e il figlio ha preso proprio dalla famiglia questo suo amore, questo suo desiderio. Anch’egli dunque si mette volentieri alla scuola dello stesso Solimena, frequentando nel frattempo altri giovani amanti della pittura e delle belle arti come lui, e stringendo amicizia con i migliori.

Il valore delle immagini
A Paolo Di Maio e Francesco De Mura Alfonso resterà legato non solo per la profonda amicizia, ma addirittura per la profonda collaborazione.
S. Alfonso si farà aiutare da loro, chiederà a loro il modo migliore per raggiungere i suoi scopi quando, iniziando la vita sacerdotale, la vita missionaria, mise in atto le sue aspirazioni. S. Alfonso vede infatti una funzione particolare nell’immagine. Perché S. Alfonso, a un certo momento della sua vita, non dipingeva per sé. Ci sono certamente un paio di quadri, un paio di opere che probabilmente, e sono le prime due, quando era ancora giovane cavaliere, non era ancora sacerdote, che lui dipinse per sé, per la sua devozione personale. Dopo però, S. Alfonso pensò all’azione che poteva svolgere attraverso le immagini.
Egli capì la potenza suggestiva delle immagini, come del resto poi capirà anche la potenza suggestiva della poesia e della musica. Attraverso l’immagine, era possibile parlare ai propri fedeli, che magari non erano in grado di leggere, di studiare un libro.

Quindi S. Alfonso arriva alla gente attraverso le immagini. L’immagine per lui deve servire a richiamare l’attenzione, a muovere gli animi ad amare. E questo lo esprime anche in una lettera che scrive a uno dei suoi due amici, che ho ricordato precedentemente, precisamente a Paolo De Maio.
Alfonso gli aveva commissionato una grande tela e siccome il pittore ‑ come del resto un po’ tutti gli artisti si fanno un po’ desiderare nel consegnare le loro opere ‑ tardava a presentare questa opera, S. Alfonso gli scriveva continuamente, e una delle ultime lettere contiene questo pensiero: «Caro mio don Paolo, voi dite che amate assaila Madonna, lo credo. Ma vorrei che questo amore lo faceste trasfondere anche negli altri. E però finite presto il quadro che così Maria sarà amata anche dagli altri».
Ecco lo scopo che si prefiggeva S. Alfonso: portare coloro che guardavano, che ammiravano le sue opere, ad emozionarsi, a commuoversi, ad arrivare all’amore verso Dio. E i soggetti delle sue tele sono naturalmente tutti soggetti religiosi, con immagini di Gesù Crocifisso, di Gesù Bambino, della Madonna. E poi altre immagini che lui usava mettere davanti ai libri come antiporta, quasi come una prima presentazione dell’opera che lui offriva ai suoi lettori.

Il Crocifisso
La più celebre delle immagini di S. Alfonso, anche dal punto di vista artistico, è sicuramente un Crocifisso. E un crocifisso che tocca il cuore, la mente, perché è una visione veramente drammatica della morte di Cristo che appare sprofondato nella sua morte di amore. È sprofondato nella morte ma si vede che è una morte che lui ha accettato volentieri. Si vede che è un momento della morte che lui sta superando: è quasi già un cammino da Resurrezione.
Questa immagine richiama una espressione del Santo veramente emozionante per coloro che vi si sanno fermare davanti e sanno leggere le parole alfonsiane: «Anima mia, alza gli occhi e guarda quell’uomo crocifisso. Guarda l’Agnello divino già sacrificato su quell’altare di pena. Pensa che egli è il Figlio diletto dell’Eterno Padre e pensa che è morto per l’amore che ci ha portato. Vedi come tiene le braccia: sono stese per abbracciarti; il capo chino per darti il bacio di pace; il costato aperto per riceverti nel suo cuore. Che dici? Merita di essere amato un Dio così amoroso?».

