Czarneckyj Mykola redentorista

Beato Mykola Czarneckyj, C.Ss.R. 1884-1959 – Ucraina.

Beato Mykola Czarneckyj, C.Ss.R. 1884-1959 – Ucraina.

Il redentorista Beato Mykola Czarneckyj, 1884-1959, Ucraina, Provincia di Vice-Provincia Ruteniense in Galicia. Grande personalità e vescovo dal 1931, fu arrestato nel 1945 insieme a tutti i vescovi greco-cattolici. Sia durante l’anno di attesa che nel corso del processo subì continue torture ed umiliazioni. Nel 1956 fu scarcerato e riportato a Lviv dove morì nel 1959 a 75 anni. È martire, proclamato Beato dalla Chiesa nel 2001.

Dati ufficiali

  • Cognome = Czarneckyj
  • Nome = Mykola
  • Nazionalità = Ucraina– (Vice-Provincia Ruteniense in Galicia)
  • Nato = 14-Dic-1884
  • Morto = 02-Apr-1959
  • Professione = 16-Set-1920
  • Sacerdote = 02-Ott-1909
  • Vescovo = 08-Feb-1931
  • Beato = 24-Apr-2001

Il beato Nicholas Charnetskyj nacque il 14 dicembre 1884 in Semakivtsi (Ucraina Occidentale). Dopo le scuole elementari e medie, entrò nel Seminario di Stanislaviv. Negli anni 1903-1909 fu alunno del Collegio Ucraino a Roma, dove conseguì il dottorato in teologia presso l’Urbanianum.

Ordinato sacerdote il 2 ottobre 1909, insegnò filosofia e teologia nel Seminario di Stanislaviv. Nel 1919 entrò nella Congregazione del Ss.mo Redentore. Dal 1926 fu missionario fra i greco-cattolici in Volyn.
Nominato, il 16 gennaio 1931 vescovo titolare di Lebed e visitatore apostolico per gli ucraini cattolici della zona di Volyn e Podlachia, fu consacrato l’8 febbraio 1931 nella chiesa di sant’Alfonso a Roma. Espulso da Volyn nel 1939, a seguito dell’occupazione sovietica, si trasferì a Lviv.

Con il passaggio della vice-provincia redentorista ucraina in Polonia, il Beato non abbandonò il popolo e rimase a Lviv. L’11 aprile 1945 fu arrestato insieme a tutti i vescovi greco-cattolici. Sia durante l’anno di attesa che nel corso del processo subì continue torture ed umiliazioni. Condannato inizialmente a cinque anni di detenzione nei campi di lavoro forzato in Siberia, in seguito la pena fu aumentata di altri dieci anni da scontare nei lager perché considerato “agente del Vaticano”.

Durante gli anni di detenzione venne spesso trasferito e sottoposto a continue sofferenze fisiche e morali dovute a lunghi interrogatori e disumane torture. Dal 1945 al 1956, il Beato visse in una trentina di lager e prigioni sovietiche, subendo un totale di 600 ore di torture e di interrogatori. Accettò tutto con eroica pazienza e serenità, pregando per i persecutori e confortando i compagni di lager. In questo tempo riuscì a svolgere clandestinamente la sua attività pastorale.
Le insopportabili condizioni di vita ridussero a tal punto la salute del beato Charnetskyj che nel 1956 fu scarcerato e riportato a Lviv quasi moribondo. Ripresosi inaspettatamente, a Lviv continuò il ministero pastorale, guidando dal suo letto la Chiesa cattolica ucraina nelle catacombe.

Il Beato morì a Lviv il 2 aprile 1959, all’età di 75 anni. E’ sepolto al cimitero di Kulparkiv. Tra i fedeli e le persone che lo hanno conosciuto non si è mai nutrito alcun dubbio che la morte del beato Nicholas Charnetskyj sia stata causata dalle torture subite durante i molti anni di permanenza nei carceri e nei lager sovietici. Fin dall’inizio fu ritenuto vescovo santo e martire della fede cattolica.

La grande fama di santità è testimoniata anche dalle numerose persone che ininterrottamente pregano sulla sua tomba.. Secondo un testimone, “dopo la morte, i medici hanno provato che, prima della sua partenza per la Jugoslavia, al Beato era stata somministrata una sostanza velenosa a lento effetto, affinché la morte risultasse naturale”.

Una breve testimonianza
P. Hr. Shyshkovyè così scriveva in una sua lettera al p. Ryszard Costenoble, Bruxelles, parlando della morte del vescovo Nicholas Charnetskyj:

“La morte di Sua Eccellenza Nicholas Charnetskyj non mi ha causato nessuna tristezza perché questa morte è per noi un grande beneficio. Ha sofferto molto nel corpo, e ancor più nell’anima (letteralmente, nel proprio cuore). Adesso è felice. Per quanto ci riguarda, ora abbiamo un grande amico in cielo. Sono convinto che un giorno sarà canonizzato”.

Profilo tratto da Communicationes n.170,p.2(+4)

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