Ferrazzano Girolamo redentorista

Chierico Girolamo Ferrazzano (1737-1756) – Italia.

Apparteneva ad una delle prime famiglie di Solofra.
Da bambino viveva come un solitario, compiacendosi nel fare gli altarini e le capannucce di Gesù Bambino. A dieci anni vestì l’abito ecclesiastico, poi s’immaginò che il Signore lo chiamasse a vivere da eremita su di una montagna vicina, chiamata S. Angelo. Come il suo protettore S. Girolamo, del quale aveva letto la vita, pensava sempre al giudizio di Dio e all’ eternità.
I Missionari del SS. Redentore che predicavano spesso a Solofra egli li considerava come  altrettanti santi, messaggeri della giustizia e della misericordia di Dio, e ben presto gli venne voglia di seguirli per farsi santo come loro.

A quattordici anni studiava a Vietri la retorica e la filosofia, e si preparava alla vita religiosa con meditazioni e preghiere, comunioni angeliche e mortificazioni da anacoreta: «Il mio cuore traboccava talmente, egli dice, che avrei riempito volumi interi dei miei affetti per Iddio».

Quest’ amore della vita interiore lo fece esitare tra l’ Ordine dei Certosini e l’ Istituto del SS. Redentore, ma si decise per l’ Istituto, per lo zelo apostolico che lo divorava.

Dové lottare due anni coi suoi genitori, che disapprovavano la sua risoluzione, e contro i Padri che non volevano ammetterlo prima che avesse diciotto anni. Lettere, visite, importunità, nulla risparmiò per farsi aprire la porta della Casa di Ciorani prima del tempo stabilito.

Alla fine, a sedici anni, essendo andato da S. Alfonso, ottenne a forza di preghiere, di entrar subito nel noviziato. «Siate fermo, gli disse il santo fondatore, poiché vi predico che avrete dei tremendi assalti». Dopo qualche giorno, fuggiva da Solofra, lasciando sulla tavola un biglietto con queste parole: «Cari genitori, non vi adirate, io sono a Ciorani».
Nel marzo 1754 prese l’ abito. L’ assalto cominciò sull’ istante. Il demonio gli suscitò orribili tentazioni contro la fede; Iddio parve si allontanasse da lui, il padre lo oppresse con visite e lettere, minacciando di ricorrere al Re se non fosse tornato a casa.

Girolamo rispondeva sempre che la sua vocazione, esaminata per due anni, era stata approvata dai suoi confessori, che era, sì, debole di salute, ma ch’era perfettamente curato nel Noviziato, e che in ogni caso se anche fosse morto dopo qualche anno di vita religiosa, ne benedirebbe Iddio. «I giovani morti qui, egli scrive, son tutti morti in odore di santità; si raccolgono perfino gli atti della loro vita, mentre quelli che ho visto morire nel mondo non hanno lasciato reputazione di santità, e nemmeno d’ onestà».
Il padre e la madre, buoni cristiani, finirono coll’ arrendersi ai desideri del figlio, e il giovane nel marzo 1755 fece i suoi voti.

Egli aveva riacquistato la pace e la gioia, ma una nuova prova lo attendeva al principio dei suoi studi. La sua salute si indebolì, e tosto si scorsero sul suo viso emaciato i segni di una prossima fine.
Coraggioso e fervente, Girolamo andò sempre avanti senza darsi pensiero della sua debolezza, fino al momento nel quale i progressi della tisi lo forzarono a fermarsi.
Si adoperarono tutti i mezzi per porre argine al male, ma invano. Avendo il medico consigliato l’aria nativa, il santo fondatore, confidando nella virtù del suo malato, gli comandò di andare a passare un po’ di tempo in famiglia.

Appena arrivato, Girolamo si sentì presso a morire. Senza turbarsi, sempre unito al suo Dio, si preparò lietamente all’ ultimo viaggio. Il 28 Novembre 1756 con gli occhi fissi sul Crocifisso e sull’immagine di Maria, rese la sua bell’ anima a Dio, e S. Alfonso, dopo aver pianto questo giovane di grandi speranze, scrisse, per consolarsi, sul Catalogo dei defunti: «Girolamo Ferrazzano morto da santo».
Aveva 18 anni di età. (Berthe, 642).

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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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Solofra (AV), Piazza San Michele in una stampa del Settecento. - Lo studente chierico Girolamo Ferrazzano, nativo di Solofra, lottò a lungo per la sua vocazione; fuggì di casa lasciando sulla tavola un biglietto: «Cari genitori, non vi adirate, io sono a Ciorani». Ma solo dopo di due anni di vita religiosa morì giovanissimo, a soli 19 anni di età.
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