Broccoli Federico redentorista

Fratello Federico Broccoli (1856-1912) – Italia.

Fratello Federico Broccoli (1856-1912)

Nacque a Carolei, in provincia di Cosenza, il 9 febbraio 1856. Suo padre era Segretario Comunale. Federico fece le scuole elementari, e non poté proseguire gli studi per mancanza di mezzi. Aveva una bella calligrafia, e scriveva molto correttamente, ed aveva tratti gentili e nobili.

Fatto il servizio militare, si congedò da Caporale Maggiore, e subito pensò di farsi Liguorino, come un suo fratello anche religioso che trovasi trai Frati Minori alla Sanità in Napoli.

Fratello Federico fece la professione il 6 gennaio 1911; e morì il 12 settembre 1912 in Pagani assistito dal Servo di Dio P. Losito.

Negli ultimi giorni prima della morte, era una meraviglia il vedere il P. Losito portarsi spesso a visitare Fratello Federico, e trattenersi in sua compagnia. Nulla voleva che gli fosse mancato; ed era forte nel fare eseguire i suoi ordini a pro dell’ infermo. Da tutti chiedeva conto come la passasse Fratello Federico.

La sera innanzi alla morte, P. Losito disse a Fratello Gennarino: «Vedete chi vuole Fratello Federico dei Padri per ricevere l’ Estrema Unzione.

La mattina del 20 fu estremato dal P. De Ruvo, e ricevette il S. Viatico. Dopo amministrati i Santi Sacramenti, P. Losito si portò da Fratello Federico e gli fece compagnia per lunghe ore.

A mezzogiorno lo si vide all’ improvviso in cucina; e richiesto perché era sceso, rispose: «Tengo appetito, e non voglio dare incomodo». In cucina stessa, all’ impiedi, si tagliò la carne, ma all’istante la lasciò, e se ne andò a letto. Più tardi prese un po’ di latte; e, verso la sera, andò P. Losito a visitarlo; e dopo essersi per parecchio tempo trattenuto, gli diede per due volte l’assoluzione.

La mattina seguente, andato alla sveglia Fratello Gennarino, lo trovò a terra morto e freddo in un lago di sangue. Saputolo il Rettore Padre Losito, nulla disse per allora.

I suoi funerali furono splendidi, perché oltre l’aggregazione in morte alla Congrega della Madonna delle Galline, vi presero parte i due Cleri, quello di Pagani e quello di Acerenza e Matera che si trovava unito al proprio Arcivescovo in Collegio per gli Esercizi Spirituali. I suffragi di Regola furono soddisfatti tutti nel medesimo giorno con 33 Messe.

Finiti i funerali, P. Losito domandò conto di quanto si era fatto, e disse: «Io sono tanto contento, perché è morto con tutti i Sacramenti, ed assistito da me. Io prevedevo tutto in ispirito, perché Fratello Federico ha sofferto, e il Signore l’ ha premiato con fargli avere tutta questa bella assistenza. Beato lui! Requiem aeternam. Son contento di avergli fatto fare la Professione».

Di Fratello Federico vi è di particolare che, quantunque perseguitato e malmenato, di nessuno usò dir male; anzi, ne diceva sempre bene. Soffrì con grande rassegnazione e pace la lunga e fastidiosa infermità di tisi polmonare.

La calunnia
Nel 1908, trovandomi a S. Angelo a Cupolo con Fratello Federico, gli domandai come era andato il fatto della calunnia a Lettere. Ed egli mi pose in carta con la matita quanto segue:

« Molto Reverendo P. Schiavone,
« Per ubbidire a S. R. le accenno il fatto in poche parole. Fui chiamato dal P. Masi, il quale era Prefetto degli Studenti, di prestare una carità ad un tale Studente, che stava da più giorni senza potersi alzare dal letto con dolori viscerali; ed in presenza dei compagni mi prestai ad aiutarlo, adempiendo quel comando che mi venne dato dal Prefetto.
Non passarono che pochi giorni, quando una giornata di sabato, andai io ad aprire la Portineria, ché si presentò la madre di questo tale con un Brigadiere di Carabinieri ed un Pretore; ed inoltratisi nel corridoio, lasciando ognuno indietro, profferì questa parola « Federico »; allora io rimasi, come tale nome profferiva della donna. All’istante si presenta il Brigadiere e mi dice: «Voi cerchiamo». Ebbene, risposi io, se mi volete, andiamo ad avvisare il Superiore; e così fu fatto.
Indi fui condotto alla prigione della Caserma, dove pernottai la notte, e, fatto giorno, partii per il carcere di Gragnano, da Gragnano a Napoli.
«Finalmente, dopo otto mesi di serie informazioni, riconosciuto innocente, fui messo in libertà il giorno della vigilia dell’ Addolorata, e così finì la scena» ( Fr. Federico Broccoli)

Il P. Provinciale Jacovetti scrisse a tutti i Rettori delle Case:

«La Camera di Consiglio ha riconosciuta l’innocenza di Fr. Federico, scagionandolo dall’obbrobiosa macchia. Si faccia un giorno di ricreazione, ed invece del «Qui habitat» si reciti per tre sere il «Magnificat» con tre Gloria Patri a S. Alfonso ed ai nostri Beati.
Abbraccio e benedico V. R. e tutti di Comunità. Aff.mo F.llo in G.C. Emilio Jacovetti »

(La data non si rileva dal pezzetto di cartolina postale, che trovai cestinato tra le carte del P. Popoli )

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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.3 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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Fratello Federico Broccoli (1856-1912), nativo di Carolei in provincia di Cosenza, entrò in grande stima presso i confratelli per aver sopportato e superato - come San Gerardi - una obbrobriosa calunnia, in conseguenza della quale subì circa otto mesi di indagini. Quando fu scagionato, il Padre Provinciale fece cantare il Magnificat e concesse un giorno di ricreazione.
Fratello Federico Broccoli (1856-1912), nativo di Carolei in provincia di Cosenza, entrò in grande stima presso i confratelli per aver sopportato e superato – come San Gerardo – una obbrobriosa calunnia, in conseguenza della quale subì circa otto mesi di indagini. Quando fu scagionato, il Padre Provinciale fece cantare il Magnificat e concesse un giorno di ricreazione.

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