Losito Antonio redentorista

OsservCssr

P. Antonio Losito, C.Ss.R. 1838-1917 – Italia
Esempi ammirabili

P. Antonio Losito, C.Ss.R. 1838-1917

Il redentorista P. Antonio, C.Ss.R. 1838-1917 – Italia, Provincia di Napoli. Servo di Dio, è una delle figure redentoriste più interessanti tra l’800 e ‘900 del Meridione d’Italia. È in corso la causa per la sua beatificazione.
Il redentorista P. Antonio, C.Ss.R. 1838-1917 – Italia, Provincia di Napoli. Servo di Dio, è una delle figure redentoriste più interessanti tra l’800 e ‘900 del Meridione d’Italia. È in corso la causa per la sua beatificazione.


Dati Ufficiali

  • Cognome = Losito
  • Nome = Antonio Filomeno
  • Nazionalità = Italia –(Provincia di Napoli)
  • Nato = 16-Dic-1838
  • Morto = 18-Lug-1917
  • Professione = 24-Ott-1856
  • Sacerdote = 05-Apr-1862

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Oggi 9/4/2016 nella concattedrale di Canosa (BA),
patria del Venerabile Servo di Dio P. Antonio Losito 

si eleva a Dio il ringraziamento per la Venerabilità ottenuta.
Per l’occasione questa redazione propone un bell’articolo
del P. Oreste Gregorio redentorista
pubblicato nel lontano 1939.
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Gli esempi ammirabili del P. Antonio Losito
in l’Osservatore Romano del 26/01/1939
(i titoletti sono redazionali)

Nacque cent’anni fa, precisamente il 16 dicembre 1838, a Canosa nella Puglia, la terra fertile di santi Liguorini.

Funerali

  • Io lo vidi nella bara il 19 luglio 1917, a Pagani (Salerno). Dormiva il Servo di Dio in quella calda mattinata estiva? La basilica alfonsiana era satura di preghiere e di fremiti, come nei giorni di festa. Da ragazzo ho avuto sempre paura dei cadaveri: eppure quella volta non provavo certo repulsione ad accostarmi al catafalco severo per mirare il P. Losito, spentosi da oltre ventiquattr’ore. Il volto era diafano, quasi trasparente: negli angoli del labbro si annidava il sorriso: tutto era sereno, senza strazio, nella salma composta nel più quieto riposo.
  • Dopo l’assoluzione al tumulo, impartita da Mons. Romeo, Vescovo della diocesi, si formò il corteo in una luce calma di mestizia, con un presentimento di gioia. Chi aveva chiamato tanta gente al rito religioso? Uomini e donne, vecchi e fanciulli, sopra tutto sacerdoti: tutte le classi sociali vi erano rappresentate come in un lutto cittadino ed erano accorse spontaneamente da paesi vicini e lontani.
  • Invece di avviarci al cimitero, imboccammo la strada principale di Pagani. tremante di commozione. I Paganesi vollero vedere l’ultima volta i lineamenti del Padre santo: vollero contemplarli anche le Monache di chiusura. E fu un passaggio trionfale. Dai balconi pendevano i migliori drappi e piovevano fiori lanciati da mani riconoscenti: sulle soglie delle case s’implorava dai malati la benedizione prodigiosa… Il vento della vita eterna sfiorava il dolore comune, diffondendo nell’anima schiantata il profumo della santità che non muore.
  • Soltanto alcuni singhiozzi ricordavano che la cerimonia era funebre. I beneficati, raggruppandosi negli incroci delle vie, narravano tra plausi e pianti gli aiuti spirituali o materiali ricevuti. Il silenzio solenne a tratti si animava, passavano di bocca in bocca gli esempi ammirabili dell’estinto: quelli che aveva testé esposti sinteticamente il R. P. Petrone con affetto di discepolo e di compagno. Le facce dei presenti ora si rabbuiavano, ora s’illuminavano sotto il sole fulgente nell’azzurro cielo campano.

