Settembre 4 Mortificazione

4 settembre
O l’anima si ha da mettere sotto i piedi il corpo, o il corpo si metterà sotto i piedi l’anima. Dobbiamo pertanto noi trattare il nostro corpo come un cavaliere tratta un cavallo furioso, tenendolo sempre con la briglia tirata acchiocché non lo precipiti. (S. Alfonso in  La Monaca Santa, Marietti 1929, cap. VIII, n. 1).

  • Le mortificazioni di S. Alfonso da Vescovo erano la ammirazione di quanti lo avvicinavano. «Quanto era buono con gli altri, dice il vicario generale Rubini, altrettanto era crudele con se stesso. Vi farei rabbrividire se vi narrassi le sue macerazioni, se vi parlassi dei suoi strumenti di penitenze, dei suoi cilizi, e catenelle di ferro, che tenevano quel corpo in una continua crocifissione, delle sue sanguinose flagellazioni, delle sue veglie prolungate in una parola di tutti i mezzi inventati da lui per affliggere la sua carne».
    Un priore dei domenicani, venuto a S. Agata per gli esami, aveva abitato due giorni in una camera contigua a quella di Alfonso. Terminati gli esami, volle partire all’istante, e siccome fu pregato di rimanere: «No — egli disse — vado via, non mi sento la forza di continuare a udire le flagellazioni di questo santo vecchio».

Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.

S.Agata dei Goti, Palazzo episcopale - Cunicolo dove si rifugiava S. Alfonso per fare penitenza.

 

Ciorani (SA), Casa redentorista. Speco della disciplina: in questo sottoscala S. Alfonso faceva aspra penitenza flagellandosi a sangue.

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