A questa domanda e davanti a questa immagine non bisogna solo rispondere sì, ma anche piegarsi in adorazione. S. Alfonso fece riprodurre il crocifisso in tantissime immaginette che poi regalava ai fedeli. Qualche volta lo faceva anche dipingere in quadri abbastanza grandi sia per le comunità dei Redentoristi e sia anche per i missionari che durante la predicazione lo mostravano agli ascoltatori. Anzi, tra gli ascoltatori di Radio Maria sicuramente c’è qualcuno che possiede il libretto della Via Crucis. La copertina di questo libretto riporta appunto non il Crocifisso di S. Alfonso, ma una delle tante riproduzioni che si trovano nelle comunità redentoriste ancora oggi.

Le altre opere pittoriche
Un’altra immagine molto interessante, risale anch’essa al 1719, cioè quando S. Alfonso giovane e ricco, benestante avvocato, ancora non era sacerdote. Si tratta di un ovale con l’immagine della Madonna, anch’essa dolcissima. Intorno al suo capo ci sono le solite dodici stelle dell’Apocalisse. Ma è proprio il volto della Madonna che ha un atteggiamento di tenerezza tale, che fermandosi a guardare, uno si sente trasportare verso di lei, nel silenzio, nella riflessione, e alla preghiera. Questa immagine è stata riportata nelle Glorie di Maria e anche nel libretto delle Massime Eterne.

Un’altra immagine molto celebre, anche per noi Redentoristi, ma soprattutto per il suo significato, è la così detta Divina Pastora. Rappresenta una donna, una bella signora seduta col cappello in testa, il bambino sulle braccia attorniata da pecorelle alle quali distribuisce delle rose. Il significato, anche qui, è molto chiaro: le pecorelle sono i cristiani, fedeli di Maria, e le rose che lei fa scendere su di loro, sono le grazie, le benevolenze, le benedizioni che lei dona a tutti coloro che si rivolgono a lei.

Un altro dipinto, molto bello e significativo perché piuttosto insolito èla Madonnadello Spirito Santo. Questa Madonna è stata disegnata da Alfonso, ma dipinta dal suo amico De Mura. Anche qui c’èla Madonnache tiene le braccia aperte, lo sguardo rivolto verso la sua sinistra, dove non incluso nel quadro si intuisce ci sia l’angelo che annuncia. Mala cosa straordinaria è appunto che per la prima volta si veda un quadro in cui c’èla Madonnache riceve l’annuncio dell’Angelo e lo Spirito Santo sul suo petto.

Abbiamo parlato di pittura, però S. Alfonso ha disegnato anche molto, perché per le sue opere, era solito apporre come antiporta una immagine che visualizzasse l’argomento trattato. Egli stesso preparava questi disegni oppure li suggeriva agli incisori che poi li riportavano su rame per la stampa. Nella precedente edizione delle Visite al SS. e a Maria SS. si trova l’immagine che S. Alfonso aveva premesso davanti a questo libretto così conosciuto dai cristiani in modo particolare. È diviso in due parti: nella parte superiore l’ostensorio in gloria, attorniato da nimbi e da angeli in adorazione; dall’ostensorio si vedono partire poi delle frecce d’amore che arrivano nella parte bassa, dove ci sono dei monti e le tre croci che ricordano il Calvario ‑ quindi anche qui un insegnamento molto ricco ‑ e cuori trafitti dalle frecce di amore che partono dall’ostensorio. Anche qui, dunque, una visione completa: l’amore di Cristo espresso nella sua passione, indicata dalle Croci, continua a rivelarsi all’umanità attraverso l’Eucaristia la quale non è altro che un richiamo per gli uomini alla sua presenza. Cristo dice: venite a me, io vi darò riposo, io vi darò ristoro. 