Le sue doti

  • Sono trascorsi due decenni dal beato transito, e l’entusiasmo schietto di quel giorno non si è smorzato né a Pagani, né a Canosa, né altrove. Intorno alla culla e alla tomba del P. Losito molte anime vegliano in attesa di più splendidi trionfi. Il processo ordinario per la causa della Beatificazione iniziato da Mons. Teodorico De Angelis a Nocera nell’autunno del 1937 e quello rogatoriale aperto recentemente nella diocesi di Andria da Mons. Paolo Rostagno procedono con alacre ritmo.
  • Ma la memoria del Padre santo non languiva, né si era assopita. Una scintilla l’ha fatta istintivamente divampare.
  • Quali doti possedeva questo pio Liguorino, poveramente vestilo e dimorante in una cella angusta quasi squallida, per esercitare sulle folle attrattive irresistibili? Come aveva fatto a guadagnarsi la stima dei Sommi Pontefici Pio X e Benedetto XV, che lo chiamavano a Roma per ascoltare la sua mite voce? Né restiamo meno meravigliati nello scorgerlo circondato di venerazione da parte di celebri Cardinali come Mercier del Belgio, Van Rossum dell’Olanda, Gennari, Massaia…
  • Il P. Losito incantava le anime con quel fascino misterioso, di cui sono stati e saranno sempre ricchi i santi.
  • Disinvolto nella sua profonda umiltà, si prestava a lavare le scodelle con la naturalezza di uno sguattero o a prendere il posto di un ceroferario in mancanza d’un chierichetto: né mai dava a divedere il dominio che sapeva imporsi dinanzi alle sorprese più inaspettate. Né faceva pompa dello zelo, di cui ardeva, nell’esercizio del ministero missionario.
  • Angelo nei costumi secondo ha definizione dell’Arcivescovo di Salerno Mons. Grasso, eroe nelle infermità, che lo tormentarono  in ogni tempo, egli fu principalmente l’immagine della bontà serena e dolce. Accoglieva tutti, anche i petulanti — mi testimonia il suo vecchio barbiere — come se non avesse nulla da fare; né dimostrava mai un segno di fastidio, persino con coloro che lo tenevano inchiodalo alla sedia per delle ore.
  • Il P. Losito si sentiva rappresentante della carità che risiede nel Cuore di Cristo: solo così si riescono a spiegare le sue accoglienze festose alle anime, che venivano dalla luce e più spesso delle tenebre. L’amabilità usata a Bartolo Longo, il fedele penitente di tre lustri (1902-1917), era riservata egualmente al cocchiere disoccupalo. Era l’amore soprannaturale del prossimo volenterosamente attuato. Dava tutto con filiale fiducia nella Provvidenza: denaro, vesti, letto. cibo.
  • Durante il ventennio trascorso a Canosa per la soppressione degli Istituti religiosi (1867-1887) passò agli indigenti gli stessi guadagni dei lavori apostolici. Un giorno giunse a privarsi della camicia per soccorrere un poverello.

Padre spirituale

  • Questi doni materiali costituirono una piccolissima parte della sua bontà paterna, che s’ingegnò di elargire in maniera inesauribile i beni spirituali. Con pazienza ascoltava le consuete lamentele della miseria e con benevolenza mettevasi ad educare alla pietà uomini sudici e rozzi.
  • Dimenticava i propri dolori, cagionatigli dalla paralisi, per dire parole di conforto a chi lacrimava ai suoi piedi. Con grazia sollevava chi era caduto nell’ignominia e con illuminato affetto incoraggiava le sante iniziative.
  • Senz’ombre di rivalità e di puntigli sapeva comprendere le necessità individuali, che non sono in questo mondo aritmeticamente uguali. Era davvero infaticabile nel rispondere alle lettere, che gli arrivavano quotidianamente a mucchi. I vari segretari si stancavano di scrivere: si alternavano; egli resisteva alla fatica con calma imperturbabile, spendendovi le migliori energie. Con le mani congiunte e tremanti poggiale sul tavolo, ove c’erano pochi libri ascetici e un teschio, dettava, dettava, con la faccia radiante rivolta al Crocifisso. Di tanto in tanto s’interrompeva, per potenziare lo spirito di lumi divini con fervorose giaculatorie

