Meditazioni
per una novena alla
Madonna del Perpetuo Soccorso

6. Maria, un "sì" alla sequela di Cristo


Maria nella vita pubblica di Gesù
Quando Gesù lasciò Nazareth per dare inizio alla sua vita apostolica, si può dire che la missione di servizio di Maria alla persona di Cristo fosse quasi terminata. Ma proprio allora cominciava quella del servizio e collaborazione diretta alla sua opera di salvezza. Gli evangelisti ormai non ci parlano quasi più di lei, preoccupati come sono di mettere in luce solo la figura di Cristo unico Signore e Salvatore; ma da quel poco che ci dicono e da quanto già sappiamo a suo riguardo, dobbiamo dedurre che ella restò sempre unita a Lui e con Lui partecipò e collaborò attivamente a tutta l'opera della redenzione. La troviamo, infatti, nei momenti cruciali e decisivi della redenzione: le nozze di Cana, il Calvario, il Cenacolo .
Tolti, però, questi ed altri pochi casi, d' ora in avanti Maria resterà sempre nell' ombra Che pensare, allora, di lei durante il periodo della vita apostolica di Gesù? Lo seguì per stargli vicino e assisterlo, benché non sia nominata nel Vangelo, oppure se ne rimase silenziosa a Nazareth, accompagnandolo solo, come inseparabile ombra spirituale, con la mente e col cuore, col sacrificio e la preghiera? Questa seconda ipotesi è considerata più probabile.
Maria, quindi, dopo la partenza di Gesù, rimase sola nella sua casa a Nazareth, non seguendo abitualmente il Figlio e collaborando alla sua opera apostolica soltanto a livello interiore e spirituale, rendendogli testimonianza con la propria vita.
Se Maria non seguì abitualmente Gesù nella sua vita apostolica e quindi non udì molto direttamente dalle sue labbra il suo insegnamento, lo spirito e la sostanza di quella dottrina non mancarono di certo di echeggiare nel suo cuore, trovandovi "terra fertilissima". Ella, infatti, senza paragone più e meglio di ogni altro comprese e valutò in profondità , nella lettera e nello spirito, l'insegnamento di Gesù, con le implicazioni, le esigenze e conseguenze che conteneva; all'unisono vibrò coi sentimenti, i pensieri, i desideri, i voleri del Figlio e del Padre celeste.
Maria fu la prima e migliore discepola di Cristo. Dice a proposito il Concilio Vat. II: "La Madre di Gesù... durante la predicazione di Lui raccolse le parole con le quali il Figlio, esaltando il Regno al di sopra dei rapporti e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano la parola di Dio... come essa fedelmente faceva".
A sua volta Gesù, se pur in modo indiretto, ricambiò la testimonianza a sua Madre le due volte che durante la vita apostolica ebbe occasione di riferirsi a Lei: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli... Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3, 33-34) "Beato il ventre che ti ha portato e il seno che ti ha allattato" gridò una donna del popolo, e Gesù: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano! " (Lc 11, 27-28). Ma chi più e meglio di Maria aveva sempre compiuto la volontà di Dio, aveva ascoltato e messo in pratica la sua parola? Dunque, veramente fratello, sorella e doppiamente madre di Lui! Beata la Vergine Maria per aver portato nel suo seno, generato e allattato Cristo, ma ancor più beata per aver sempre fedelmente ascoltata e perfettamente osservata la sua parola

