S. Alfonso. Solidarietà misericordiosa verso i Gesuiti. 1765

GiubileoAlfo2

76. S. Alfonso. Solidarietà misericordiosa verso i Gesuiti. 1765. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

76. S. Alfonso. Solidarietà misericordiosa verso i Gesuiti. 1765.

In questo tempo [1765] quello che conturbava non poco e metteva alle strette il cuore di Alfonso, era la tempesta che, per ogni dove dell’Europa, si vedeva mossa a danno dei Gesuiti. Preludi di questi travagli, che tempo innanzi di erano avvertiti, avevano posto alle strette il di lui spirito. Scriveva al Provinciale de Matteis:

  • “Le notizie circa la Compagnia non l’ho ricevute ancora. Io per queste notizie ne sto ansioso quasi più che se fossero della nostra minima Congregazione, trattandosi di una Religione, che ha santificato, per così dire, tutto il Mondo e seguita tuttavia a santificarlo”.
  • Avanzate le calunnie e vedendoli sopraffatti ed in procinto di esser soppressi, ne moriva di dolore. Egli diceva: “La Chiesa è chiamata vigna da Gesù Cristo; se manca chi la coltivi e zappi, produce triboli e spine, e tra queste vi allignano i serpenti contro la Religione e lo Stato. Se mancano questi, siamo rovinati”.
  • Felice stimava quella Città ove si avesse un Collegio della Compagnia. Soleva dire: “I Gesuiti, oltre le Missioni, che non sono di poco profitto, buttano la semenza della pietà nelle scuole, e ne fanno i vivai, che trapiantati nelle tante Congregazioni, che hanno di ogni ceto, santificano le Città, e le Popolazioni”.
  • Un giorno disse: “I Giansenisti e tutti i Novatori li vogliono tolti dal mondo, per togliere un baluardo alla Chiesa. Mancando i Gesuiti, non si ritrova tanto facilmente chi si oppone ai loro errori. I Gesuiti hanno franco la penna, e la Compagnia si fa gloria di combattere tali nemici”.
  • Affliggevasi maggiormente, che ingannati i Regnanti dai falsi rapporti dei miscredenti, ma creduti zelanti Cattolici, anch’essi li guardavano di mal’occhio. Diceva Alfonso: “La Religione, e lo Stato, si danno scambievolmente la mano, ove questa vacilla, anche lo Stato tracolla, e va in rovina”.

Avendo promulgato Papa Clemente XIII una Bolla, con cui di nuovo confermava l’Istituto e la Compagnia, Alfonso ne fu così sovrappieno di consolazione, che con sua lettera ringraziò il Pontefice di tanta beneficenza; ed è questa, che sussegue:

Santissimo Padre.

♦ “La Bolla, che Vostra Santità ultimamente ha data fuori in lode e conferma della Venerabile Compagnia di Gesù, ha rallegrato tutti i buoni, e specialmente me miserabile, che tanto la stimo, vedendo il gran profitto, che fanno questi Santi Religiosi in tutti i luoghi dove sono e col loro esempio, e colle fatiche incessanti che impiegano nelle scuole, nelle Chiese e negli Oratori di tante Congregazioni che dirigono. E così con le Confessioni e prediche, con gli Esercizi spirituali che danno in tante Chiese, e Monasteri di Vergini; con affaticarsi anche nelle carceri e galere; ed io ne sono testimonio per quello, che ho veduto dimorando nella Città di Napoli.

♦ Il Signore in questi ultimi tempi ha voluto provarli con diverse contraddizioni e traversie; ma Vostra Santità, che è il Capo della Chiesa ed è il Padre comune dei Fedeli, li ha consolati, consolando ancora tutti noi suoi figli, in aver manifestato da per tutto, con la sua Santa Bolla, i pregi ed i meriti della loro Compagnia.

Così ha chiuse le bocche a malevoli che han cercato discreditare non solamente i loro portamenti, ma anche il loro Istituto. Pertanto noi altri, che ci ritroviamo al governo delle nostre Pecorelle, che ricevono tanto utile dalle fatiche di questi buoni Religiosi, e singolarmente io, che sono il minimo dei Vescovi, ne rendiamo umilissime grazie alla Santità Sua, supplicandola istantemente a proteggere questa santa Religione, che ha onorato la Chiesa di tanti Operai, che sono anche morti per la Fede, e che per tutto il Mondo finora hanno dato tanto frutto di anime presso molti Regni, non solo dei Cattolici, ma anche degli Infedeli e degli Eretici. Ma maggiormente lo darà in avvenire, come dobbiamo sperare alla Divina Bontà, che humiliat, sublevat.

Prostrato intanto a suoi piedi umilmente li bacio e le cerco la S. Benedizione. (1765, 12 giugno).

  • La risposta compiaciuta del Papa verrà data da Castel Gandolfo il 19 Giugno 1765. Successivamente i Gesuiti furono soppressi da papa Clemente XIV col breve Dominus ac Redemptor il 21 luglio 1773.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 25)  Leggi tutto nell’originale.

A Papa Clemente XIII – “La Bolla, che Vostra Santità ultimamente ha data fuori in lode e conferma della Venerabile Compagnia di Gesù, ha rallegrato tutti i buoni, e specialmente me miserabile, che tanto la stimo, vedendo il gran profitto, che fanno questi Santi Religiosi in tutti i luoghi dove sono e col loro esempio, e con le fatiche incessanti che impiegano nelle scuole, nelle Chiese e negli Oratori di tante Congregazioni che dirigono”.