O voi che in tante mie pene (Maria Addolorata che parla sul Calvario) O voi ch’in tante mie pene amare lieti ne andate per questa via, vedete oh Dio, se mai vi sia dolore eguale al mio dolor. Questo che innanzi lacero, esangue mi sta morendo su di quel legno, questo è mio Figlio, che non è degno di strazi e scherni, ma sol d’amor. Questo è quel Figlio, che ‘l gran Fattore del Mondo tutto vanta per Padre; e questo è Quello che per sua Madre prima del mondo mi destinò. Egli è quel Dio che in quella notte vidi la prima fatto Bambino, che col suo bello Viso Divino sin da quel punto m’innamorò. Egli mi scelse per sua diletta fida compagna della sua vita: e poi mi tenne sempre ferita e innamorata di sua beltà. E questo è Quello, ch’ ora mi vedo su quel d’affanni letto funesto morir tra pene sì afflitto e mesto, che ancor le pietre move a dolor. Dove si volge, Egli non trova chi lo difenda, o lo conforti; ma tutti vede intenti e accorti a far più duro il suo patir. Eterno Padre, Tu che sì l’ami, come dal Cielo Tu puoi soffrire veder tal Figlio tanto patire, e non avergli neppur pietà? Ma oh Dio, che ‘l Padre vestito il vede di nostre colpe, ed Egli irato seco si mostra; finché spirato nol miri in Croce per nostro amor. Figlio diletto, or che alla morte già sei vicino, almen sapessi io consolarti, o almen potessi tra le mie braccia farti spirar! Ahi, che non posso darti sollievo: anzi ch’io stessa col mio dolore porto più pena al tuo bel Core, rendo più amaro il tuo morir. Anime amanti, amate, amate chi tutto acceso per voi d’Amore, tutto contento per voi sen more, e a voi non cerca altro che Amor.