San Gerardo Majella redentorista

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16 ottobre – San Gerardo Majella, redentorista.

Gerardo Maiella nacque a Muro, sede vescovile del Regno di Napoli, il 6 aprile 1726. Prescelto presto dalla grazia, conservò per tutta la vita l’innocenza del battesimo, e passò i primi anni nelle pratiche della pietà e dell’ubbidienza ai genitori.
Fin dall’età di sette anni aveva un ardente desiderio di unirsi a Gesù Cristo ed un giorno si avvicinò all’altare per ricevere la santa ostia. Fu respinto a causa dell’età, ma Gesù lo consolò. La notte seguente ricevé la comunione da san Michele. Questa grazia straordinaria fu l’origine della grande devozione che il servo di Dio ebbe per tutta la vita per il santo Arcangelo.

Crescendo in età, Gerardo apprese il mestiere di sarto e si mise con entusiasmo al lavoro, non tanto per guadagnare per la sua sussistenza ma per avere di che soccorrere i poveri e far celebrare messe in favore delle anime del purgatorio verso cui era molto devoto.
Sapendo che un certo personaggio era irascibile e maltrattava sempre i suoi dipendenti, si mise al suo servizio per avere l’opportunità di soffrire, e rimase tre anni, cioè fino alla morte di questo uomo che non gli risparmiava né rimproveri né duri trattamenti.

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Gerardo allora volle lasciare il mondo, e, senza lasciarsi vincere dalla tenerezza della madre e delle sorelle, entrò nella Congregazione del Santissimo Redentore. Era il 1749, l’anno stesso in cui S. Alfonso otteneva da Roma l’approvazione della Regola e dell’Istituto.
Diventato religioso, il servo di Dio cominciò una vita ancora più perfetta, e si mise a praticare tutte le virtù, specialmente l’umiltà, l’ubbidienza e la carità fraterna. Appena aveva finito il suo compito, si affrettava ad aiutare gli altri fratelli, ed aveva abitudine di dire: a me il carico ed il lavoro, tocca a me che sono il più giovane.

La morte di San Gerardo in una delle vetrate del suo santuario a Materdomini (Raccolta Marrazzo).

Dopo aver trascorso il giorno negli esercizi prescritti dalla Regola ed a servire la comunità, restava buona parte della notte in presenza del Santissimo Sacramento.
Il suo raccoglimento era profondo, le giaculatorie frequenti ed ardenti, le penitenze di un rigore straordinario, e la umiltà così grande che si stimava indegno di apparire davanti a Dio nell’orazione. Aveva un ardente desiderio di soffrire per Gesù Cristo ed il nostro divino Redentore degnò farlo partecipe ai dolori della sua Passione in tutti i venerdì.
Il sabato e le vigilie della festa della Madonna, digiunava a pane ed acqua, e si disciplinava fino al sangue.
Celebrava le novene di questa buona Madre con il digiuno, e trascorreva la notte che precedeva le sue feste in chiesa. Perciò il servo di Maria ricevette in cambio i favori più singolari.

Gerardo pensava ad amare il suo Dio ed a farlo amare dagli altri, e Dio amava arricchirlo di grazie straordinarie. Gli diede l’intelligenza dei misteri, lo spirito di profezia, la penetrazione dei cuori, il dominio sui demoni, la grazia di convertire i peccatori più induriti, di guidare le anime alla perfezione, ed infine di compiere miracoli in gran numero che a buon diritto gli è conferito il titolo di taumaturgo.

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Gerardo aveva spesso predetto che sarebbe morto di tisi durante l’anno 1755, come aveva chiesto al Signore. Infatti nel mese di luglio cadde gravemente ammalato e, non contento per avere sofferto troppo poco, ripeteva di continuo: “Mio Dio, soffro di soffrire troppo poco. Non morire per soffrire ancora, oh mio Gesù”.
Il Signore si degnò, negli ultimi giorni, di fargli gustare l’amarezza delle sue pene interiori e della sua agonia sulla Croce.
La vigilia del 16 ottobre, disse all’infermiere: “Oggi si celebra la festa di Santa Teresa; è dunque un giorno di ricreazione per la Comunità; domani sarà ancora ricreazione”. – “Perché?” – “Perché questa notte morirò“.
Egli faceva allusione al devoto uso introdotto da S. Alfonso il quale desiderava che il giorno della morte di uno dei suoi figli fosse per i confratelli un giorno di festa, perché – affermava – coloro che persevereranno fino alla morte nella Congregazione saranno salvi.
La sera del 15 ottobre 1755 un po’ prima mezzanotte, dolcemente, Gerardo rese la sua anima a Dio.

La morte di San Gerardo nella tela di Sorrentino esposta nel Museo Gerardino (Raccolta Marrazzo).

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