Memoriale 27 maggio

27 maggio
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1752. S. Alfonso pubblica la vita del Fratello Vito Curzio.

1752. S. Alfonso pubblica la vita del Fratello Vito Curzio.

Appena Fratello Vito Curzio rese l’ultimo respiro la fama della sua santità si diffuse nelle diocesi vicine alla città di Deliceto. S. Alfonso, in ricordo di questo fedele confratello, pubblicò, qualche anno dopo la morte, un estratto della vita e delle virtù come aveva fatto per il Padre Sarnelli, altro compagno dei primi giorni, affinché l’uno e l’altro servissero da modello ai Padri e ai fratelli della Congregazione.
P. Berthe. Vie Saint Alphonse, t.I, p. 296.

Il Fratello Vito Curzio (1707-1745) – S. Alfonso ne pubblicò la vita. (foto Vasari).

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* Consigli del Venerabile Padre Passerat su come comportarsi nei momenti di aridità spirituale 

Diceva il P. Passerat: « La preghiera che Dio accetta di più non è quella che è accompagnata dal molto fervore, ma quella che è fatta con sofferenza, o che ha richiesto molto sforzo a superare le tentazioni, a combattere le distrazioni….
Nella orazione è meglio una mezz’ora di pazienza che un’estasi. Dobbiamo mettere a profitto la difficoltà nel pregare. Quando si è nell’aridità e non si può meditare, bisogna umiliarsi, prendere coraggio e pazienza. Una mezz’ora trascorsa a combattere il sonno o a combattere con coraggio e pazienza una distrazione va meglio che piangere due ore sulla bellezza della pazienza…
Le virtù si acquistano sulla punta della spada. È attraverso gli atti e non nel sentimento, e neanche nella sola preghiera, che si diviene virtuosi. Il sentimento non è che l’ornamento aggiunto della virtù. “Fabricando fit faber” – ripeteva il P. Passerat; con gli atti, anche piccoli, si arriva al fervore e non in altro modo».
Lettres et avis.

Il volto ispirato del Venerale redentorista P. Joseph Amand Passerat, denominato il grande orante (Raccolta Marrazzo).

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IN MEMORIAM 

P. Jules Delobel. Lyon 1882.
Il R. P. Jules Delobel giustamente può essere considerato uno tra i più grandi missionari della Provincia.
Nato a Nieppe (Nord) il 3 dicembre 1831 entrò già sacerdote nella Congregazione. Dotato di una eloquenza prestigiosa e affascinante, tuttavia non saliva mai sul pulpito se non dopo una minuziosa preparazione fatta nel raccoglimento e alla presenza di Dio.
Considerava la predicazione, come una misteriosa e costante immolazione, ed era il centro della sua vita; i suoi studi, le sue letture e le sue preghiere non avevano che uno scopo: la gloria di Dio e la salvezza delle anime con la predicazione. In questo modo lasciava tracce indelebili nelle regioni evangelizzate.
La celebrità acquisita con i numerosi lavori apostolici attraverso la Francia non aveva alterato per niente la semplicità e i rapporti con i superiori e i confratelli. Era modesto e pio come un novizio. Dopo venti anni di vita religiosa e apostolica, questo rinomato missionario morì all’età di cinquant’anni. – «Nos autem praedicamus Christum crucifixum». 1 Cor 1,23.
Professione: 21 giugno 1862.
Ordinazione sacerdotale: 21 settembre 1856.

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P. Antoine Bernard. Cauquenes, 1927.
Il P. Bernard nacque il 3 agosto 1874 a Colleville, diocesi di Clermont. I suoi genitori avevano una fede viva e profonda. Uno dei primi libri che la madre gli mise fra le mani fu l’opuscolo di S. Alfonso: “Le vrai serviteur de Marie” Il vero servo di Maria. Antoine doveva essere religioso Redentorista. Una missione gli diede l’opportunità di fare la richiesta.
Dopo la professione Antoine fu inviato in America. Aveva una intelligenza eccezionale. Sgobbone, lettore instancabile, assimilò con facilità sorprendente le varie conoscenze filosofiche, dogmatiche, letterarie e scientifiche. Ordinato sacerdote, si impegnò per 23 anni in un ministero laborioso e fecondo.
Come missionario fu l’apostolo tipico che si dedica senza calcolare né ricercare se stesso, ma ha come oggetto del suo zelo solo Dio e le anime. In missione non si preoccupava della malattia.
Come confratello, era la gioia della comunità per la sua finezza, carità, la sorridente delicatezza. Sempre pronto ad ogni servizio, sacrificava la sua persona, sforzandosi di compiacere. Superiore o suddito, fu sempre eguale a se stesso: cosa che ottenne non senza fatica.
Come religioso, la sua pietà era vera e profonda. Molti ricordano il visibile raccoglimento durante le meditazioni, la severità nei ritiri spirituali, la molteplicità delle giaculatorie, la frequenza delle visite alla cappella, le vie crucis, le confessioni. Lo guidava il pensiero soprannaturale anche nelle occupazioni materiali di meccanico, avicoltore, distillatore in cui eccelleva.
Il P. Antoine morì per un tumore canceroso, l’anima rassegnata, confidando nella bontà di Dio, lasciando ai confratelli il ricordo di vero redentorista dedito alle anime e alla Congregazione. – «Et nos debemus pro fratibus animam ponere». 1 Gv 3,16.
Professione: 1 ottobre 1893.
Ordinazione: 20 agosto 1899.

Cauquenes, Cile 2010 – I danni del terremoto alla chiesa e Casa redentorista (Scala Bollettino).

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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE
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