GESU’ PREVIDE LE SOFFERENZE

25. GESU’ PREVIDE LE SOFFERENZE DELLA SUA PASSIONE

Certamente i martiri patirono grandi dolori e ignominie, ma solo nel tempo del loro martirio. Gesù, invece, soffrì in anticipo tutte le pene della sua passione, poiché già prima ebbe davanti agli occhi l’orrida scena dei tormenti e delle in-giurie che avrebbe ricevuto dagli uomini. Per questo egli disse per bocca del profeta: Ho sempre dinanzi la mia pena (Sal 37,18).
Dio, per la sua bontà verso di noi, di solito non ci fa conoscere in anticipo le prove che incontreremo nel futuro. Se ad un uomo condannato alla forca fosse stato rivelato fin dall’uso della ragione la fine che avrebbe fatto, sarebbe egli capace di vivere allegro? Se Saul, fin dall’inizio del suo regno, avesse visto la spada che l’avrebbe trafitto; se Giuda avesse previsto il capestro che lo avrebbe soffocato, quanto amara sarebbe stata la loro vita!
Ebbene, il nostro amabile Redentore ebbe sempre presenti i flagelli, le spine, la croce, gli oltraggi della sua passione e la morte desolata che avrebbe fatto. Quando vedeva le vittime che venivano sacrificate nel tempio, sapeva che erano fi-gura del sacrificio che lui, Agnello immacolato, avrebbe consumato sull’altare della croce. Quando osservava la città di Gerusalemme, sapeva bene che vi avrebbe lasciato la vita in un mare di dolori e di vituperi. Quando guardava la sua cara Madre, già immaginava di vederla stremata per il dolore ai piedi della croce, vicina a lui moribondo.
Quindi la visione orribile di tanti mali tormentò e afflisse Gesù  prima ancora della sua passione e morte; ed egli accettò e soffrì tutto per amore nostro. […]

A suor Maddalena Orsini, che soffriva da lungo tempo una tribolazione, un giorno apparve Gesù in croce, e la inco-raggiò a soffrirla in pace. La serva di Dio rispose: “Ma tu, Signore, sei stato sulla croce solo per tre ore, mentre io da diversi anni soffro questa pena”. Allora, rimproverandola, Gesù le disse: “Sciocca, che dici? Già prima io soffrii nel cuore quello che poi sopportai sulla croce”.

Caro mio Redentore, alla vista di tanti affanni che tu soffristi per amor mio per tutta la vita, come posso lamentarmi delle croci che mi mandi per il mio bene? Ti ringrazio di avermi redento con tanto amore e con tanto dolore. Tu hai voluto addossarti i nostri mali per animarmi a soffrire con pazienza le pene di questa vita. Signore, fammi spesso presenti i tuoi dolori, affinché io accetti e desideri sempre di patire per amor tuo. (Amore delle Anime, III,2-5)