4. All’ombra del piacer Sulla vanità del mondo Il testo, di autore sconosciuto, proviene dal libretto dei ricordi missionari redentoristi ed è passato dalla tradizione missionaria itinerante alla pratica cristiana. All’ombra del piacer ogni mortal si affanna, né vede che s’inganna sperando di goder Rit. “Li beni di quaggiù son ombra e vanità che presto han da finir. Che se non lo credi a me, pensa, rifletti, e poi mira de’ giorni tuoi la vita quale fu”. Come nel verde april nasce e si secca il fiore, così sen passati l’ore della tua vita al fin. E un’aura, un soffio in ver, il mondo è pura scena, che comparisce appena per subito svanir. Come alla tua magion altri vi fe’ dimora, così dovrai tu ancora da quella un dì sloggiar. Dunque risolvi alfin Nel tempo che ti resta di mutar vita, e questa a Dio sol consegrar. Che i beni dì lassù, non finiranno, no, per una eternità. Se non lo credi a me, ecc... (Fonte del testo: RI1, p. 30)