I suoi non l’hanno accolto

24. I suoi non l’hanno accolto

Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto (Gv 1,11). In questi giorni del santo Natale san Francesco d’Assisi andava piangendo e sospirando per le vie e per le selve con gemiti inconsolabili. A chi gli chiese il perché, rispose: “Come volete che io non pianga, nel vedere che l’amore non è amato? Vedo un Dio quasi impazzito per amore dell’uomo, e l’uomo così ingrato verso Dio!” Ora, se l’ingratitudine degli uomini affliggeva tanto il cuore di san Francesco, quanto più afflisse il cuore di Gesù! Egli fin da piccolo vide la barbara ingratitudine degli uomini. Egli era venuto sulla terra per accendere il fuoco del divino amore […], e invece gli uomini avrebbero commesso tanti peccati, dopo aver visto tanti segni del suo amore. Tutto ciò, dice san Bernardino da Siena, “gli fece soffrire un dolore infinito”.

Gli uomini, nel vedersi trattati con ingratitudine, provano un dolore insopportabile. Come scrive il beato Simone da Cascia[1], spesso l’ingratitudine fa soffrire l’anima più di qualsiasi dolore fisico che affligge il corpo. Ora quale dolore la nostra ingratitudine avrà recato a Gesù, che era nostro Dio, nel vedere che i suoi benefici e il suo amore gli sarebbero stati ripagati con dispiaceri ed ingiurie! Mi rendono male per bene e odio in cambio di amore (Sal 108,5). Anche adesso Gesù Cristo si lamenta dicendo: Sono un estraneo per i miei fratelli (Sal 68,9), perché vede che da molti uomini non è amato né conosciuto, come se egli non avesse fatto loro alcun bene e non avesse patito niente per loro amore.

Attualmente anche tanti cristiani, che importanza danno all’amore di Gesù Cristo? Il Redentore apparve una volta al beato Enrico Susone in forma di un pellegrino che mendicava di porta in porta un po’ di ospitalità, ma tutti lo scacciavano con ingiurie e villanie. Quanti, purtroppo, fanno lo stesso! Somigliano a coloro di cui parla Giobbe: Dicevano a Dio: allontanati da noi… Eppure egli aveva riempito le loro case di beni (Gb 22,17-18). Anche noi in passato ci siamo uniti a questi ingrati: vogliamo continuare così? No, non se lo merita questo amabile Bambino, che è venuto dal cielo a patire e morire per noi, per farsi da noi amare.

Preghiera

Gesù mio, tu sei disceso dal cielo per farti amare da me ed hai abbracciato una vita di pene e una morte di croce per amor mio, perché io ti accogliessi nel mio cuore. Io invece tante volte ti ho scacciato, dicendo: “Va’ via da me, Signore: non ti voglio”. Se tu non fossi bontà infinita e non avessi dato la vita per perdonarmi, non avrei il coraggio di domandarti il perdono. Ma tu stesso mi offri la pace, dicendo: Convertitevi a me, e io mi rivolgerò a voi (Zc 1,3). Gesù mio, benché io t’abbia offeso, ora intercedi per me: E’ lui la vittima di espiazione per i nostri peccati (1Gv 2,2). Perciò non voglio farti un altro torto: quello di diffidare della tua misericordia.

Io mi pento con tutta l’anima di averti disprezzato, o sommo bene; ricevimi nella tua grazia, per il sangue che hai sparso per me. Mio Redentore e Padre mio, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio (Lc 15,19.21), avendo tante volte rinunziato al tuo amore; ma tu me ne rendi degno con i tuoi meriti. Padre mio, ti ringrazio e ti amo. Il solo pensiero della pazienza con la quale mi hai sopportato per tanti anni, e delle grazie che mi hai dispensato dopo tante offese da parte mia, dovrebbe farmi ardere sempre del tuo amore. Vieni dunque, Gesù mio; vieni ad abitare nel mio povero cuore. Io ti amo e voglio amarti sempre, e tu ricordami l’amore che mi hai portato. Madre mia Maria, aiutami.
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da Novena del Santo Natale, Novena, 7.

M. Schmalzl, Natività di Gesù - Particolare dal Messale 1906 (Raccolta Marrazzo).

[1] Sant’Alfonso lo chiama “Simone da Cassia”, usando il termine latino “Cassia” al posto dell’italiano “Cascia”. Infatti Simone Fidati era nato a Cascia. Nel 1295 entrò nell’Ordine degli Eremiti di sant’Agostino e divenne uno scrittore e predicatore illustre. Scrisse Opus in quattuor Evangelia: Sant’A. cita da quest’opera.