Non hanno più vino (Gv 2, 3)
Maria, dunque, nel tempo della vita apostolica di Gesù stava abitualmente silenziosa nell'ombra, intenta alla sua missione di sacrificio e di preghiera. Vi fu tuttavia un' occasione in cui ella intervenne decisamente e con pieno successo su Gesù, inducendolo a modificare i suoi "piani". Qualche tempo dopo la partenza di Gesù da Nazareth, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea (Gv 2, 1-12). Si trattava con ogni probabilità di parenti o amici di Gesù e Maria, per cui ella non poteva mancare. Vi si recò, di fatti, in anticipo per onorare i doveri della cortesia e della carità , portando il proprio contributo di lavoro per preparare la festa, dimentica di sé e della sua dignità di Madre di Dio. A un certo punto della festa sta per mancare il vino. Nessuno ancora si è accorto di nulla; solo Maria che è tutt' occhi e premura per la buona riuscita della festa, avverte l'incidente e subito corre ai ripari. Rivolta a Gesù gli sussurra: "Non hanno più vino" (Gv 2,3) Che cosa intendeva con quelle parole, se non chiedergli un miracolo che ovviasse all'increscioso inconveniente della mancanza di vino? Ma di miracoli Gesù non ne aveva mai fatti; eppure Maria possedeva piena fede nella sua divina onnipotenza e fiducia nella bontà del suo cuore, che non avrebbe nulla rifiutato a sua Madre.
Dalle Scritture sapeva inoltre che i tempi messianici sarebbero stati caratterizzati da molti e strepitosi prodigi, come diceva il profeta Isaia: "Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto" . (Is 35, 5-6). Chiedere dunque a Gesù un miracolo voleva dire sollecitarlo a rivelarsi come Messia e Redentore. Ma la redenzione non doveva avvenire a prezzo di incredibili sofferenze e umiliazioni del Cristo, che Maria pur conosceva dalle Scritture? In tale prospettiva chiedere a Gesù un miracolo non significava spingerlo verso il Calvario? Si, e Maria lo fece se pur con trafiggente intimo strazio del cuore.
Motivo immediato e contingente era di evitare il rossore e la confusione ai due poveri sposi; la ragione più alta e più vera fu che noi fossimo più presto redenti.

"Fate quello che vi dirà " (Gv 2,5)
Gesù dà alla madre una risposta scoraggiante: "Che cosa ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora" (Gv 2,4).  L' ora della sua piena manifestazione, quella della sua morte e glorificazione. Che cosa si poteva fare, se non era giunta la sua ora? Invece nessuna incertezza o esitazione in Maria e nemmeno insistenza nella domanda, dico solo ai servi: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2,5) Gesù ordina di riempire d'acqua le giare, poi di attingere e portare in tavola. Avviene il miracolo. Tutti, con meraviglia, possono bere un vino squisito, eccellente, oltre che sovrabbondante.
Il primo, dunque, dei miracoli compiuti da Gesù fu ottenuto dalla fede di Maria. "Mossa a compassione - dice il Concilio Vat. II - indusse con la sua intercessione Gesù Messia a dare inizio ai miracoli" (LG. 58) Il vino prodigioso, poi, abbondante, prelibato, squisito è segno, simbolo e figura della redenzione e dei suoi frutti. Infine gli altri effetti del prodigio: "Gesù... manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui" (Gv 2, 11).
Per il miracolo di Gesù, la fede si accese nel cuore dei discepoli, primo nucleo della Chiesa nascente. Maria, ancor prima di tenere a battesimo la Chiesa nascente nella Pentecoste aveva contribuito a far sprizzare le prime scintille della fede , della sua fede, nell' anima e nel cuore dei discepoli di Gesù. Maria, certamente, procurò loro vino migliore e prolungò la festa. Ma non fu quella la cosa migliore che Maria offrì loro: alla fine il segno rese più facile una maggiore fede nel loro Signore.
Con Maria il discepolo incomincia finalmente a fidarsi di Gesù; dove c'è Maria si rende più facile per il discepolo la fede e l'inizio della fedeltà. Maria fu, e sarà, agli inizi del discepolato di Gesù: non sarà ella a dare inizio alla sequela di Gesù, ma accanto a lei sorgeranno sempre i migliori discepoli di suo Figlio. Bisognerebbe non dimenticarlo!

Lo spazio di Maria
Diamo più spazio a Maria nella nostra vita di fede: la nostra fede nascerà senza tanti problemi e malgrado le nostre mancanze. Se la fede o la vita si rende per noi difficile, viviamo la difficoltà accanto a lei. Maria troverà sempre il modo di toglierci dalla difficoltà e di anticiparci la salvezza.
Ricuperiamo la sua persona e la sua vicinanza: la festa, la gioia, la fede e la sequela diventeranno per noi possibili. Ella metterà tutta la sua attenzione materna e la sua preghiera al Figlio, ottenendo per -noi una maggiore fede e una migliore fedeltà, oltre al sentirci liberi da tutto ciò che minaccia la felicità della nostra vita.
Facciamola ritornare nelle nostre case, mettiamola nel nostro cuore: permettendole di vigilare sudi noi, i nostri mali familiari e anche le nostre mancanze meno conosciute troveranno un rimedio. Nessuna delle nostre necessità sfuggirà alle sue cure.
Che aspettiamo allora?

P. Maurizio Iannuario