Selva romita e scura (anima amante di Dio desolata) Selva romita e oscura, che col tuo mesto orrore sembri nel mio dolore fatta compagna al cor; Abbi tu dunque amica pietà del mio tormento, lasciami a mio talento piangere e sospirar. Piango, nè può giammai finire il pianto mio, finché il mio caro Dio non torno a ritrovar. Dove, mio Ben, Tu sei? Ove da me ne andasti lontano e mi lasciasti misera senza Te? Dov’è quel tempo oh Dio, quando il mio Sposo amante col suo Divin sembiante tutta mi consolò? Quando in soave sonno con dolce stral d’amore prima ferimmi il core, e poi me lo rapì? Quando d’amore accesa andava io sospirando, e mi cresceva amando il bel desio d’amar? Ahimè come la calma poi si cangiò in tempesta, sicchè del Ciel funesta parmi la luce ancor! Dove mi porto, o guardo, orrore io vedo e sento: tutto mi fa spavento, tutto m’è pena e duol. Ahi che mi vedo sempre abbandonata e sola; né mai chi mi consola trovo nel mio dolor. Mi strazia e non mi uccide spietata ognor la morte; e chiuse aimè le porte, scampo non vedo più. Vorrei fuggir, ma dove posso trovare aita, se chi può darmi vita fugge lontan da me? Amato mio, soccorri, vieni, se m’hai lasciata: vedi che sconsolata sempre sospiro a Te. Placati meco ormai, e torna a me, mia Vita; e se Tu m’hai ferita, sanami ancora Tu. So ben che di fuggirmi giust’hai ragion, mio Bene; ma pur le tue catene vedi ch’io porto ancor. E se per me non mai vi fosse, oh Dio, perdono, sappi che tua pur sono e sempre tua sarò. T’amo, sebben mi vedo nemica agli occhi tuoi. Fuggimi quanto vuoi, sempre ti seguirò.