S. Alfonso. Gratuità del servizio pastorale

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299. S. Alfonso. Gratuità del servizio pastorale.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

299. S. Alfonso. Gratuità del servizio pastorale.

♦ Il disinteresse di Monsignore Alfonso di non esigere le tasse gravose creò un precedente. Apparve pertanto una nuova Tabella delle tasse in Curia; e con questa, scrisse l’Arcidiacono Rainone, Alfonso si spogliava di qualunque interesse: “Io non esigo molte partite di somma notabile, ed i Ministri miei tremano a far cosa in contrario”.

  • Attesta il Parroco D. Domenico Ruggiero: “In tutte le mie Ordinazioni, ed anche per la Parrocchia che mi conferì, dandomi egli stesso il possesso, altro non esigette, che baci di mano”.
  • Così continua D. Michele Izzo: “Quanto gli spettava per il possesso dei benefici, tutto lo rilasciava graziosamente; nè voleva esserne ringraziato. Solo permetteva al Vicario, ed al Cancelliere cio ché strettamente gli spettava, con qualche piccola regalia ai servitori”.
  • Diceva Monsignore: “Se gratis mi è stato dato, tenendo ordinazione, gratis debbo darla”. Anche nella vestizione e professione delle Monache non si prendeva un piccolo regalo e diceva: “Nihil mi spetta, perché nihil sta tassato nella tassa Innocenziana”.
  • Lo stesso era per i Matrimoni. Testimonia il Canonico Michella: “Ora per un riguardo ed ora per un’altro, il vescovo non pretendeva interesse, anzi vi rifondeva del suo. A tanti e tanti, perché poveri, o vi era qualche pericolo, egli stesso pagava i diritti che spettavano a Roma per le dispense matrimoniali”.

Dopo che Monsignore rinunciò al Vescovado, il Primicerio D. Pasquale Lesso ebbe il piacere di consultare l’Archivio della Chiesa in Arpaia, e disse di non aver ritrovato alcun matrimonio eseguito gratis dai Vescovi predecessori, e che solo al tempo di Monsignor Liguori ne aveva rilevato una quantità, specialmente di poveri. Un giorno il Cancelliere, risentendosi di questi tanti rilasci, disse Alfonso: “Quello che spetta a me, io voglio rilasciarlo; voi prendetevi quello che vi tocca”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 69)  Leggi tutto nell’originale.

“Ora per un riguardo ed ora per un’altro, il vescovo Alfonso non riscuoteva tasse per i sacramenti, anzi vi rifondeva del suo. A tanti e tanti, perché poveri o vi era qualche pericolo, egli stesso pagava i diritti che spettavano a Roma per le dispense matrimoniali”.