Scala e Casa Anastasio

  SCALA INCONTRA
S. ALFONSO MARIA DE LIGUORI

Casa Anastasio
Cenacolo di nuovi Apostoli

Questa sera l’incontro-dibattito sulla presenza e l’apostolato a Scala di S. Alfonso e dei primi Redentoristi (1732-1738). – La serata fa parte dell’annuale appuntamento “Scala incontra New York”.

Scala incontra New York“, l’annuale appuntamento di agosto/settembre, sta concludendo il suo decimo anniversario dell’attentato alle Twin Towers.Forse sarà l’ultimo della serie, in attesa che si pensi a qualcosa di alternativo sempre
promosso dall’Associazione “Scala nel mondo”.
Ogni anno, un ricco contenuto di iniziative ha rinsaldato i legami dello speciale gemellaggio umano e culturale che lega il piccolo e storico centro della constiera amalfitana con la grande metropoli del mondo che continua ad affascinare il mondo intero.

Scala-New York: nel decimo anniversario dell’11 settembre.

Nell’itinerario di quest’anno è stato inserito un incontro con S. Alfonso che ha fondato l’Istituto redentorista proprio a Scala nel 1732 e da qui ha mosso i primi passi per diffondersi nel mondo.
Casa Anastasio” è stata la dimora dove per circa cinque anni ha dimorato la Comunità redentorista, testimoniando una vita povera e una vivace attività pastorale, ma che tuttavia non l’hanno messo al riparo da invidie e interessi del clero locale del tempo. 

Il programma dell'incontro su Casa Anastasio.

Casa Anastasio
Al settembre-ottobre 1733 risale il trasferimento della comunità redentorista dall’Ospizio a casa Anastasio (Scala), dove i congregati rimangono fino all’agosto 1738.
Tannoia così la descrive:
“Tra questo tempo, passò Alfonso ad abitare coi Compagni in una casa detta di Anastasio, ma disadatta non meno della prima. Consisteva questa in quattro picciole stanze, ma così scomode, che restringer si dovevano i letti fino a quat-tro per ogni stanza: se non si vuol dire, che formavasi della stanza un solo letto per tutti […].
La povertà regnava da per tutto e nella Casa e nella Chiesa. Non avendosi un tabernacolo per riporvi il Divin Sacramento, lo ripose Alfonso in una scatola, che resa abbellita con fettucce e pannicelli di seta”

Rey Mermet  ne “Il Santo del secolo dei Lumi“, p.371) offre alcuni particolari:
Casa Anastasio, qui all’inizio di settembre 1733 è emigrata la giovane compagnia [fondata da S. Alfonso].
Una costruzione isolata, alla sommità di una vigna, dominante la cattedrale e vicina al giardino del monastero, dietro la quale si arrampicava un castagneto, appartenente alla famiglia Amendola. Trent’anni dopo nel 1776 passerà alla famiglia Anastasio, prendendo il nome con il quale sarà conosciuta dal Tannoia e viene indicata ancora oggi: Casa Anastasio.
Nel settembre 1733 divenne l’Ospizio del SS. Salvatore (= i Redentoristi). Non era un palazzo, soprattutto in Italia, ma vi si vivrà meno stretti, in gioiosa povertà e santità. Un pianterreno con cinque vani si addossava contro il pendio, ingrandito verso sud da un loggiato coperto, sostenuto da un peristilio che dava verso il mare e il pieno sole.
Delle cinque camere superiori, che si aprivano su una terrazza all’aria aperta, la più grande, all’estremità, venne subito trasformata in oratorio, mentre nelle altre i letti quasi si sfioravano; due vani servivano da cucina e refettorio, un altro da parlatorio e forse da biblioteca-sala di lavoro e di riunioni, infine uno, il meno piccolo, da chiesa: questo “ sottano di palmi sedici in quadro, notava con ragione Tannoia, aveva piuttosto figura di catacomba, che di Chiesetta ”, ma diventerà una commovente reliquia: “
Quivi Alfonso, e tanti de’ suoi consumavano parte della notte orando, o strappando a terra un poco di sonno avanti Gesù Sacramentato ”.

Il forno della primitiva Comunità redentorista: qualcuno dei primi confratelli vi ha tracciato, a modo di graffito, lo stemma del nascente Istituto

 Nell’agosto 1738 i Redentoristi, osteggiati in mille modi dal clero locale, abbandonarono Scala e Casa Anastasio. Intanto era stata aperta la Casa di Villa degli Schiavi (oggi Villa Liberi – CE), successivamente abbandonata per la prepotenza del signorotto locale, e si avviava la gloriosa sto9ria della Casa di Ciorani, che pertanto verrà chiama Casa-madre.
Il ritorno dei Redentoristi a Scala è avvenuto nel 1930, grazie all’interessamento fattivo del cardinale redentorista Van Rossum e alla generosità della signorina Linda Grossi di Salerno, la quale diede il suo patrimonio per la costruzione della nuova Casa redentorista ed entrò tra le Monache redentoriste nel Monastero di Scala.