Vescovo per obbedienza

Il cammino del vescovo  Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
1. Vescovo per obbedienza

 1. Vescovo per obbedienza

Il Papa Clemente XIII, probabilmente verso la fine di febbraio del 1762, in un consiglio di cardinali, scelse S. Alfonso come vescovo di S. Agata dei Goti.
Gli aspiranti alla sede vacante erano numerosi, ne erano stati presentati fino a sessanta, e tra anche vescovi, arcivescovi e personaggi appoggiati dalla corte… Clemente XIII chiedeva come uscire da questa “empasse”.
Il cardinale Spinelli disse: «Santo Padre, il miglior modo è scegliere un uomo talmente eccezionale per meriti che faccia rientrare tutti i candidati nell’ombra da dove non poter più uscire. Quest’uomo che offusca tutti per titolo di nascita, di talenti e di santità, l’avete nelle mani: è don Alfonso de Liguori, cavaliere napoletano, Rettore Maggiore della Congregazione del SS.mo Redentore e teologo di primo ordine».
I Cardinali applaudirono a questa proposta che il Papa fu molto felice di adottare».
(P. Berthe. Vita di S. Alfonso, II,p.4. – in Memorale Alfonsiano del redentorista J.B. Lorthioit 1929).

S. Alfonso, che aveva fatto voto di non accettare dignità, in precedenza era riuscito ad eludere l’arcivescovato di Palermo proposto dal Ministro Tanucci al re Carlo III. In quella occasione il Santo aveva confidato al venerabile p. Cafaro, suo direttore spirituale: “Il Re ha stabilito di eleggermi arcivescovo di Palermo; ma io piuttosto andrò ad intanarmi in un bosco che accettare una tale dignità“.

Ma il 9 marzo 1762 a Pagani giunse la nomina dal Papa. Alfonso, scattato in piedi, aprì, lesse e s’incupì nel volto al messaggio che lo colpiva alla sprovvista.
Il plico consegnato gli notificava la destinazione alla cattedra di S. Agata dei Goti.
La comunità redentorista con giubilo si precipitò da lui, che era Rettore Maggiore, per felicitarlo, ma rimase interdetta scorgendolo muto e disfatto.
Il p. Girolamo Ferrara, un letterato, per sfondare quel sipario funereo suggerì: “Reverendo Padre, datevi pace: può essere un segno di stima che potete declinare; queste rinunzie volentieri si accettano”.
Il Santo, afferrato un foglio e concentratosi, stese la lettera con la perizia di avvocato: ringraziato il Sommo Pontefice per l’augusta benevolenza ed esposta l’insufficienza propria, l’età avanzata, í malanni, metteva l’accento sopra l’obbligo di rifiutare “dignità, benefizi ed offizi di qualunque sorta fuori della Congregazione” come aveva professato con voto perpetuo secondo la Regola .
Affidato il documento al messo e congedatolo con una pingue mancia, trasse un sospiro di sollievo dichiarando al p. Corsano: “Ho dovuto perdere un’ora di tempo e quattro ducati per questa freddura… Non cangerei la Congregazione con tutti i regni del gran Turco“.

Ma la risposta che arrivò il 16 marzo 1762 non ammetteva replica: chiedeva l’obbedienza di accettare. Posto il plico ai piedi del Crocifisso e congiunte le mani, Alfonso chinò il capo commentando: “Questa è la volontà di Dio… Gloria Patri! Dio mi vuole vescovo, ed io voglio esser vescovo“.
Qualcuno si permise di interferire, ma egli rettilineo interruppe: “Non c’è possibilità di interpretazione: il Papa si è dichiarato in termini di obbedienza; bisogna obbedire!”.
(Cf. Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, Valsele Tip. 1987, pp.13-15).

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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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Cesare Aureli, 1923 - Statua di S. Alfonso a S. Agata dei Goti davanti al Palazzo Vescovile (foto dal sito web della diocesi per il calendario 2012).

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Bellissima statuetta di S. Alfonso nel Duomo di Castellammare di Stabia (foto del 1988 in occasione della Peregrinatio Alphonsiana).

 

 Leggi la storia di questo particolare momento di S. Alfonso
nella bella biografia “Il Santo del secolo dei lumi”.