La sua personalità

  • Noi conosciamo il P. Losito ancora frammentariamente: quando però saranno ultimati i processi diocesani ed apostolici e sarà scritta una biografia documentata, avremo sotto gli occhi la figura nella sua ampiezza e apprenderemo nei dettagli la bellezza del suo apostolato, che abbraccia cinquantacinque anni di sacerdozio. Apostolato monotono, silenzioso compiuto nell’immolazione continua e totale dei propri gusti e del proprio benessere con fedeltà e sommissione perfetta ai disegni di Dio.
  • Per lo spazio di ventuno anni fu Prefetto spirituale dei Chierici studenti del suo Istituto: in tale ufficio delicato e spinoso dedicò tutto se stesso, senza risparmio, per preparare i loro giovani cuori agli austeri sacrifici e alle gravi responsabilità della vita missionaria del genuino Redentorista. I suoi discepoli formano oggi una generazione, che acclama il maestro con gratitudine.
  • Il P. Losito fu anche Rettore del Collegio di Pagani e nonostante le condizioni malagevoli di salute fu nominato nel 1909 Superiore provinciale. Rimase nondimeno sempre direttore delle anime, che spinse con soave fermezza alla segreta attività della vita interiore, abituandole coi tesori dell’esperienza personale alla gioia pacata d’una coscienza retta e intemerata.
  • Sotto quest’aspetto camminò per la medesima strada battuta dai due santi suoi predecessori e correligionari, il P. Ribera «l’anacoreta di Napoli» e il mistico P. Leone, raccogliendo gli stessi frutti celesti. Le macerazioni della carne, le orazioni ininterrotte, lo spirito vivo e costante dell’abnegazione moltiplicarono la fecondità del suo apostolato sacerdotale, dilatandone i confini, quasi prodigiosamente.

La sua morte

  • Al tramonto degli anni impiegati per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, il P. Losito era giulivo tra le sofferenze più terribili e spasmodiche. Il domestico Raffaele Casalino, che l’assisteva, ha sempre ricordato l’accento commosso con cui, malato, nelle crisi violenti pronunciava: Amare e patire… amare e patire… amare e patire…
  • Assaporava il dolore cruciante, baciando con vera avidità il Crocifisso. Un confratello gli propose un giorno: «Dirò alle Suore Clarisse che preghino, perché il Signore alleggerisca i vostri dolori». Egli sforzandosi rispose scandendo le sillabe: Ringrazinol….
  • Aveva meditalo la morte in tutte le ore della sua lunga esistenza: vedendola giungere al capezzale non si sconcertava. Con tenerezza ed emozione ricevé la benedizione apostolica inviatagli dal suo caro Papa Benedetto XV. Fu la suprema consolazione umana: dieci minuti dopo volava al cielo con tranquillità sorprendente.

Incontro all’anima candida del P. Losito quasi ottuagenario doverono muovere molti amici dalle profondità eterne: protettori che aveva invocato ed imitalo, spiriti che aveva salvato con le parole e con l’esempio. La religiosissima mamma, l’ottima Maria Celeste Russo, si affrettò senza dubbio per precedere gli altri, ella che mentre allevava sulle ginocchia vedovili il piccolo Antonio, ultimo tra cinque figliuoli, soleva dire presaga dell’avvenire: «Non sarò contenta, se il Signore non mi farà santo questo figlio mio».

Oreste Gregorio
In l’Osservatore Romano
26/01/1939, p.3.

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La memoria del P. Antonio Losito è mantenuta viva dalle molte iniziative che si fanno in Canosa (BA), patria del Venerabile Servo di Dio.

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