Nel 1745 pubblicò anche un libro intitolato Riflessioni utili ai Vescovi per la pratica di ben governare le loro Chiese. Anche qui l’immagine utilizzata è molto significativa: dato che i Vescovi sono i pastori, quindi i successori degli apostoli, da una parte, a sinistra, c’è un pastore, seguito da un gregge che cammina faticosamente verso l’alto, verso la croce, dietro la quale c’è la luce di Dio. Purtroppo, dall’altra parte, si vede un altro pastore, e sottolineo purtroppo, perché è seguito anche lui da pecore. Ciò vuol dire che se c’è un pastore buono che porta i fedeli alla salvezza, li porta alla pienezza della Redenzione operata da Cristo, dall’altra parte ci sono anche dei pastori che invece di portarli alla salvezza li portano alla rovina. Questo scendere verso il precipizio richiama dunque molto la responsabilità dei nostri vescovi, ma anche la responsabilità dei semplici fedeli.

L’immagine successiva di cui vorrei parlare è quel la proposta come apertura al libro delle Glorie di Maria. Ho già ricordato che nelle Glorie di Maria troviamo quell’ovale di cui avevo parlato all’inizio: la Madonna con le dodici stelle come nel quadro ad olio. Lui però, originariamente, aveva messo un’incisione che ripete un po’ la fattura, la presentazione di Maria che aveva già utilizzato lì. E sotto questa immagine della Madonna che guarda i fedeli con gli occhi rivolti verso il basso, c’è scritto « Spes nostra, salve».

S. Alfonso stampò il libretto della Novena di Natale la prima volta nel 1758. Questo libretto è aperto da un disegno che presenta Gesù Bambino in atto di pescare i cuori umani. Sotto di essa due versetti a rima baciata: «Dunque il desio dei cuori, o mio Signore // Bambin ti fece e pescator d’amore». Forse è l’incisione più ricca di particolari coreografici, anche perché qui l’Alfonso napoletano presenta Gesù Bambino che pesca cuori in un mare, un mare molto aperto, una barca e un golfo. Il riferimento a Napoli è chiarissimo. 

Altre immagini riguardano la dignità del sacerdote che scaccia il demonio, quindi sacerdote esorcista. E poi un’immagine veramente tragica. Un libro conosciutissimo di S. Alfonso de Liguori, e ancora molto richiesto, è l’Apparecchio alla morte. Lo stampò nel 1758, però nell’edizione del 1762 lo presentò con un’incisione che, come ho detto, è veramente drammatica e carica di sentimenti contrastanti.
È un’incisione composta da due parti: nella parte bassa c’è il cadavere di una persona appena morta con i capelli dritti; in quella superiore un moribondo attorniato da un prete, un angelo e un demonio. Da lui, cioè dal moribondo, ognuno dei tre brama ardentemente l’unica cosa che gli resta da dare in quel momento: momentum a quo pendet aeternitas! come ha scritto S. Alfonso sotto questa immagine, e cioè l’anima. Davanti al letto, in terra, una clessidra ormai inutile.
In alto, a sinistra sulla finestra, anche qui un’immagine da vero napoletano, un macabro uccello che aggiunge tristezza e malinconia al dramma che si va consumando. Non dimentichiamo, però, che se S. Alfonso presenta una scena così forte e così drammatica subito dopo richiama il cristiano a non avere paura di niente nel momento della morte. Nel momento della morte Alfonso un giorno dice che lui avrebbe voluto vicinala Madre sua. E ciò che lui augura a tutti i suoi lettori. 

da Roma 29 febbraio 1996
P. Ezio Marcelli 
P. Ezio Marcelli, Redentorista, è stato professore di religione nelle Scuole Statali. Studioso di S. Alfonso, ha pubblicato il saggio Un umanista del Settecento italiano, , Bettinelli, Verona 1992; scritto con i suggerimenti e la consulenza di padre Santino Raponi. – Ha curato l’edizione popolare delle Visite e di altre opere di S. Alfonso.

Opere di S. Alfonso pittore
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