GESU’ DAVANTI A PILATO ED ERODE

31. GESU’ DAVANTI A PILATO E AD ERODE

I. Fatto giorno, i Giudei conducono Gesù da Pilato, per farlo condannare a morte; ma Pilato lo dichiara innocente: Non trovo nessuna colpa in quest’uomo (Lc 23,4). E per liberarsi dagli insulti dei Giudei che insistevano nel chiedere la morte del Salvatore, lo mandò da Erode. Erode fu molto contento di vedersi condotto davanti Gesù Cristo, perché sperava che egli, per sfuggire alla morte, avrebbe fatto alla sua presenza qualcuno dei tanti prodigi di cui aveva sentito parlare.

Perciò lo interrogò con diverse domande. Ma Gesù tacque e non rispose, perché non voleva essere liberato dalla morte e perché quel malvagio non era degno delle sue risposte.
Allora il re superbo, insieme con la sua corte, lo coprì di disprezzi e lo fece rivestire di una veste bianca per prendersi gioco di lui come di un povero pazzo, e poi lo rimandò a Pilato: Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una veste bianca e lo rimandò a Pilato (Lc 23,11 Vg). […] San Bonaventura commenta: “Lo insultò come un impotente, perché non fece alcun miracolo; come un ignorante, perché non rispose una parola; come uno stupido, perché non si difese”.

O Sapienza eterna, ti mancava quest’altra ignominia, di essere trattato come un pazzo, privo di senno! Ti premeva così tanto la nostra salvezza, che volesti subire per amor nostro ogni vituperio, come aveva predetto Geremia: Porgerà la guancia a chi lo percuote, verrà saziato di umiliazioni (Lam 3,30 Vg). Come hai potuto amare tanto gli uomini, dai quali hai ricevuto soltanto ingratitudini e disprezzi? Purtroppo io sono uno di essi, e ti ho oltraggiato peggio di Erode! Gesù mio, non castigarmi negandomi la tua parola, come hai fatto con lui. […] Non negarmi la voce delle tue ispirazioni, come meriterei per le offese che ti ho fatto. Dimmi cosa vuoi da me e io lo voglio fare con la tua grazia.
II. Dopo che Gesù fu ricondotto da lui, Pilato lo presentò al popolo, per sapere chi volessero liberare per la Pasqua, se Gesù o l’omicida Barabba. Il popolo gridò: Non costui, ma Barabba! (Gv 18,40). Allora Pilato disse: Che farò dunque di Gesù? Tutti gli risposero: Sia crocifisso! (Mt 27,22). Ma che male ha fatto questo innocente?, ripigliò Pilato. E quelli replicarono: Sia crocifisso!
Purtroppo anche al presente la maggior parte degli uomini continua a dire: Non costui, ma Barabba, quando a Gesù preferisce un piacere dei sensi, un punto d’onore, uno sfogo di sdegno. […]
Nella passione del Redentore si avverò la predizione del Salmista: Io sono verme, non uomo, infamia degli uomini e rifiuto del mio popolo (Sal 21,7). Gesù divenne l’obbrobrio e il rifiuto del popolo fino a morire svergognato, giustiziato per mano di carnefici su di un patibolo, come un malfattore in mezzo a due malfattori: E’ stato annoverato tra gli empi (Is 53,12). […] Egli l’ha fatto per mostrarci quanto ci ama e per insegnarci col suo esempio a soffrire in pace i disprezzi e le ingiurie. Cristo patì per voi, scrive san Pietro, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme (1Pt 2,21). […]
 
Gesù mio, alla vista di un Dio disonorato per amor mio, io non so soffrire il minimo disprezzo per amor tuo! Peccatore e superbo che sono! Signore, per i meriti dei disprezzi da te sofferti, dammi la grazia di soffrire con pazienza e con gioia gli affronti e le ingiurie. Propongo, con il tuo aiuto, di non risentirmi più e di accettare con gioia i torti e gli insulti che mi saranno fatti. Anzi, per piacere a te, propongo di beneficare quanto posso chi mi disprezza o, almeno, di parlarne bene e di pregare per loro. Fin da ora ti prego di colmare di grazie tutti coloro dai quali io ho ricevuto qualche ingiuria. Ti amo, bontà infinita e voglio sempre amarti quanto posso. Amen. (Amore delle Anime, VII,7-10)