Un bambino nato per noi

22. Un bambino nato per noi

Dopo tanti secoli, dopo tante preghiere e sospiri, quel Messia che i santi Patriarchi e Profeti non furono degni di vedere, il sospirato dalle genti, il desiderio dei colli eterni, il nostro Salvatore, finalmente è venuto, è nato e si è dato tutto a noi: Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio (Is 9,5).
Il Figlio di Dio si è fatto piccolo per farci grandi; si è dato a noi, affinché noi ci diamo a lui; è venuto a dimostrarci il suo amore, affinché noi gli rispondiamo col nostro. Riceviamolo dunque con affetto, amiamolo e ricorriamo a lui in tutti i nostri bisogni. “Un bambino dona con facilità”, osserva san Bernardo; i fanciulli sono facili a dare ciò che viene loro domandato. Gesù è venuto in veste di bambino, per mostrarsi propenso a donarci i suoi beni.

In lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza (Col 2,3). Il Padre ama il Figlio e gli dato in mano ogni cosa (Gv 3,35). Se vogliamo luce, egli è venuto per illuminarci. Se vogliamo forza per resistere ai nemici, egli è venuto per confortarci. Se vogliamo il perdono e la salvezza, egli è venuto per perdonarci e salvarci. Se infine vogliamo il sommo dono dell’amore divino, egli è venuto per infiammarci. Soprattutto per questo si è fatto bambino e ha voluto mostrarsi a noi quanto più povero e umile, tanto più amabile: per togliere da noi ogni timore e per conquistarsi il nostro amore. “Egli ha voluto nascere così perché voleva essere amato, non temuto”, dice san Pietro Crisologo.[1] Inoltre Gesù ha voluto presentarsi in veste di bambino per farsi amare non per dovere, con un amore soltanto di stima, ma con un amore affettivo. I bambini sanno guadagnarsi un tenero affetto da parte di chi li guarda. Chi allora non amerà con estrema tenerezza Gesù: un Dio diventato bambino bisognoso di latte, tremante di freddo, povero, avvilito e abbandonato, che piange, che vagisce in una mangiatoia, sopra la paglia? […]

Amiamo il Dio bambino, disceso dal Cielo per donarsi tutto a noi.

Preghiera

Amabile Gesù, […] gli uomini si mostrano grati con i loro simili: quando qualcuno fa loro un regalo o una visita da lontano, o manifesta loro il suo affetto, non se ne scordano e si sentono obbligati a corrispondervi. Come mai poi sono così ingrati con te, loro amabile Dio, che per loro amore non hai ricusato di dare il sangue e la vita? Signore, io sono stato con te più ingrato degli altri, perché più amato da te. Se le grazie dispensate a me tu le avessi fatte a un eretico o a un idolatra, quegli si sarebbe fatto santo, mentre io ti ho tanto offeso! Dimentica, ti prego, i miei peccati. […]

Se per il passato non ti ho amato, per l’avvenire non voglio fare altro che amarti. Tu ti sei dato tutto a me, io ti dono tutta la mia volontà. Con questa ora ti amo e voglio ripetere sempre: “Ti amo”. Così dicendo. sempre io voglio vivere e così voglio morire, spirando l’anima con queste dolci parole sulla bocca: “Mio Dio, ti amo”, per ricominciare poi, quando entrerò nell’eternità, ad amarti con un amore incessante e continuo, per sempre. […]

Regina mia Maria, tutte le grazie che ho ricevute da Dio, le devo alla tua intercessione: non cessare di intercedere per me. Ottienimi la perseveranza, o Madre della perseveranza.

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da Novena del Santo Natale, Novena, 3.

M. Schmalzl - Natività del Battista - Particolare dal Messale 1906 (Raccolta Marrazzo).


[1] Pietro Crisologo (c. 380-c. 451) è dottore della Chiesa. Nato a Imola, nel 424 fu eletto vescovo di Ravenna, allora città imperiale e sede dell’esarca. “Con i suoi sermoni pronunziati durante l’anno liturgico si meritò il titolo di ‘Crisologo’ (parola d’oro) per l’eloquenza e la sapienza della sua dottrina. A lui si ispirano alcune orazioni natalizie del ‘Rotolo di Ravenna’ entrate nel Messale Romano” (Messale Romano in italiano, II ediz. 1983, p. 546).