65. A te, Alfonso, raggiante di Dio S. Alfonso e Pagani - L’inno nasce intorno agli anni 30. Testo: Costantino Petrone, C.Ss.R. Melodia: F. D’Andria A te, Alfonso, raggiante di Dio, parve bella la nostra Pagani: e portato da vivo desio, chino il capo, congiunte le mani, dimandasti al Signor l'amistà, ch'or ti stringe con questa città. E Pagani nel fondo del cuore forte sente l'incanto di figlia: le sembianze ne porta, l'amore: nei devoti pensier ti somiglia, i tuoi canti ridire pur sa: è tua figlia quest'alma città. Nella gloria dei campi fioriti, nella pace tranquilla, beata delle spose, dei casti mariti, nel sorriso di prole educata, lieta e colma d'olente beltà, a te inneggia la nostra città. Le sue vergini, i preti ferventi, qual'aiuole di candidi gigli, quale gruppo di stelle lucenti, ora a preci, ora a saggi consigli, presso l'urna che luce ne dà sempre aduna la nostra città. Le sue gioie racconta e i dolori... Se mai vanno in regioni lontane a mercare, con stenti e sudori, non dovizie, si un misero pane, a te fida con gran sirurtà i suoi figli la mesta città. Quando donna s'abbruna la faccia, morti figli piangendo o fratelli: quando l'aer turbato minaccia alla speme dei campi piú belli, ogni pena, ogni duolo che ha a te conta la nostra città. Ella, spinta da forza divina, al tuo nome, al tuo valido altare: così l'aura di fresca mattina muove i fiori, la gondola a mare; a te viene: pendente ne sta dal tuo viso la nostra città. Divo Alfonso, con occhio paterno come figlia diletta al tuo cuore. come figlia richiesta all'Eterno, colle preci, con grande dolore, questa guardi, stillante pietà, questa chiami tua cara città. E la cingi di grazia e decoro: verdi foglie, tu limpido velo le concedi ed un nugolo d'oro; tu la vesti a splendori di cielo: fè, speranza, gentil carità nel sen metti di questa città. La città nostra e il grande Liguori, come gemma in anello vedeste, come a stelo s'attaccano i fiori: dolcemente da mano celeste fur legati in eterna amistà il Liguori e la nostra città.