30. A te, possente Vergine A Maria Immacolata. L’autore del testo è il P. Luigi Errico del SSmo. Redentore. La canzoncina è stata messa anche in musica, ma non ha avuto diffusione. A Te, possente Vergine, sollevo la preghiera, e finché questa misera vita non pieghi a sera, a te sempre d’intorno starò di notte e giorno; te sempre invocherò, ma qual fra i tanti titoli a te, Maria, darò? So che i Celesti e gli uomini, ciascuno in sua favella, ti chiama or Luna candida, or mattutina stella, or fiammeggiante sole, e simili parole sento drizzarti ognor ; ma dimmi qual fra i titoli t’è più gradito al cor? Forse che sei l’altissimo cipresso di Sionne ? che sei l’onor del Libano ? la gloria di Saronne? Palma del Cade ombrosa? Di Gerico la rosa? ovver che sei simìl al giglio candidissimo del sorridente april? Forse che sei qual Platano cresciuto lungo il rivo? Sei qual nei campi mostrasi il verdeggiante olivo ? Dirò che tu sei bella come lucente stella? All’alba, all’iri, al sol ti paragono, o agli Angioli del più sublime stuol? Stella non sei - ma il vivido splendor che ti circonda, e dal tuo sen partendosi tutta la terra inonda, così ti fa divina, che stella mattutina ti chiama ogni fedel, ma stella assai più fulgida di quante sono in Ciel. Luna non sei - ma il candido e vergine tuo core, che ti rivela immagine dell’alto tuo Fattore, fa che l’argentea luna, che splende in notte bruna, fosse stimata ognor appena un debol simbolo del sommo tuo candor. Sole non sei - m’ allegrasi la valle dolorosa appena sorgi, e avvivasi ogni creata cosa; luce e calor diffondi, vivifichi e fecondi dall’uno all’altro pol; tutti perciò t’appellano eletta come il Sol. Alba non sei - ma il nobile ed ingemmato viso, ove ogni bello adunasi sparso nel Paradiso, più vaga dell’aurora, ti rende, o mia Signora, sicché ciascun dirà che l’alba è smorta imagine dell’alma tua beltà. Iri non sei - ma il vario mirifico colore, onde brillasti al margine del tuo primiero albore, placò di Dio lo sdegno, e addivenisti segno di pace in mezzo al Ciel, qual Iride settemplice, al popol tuo fedel. Cipresso, Olivo, Platano non sei, non Palma ombrosa. non giglio candidissimo, non porporina rosa; ma in ogni pianta e fiore l’Eterno Facitore pinse la tua beltà, e ti mostrava in simboli alla vetusta età. Angiol non sei - m’attoniti nel lor primiero istante al contemplare gli Angioli il tuo divin sembiante, disser: Tu sei si pura celeste Creatura, e vago sei così, che tu sarai l’Altissima nostra Regina un dì. Nume non sei - ma incurvansi al nome tuo le sfere, il mar, la terra ascoltano il tuo sovran potere! Maria, chi ti somiglia; Se Madre, Sposa e Figlia sei Tu del Creator? Nume non sei, ma l’unica simile al tuo Fattor. Quale fra tanti titoli t’è più gradito al core? Se mel dirai, o Vergine, caldo di santo amore sempre da mane a sera l’identica preghiera, Maria, t’innalzerò; sempre lo stesso cantico A te rivolgerò. Ah! si, l’intendo! il titolo, che più, Maria, ti piace, e che ti rese ai popoli merediana face, è l’esser salutata Concetta Immacolata, Come concetto fu il frutto di tue viscere, il figlio tuo Gesù. È questo il vanto altissimo, onde tu fosti eletta fra quante sono e furono la sola benedetta; la sola Creatura intemerata e pura, la sola a cui l’onor fu dato di conquidere il serpe insidiator. Per questo pregio altissimo tu sei, Maria, più bella e della luna argentea e d’ogni vaga stella; per questo pregio ancora l’Iride, il Sol, l’Aurora son ombre in faccia a te, che splendi fulgidissima accanto al Re dei Re. Per questo vanto altissimo tu sei, Maria, sì pura, che ogni purezza angelica in faccia a te si oscura; il tuo candore è tanto che il Dio tre volte santo in Te contempla ognor come in un fonte limpido l’immenso suo splendor. Eva novella, i popoli ai piedi tuoi prostrati, nell’estasi, nel giubilo, gli accenti venerati dell’immortal Pastore Vicario del Signore ripetono, e sarà questo il sublime cantico che a te s’innalzerà. Salve tre volte, o candida Colomba Immacolata, tu sei fra tutti gli uomini la sola preservata dalla fatal minaccia, che impallidì la faccia al misero mortal , la sola immune e libera dal fallo original. Tu l’Arca sei noetica dei flutti vincitrice, tu il rovo incombustibile, tu la gesséa radice, tu il fonte suggellato, tu il Tempio a Dio sacrato, tu luce, tu candor, tu specchio senza macula, tu immago del Signor. Ah sì fia questo il titolo con cui da mane a sera t’invocherò propizia, fia questa la preghiera assidua ed incessante: pura nel primo istante. Prega per noi Gesìi, soccorici, difendici colla tua gran Virtù. (Fonte del testo: ADA)