Ha preso la condizione di servo

9. Ha preso la condizione di servo

Prendendo la condizione di servo (Fil 2,7). Il Verbo eterno discende in terra per salvare l’uomo. Da dove discende? Egli sorge da un estremo del cielo (Sal 18,7). Discende dal seno del suo Padre divino, dallo splendore del cielo dove fu generato fin dall’eternità. E dove scende? Scende nel seno di una Vergine, figlia di Adamo: seno che, rispetto a quello di Dio, è un abbassamento umiliante, tanto che la Chiesa nel Te Deum canta: “Non hai sdegnato il seno della Vergine”. Infatti il Verbo, stando nel seno del Padre, è Dio e Creatore come il Padre, è immenso, onnipotente, felicissimo e supremo Signore, in tutto egua­le al Padre. Invece nel seno di Maria Egli è creatura, è piccolo, debole, afflitto, è servo minore del Padre: Prendendo la condizione di schiavo (Fil 2,7).

Si racconta il grande prodigio di umiltà di sant’Alessio[1] che, pur essendo figlio di un signore romano, visse come servo nella casa del padre. Ma tra l’umiltà di questo Santo e l’umiltà di Gesù Cristo non c’è paragone. Tra la condizione di figlio e di servo di sant’Alessio vi era una certa distanza; ma tra la condizione di Dio e di servo di Dio vi è una distanza infinita. Inoltre il Figlio di Dio non solo divenne servo del Padre suo, ma, per obbedire a lui, si fece servo anche delle sue creature, come Maria e Giuseppe: E stava loro sottomesso (Lc 2,51). Si fece servo anche di Pilato, che lo condannò alla morte, ed egli obbediente l’accettò; si fece servo dei carnefici, che lo flagellarono, lo coronarono di spine e lo crocifissero; ed egli a tutti umilmente obbedì, mettendosi nelle loro mani.

Dopo tali esempi, noi rifiuteremo di sottometterci alla servitù di que­sto amabile Salvatore, che per salvarci si è sottomesso a tante servitù penose e inde­corose? E per non essere servi di questo così grande e amorevole Signore, ci faremo schiavi del demonio, che non ama i suoi servi, ma li odia e li tratta da tiran­no, rendendoli infelici e miseri in questa e nell’altra vita? Se abbiamo commesso questa grande pazzia, usciamo presto da questa infelice servitù! Suvvia, dal momento che siamo stati liberati per la grazia di Gesù Cri­sto dalla schiavitù dell’inferno, abbracciamo subito e stringiamo con amore le dol­ci catene che ci rendono servi innamorati di Gesù Cristo: esse ci otterranno un giorno la corona del regno eterno tra i beati nel paradiso.

Preghiera

Amato mio Gesù, tu che sei il re del cielo e della terra, per amor mio ti sei fatto servo perfino dei manigoldi, i quali ti hanno lacerato le carni, trafitta la testa e alla fine ti hanno lasciato inchiodato sulla croce a morire di dolore. Io ti adoro come mio Dio e Signore. Mi vergogno di comparirti davanti, ricordandomi che tante volte per qualche misero piacere ho rotto i tuoi santi legami e ti ho detto in faccia di non volerti servi­re. Per questo giustamente tu mi rimproveri: Hai spezzato i miei legami e hai detto: Non ti servirò! (Ger 2,20). Tuttavia mi fanno sperare nel tuo perdono, o mio Salvatore, i tuoi meriti e la tua bontà, che non sa disprezzare un cuore che si pente e si umilia: Un cuore pentito e umiliato tu, o Dio, non disprezzi (Sal 50,19).

Gesù mio, riconosco il torto che ti ho fatto. […] Ti amo sopra ogni cosa e preferisco essere servo tuo piuttosto che padrone di tutto il mondo. Che cosa serve il mondo intero a chi è privo della tua grazia? “Gesù dolcissimo, non permettere che io mi separi da te”. – Maria Madre mia, aiutami a non separarmi più dal mio Dio.

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da Novena del Santo Natale, Avvento, 5.

Schmalzl M., Battesimo di Gesù - Particolare del Pontificale 1888 (Raccolta Marrazzo).
 


[1] Sant’Alfonso usa con prudenza l’espressione “si racconta”. Infatti la vita di sant’Alessio, divenuto popolarissimo nel Medioevo, contiene molti elementi leggendari. Sarebbe stato un santo romano di ricca famiglia che, prima delle nozze, lasciò la famiglia. Dopo tanto tempo, vi ritornò come mendicante, senza essere riconosciuto dai familiari, e visse per 17 anni nel sottoscala della casa paterna.