Alvino Francesco redentorista

Fratello Francesco Alvino (1829-1911) – Italia.

Il fratello coadiutore Francesco Alvino nacque il 5 agosto 1829 a Morra Irpina. Professò il 13 agosto 1856, dopo più di 13 anni di prova. Morì per attacco di asma, il 19 gennaio 1911, in Pagani, ove risiedeva da moltissimi anni. Era stato a Materdomini per circa 30 anni.

Di carattere rovente e impetuoso, cercava di dominarsi; ciononostante riusciva ad accattivarsi la stima e l’affetto di tutti. Perfino il P. Generale Raus gli volle tanto bene, e spesso gli accordò di andare a Roma.

A tarda età, fu sorpreso da un male al cuore di natura maligna, e fu sul punto di morire; ma, invocato S. Gerardo, e, al tocco di una sua reliquia, guarì perfettamente.

Morì sereno e tranquillo.

Dagli atti personali.

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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

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Altro Profilo

Fratello Francesco Alvino (= fratello Ciccio)

Nato a Morra de Sanctis (Dioc. S. Angelo dei Lomb. =Prov. Avellino) il 5/8/1829. Prof. 13.8.1856 — + a Pagani 19.1.1911.

“Era un pensionato governativo, appartenente a quei Religiosi perseguitati del 1860. Benché di discreta istruzione, era fornito di qualità speciali, che lo rendevano degno di stima e di rispetto. Anche da vecchio conservava piena capacità con fenomenale attività.

I Superiori lo stimavano al di sopra di ogni dire, per la sua serietà ed attitudine per qualsiasi esigenza.

Per gli ammalati nutriva una cura tutta sua e speciale, conoscendo benissimo molti rimedi empirici e medicine adatte ai diversi mali.
Ogni infermo perciò si affidava a lui con molta fiducia eseguendo le sue cure.
Da giovane era energico e impulsivo e da vecchio non perdé la sua indole forte, risentendosi però molto ad ogni contraddizione.
Il tutto si spiega perché era sonnambulo e destava preoccupazione e ansietà in Comunità, perciò nessuno lo contrariava. Una volta, a Materdomini, stava ammazzando un cavallo, che lo aveva menato a terra in un salto inconsueto… tanto era iracondo!..

A Pagani aveva la cura delle stanze pei forestieri, che teneva pulite e ben preparate. Molte volte le ordinava di notte nel sonno ipnotico.

Era sempre di indole gaia e teneva la ricreazione comune, di dopo pranzo e dopo cena, sempre viva di sorprese umoristiche. Era tanto desiderabile.
La sua morte fu quella dei santi figli di S. Alfonso (F.M.F.).

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da Ricordo di fraterni amici
del P. Francesco Santoli
Tipolitografia Irpina, Lioni 1980

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