Gesù, dono del Padre

7. Gesù, dono del Padre

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). L’eterno Padre, donandoci il Figlio come Redentore, come vittima e prez­zo del nostro riscatto, ci ha dato motivi di speranza e di amore, i più forti che poteva darci per indurci alla fiducia e per obbligarci ad amarlo. Donandoci il Figlio, egli non sa e non ha più nulla da donarci. Egli vuole che noi ci avvaliamo di questo immenso dono per guadagnarci la salvezza eterna e ogni grazia di cui abbiamo bisogno. Infatti in Gesù troviamo quan­to possiamo desiderare: troviamo luce, forza, pace, fiducia, amore e gloria eterna; poiché Gesù Cristo è un dono che contiene tutti i doni che noi possiamo cercare e desiderare. Egli non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui? (Rm 8,32). Dal momento che Dio ci ha donato il suo diletto Unigenito, che è la fonte e il tesoro di tutti i beni, perché temere che voglia negarci qualunque grazia noi gli chiediamo?

Cristo Gesù per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione (1Cor 1,30). Dio ci ha donato il Figlio suo affinché per noi ignoranti e ciechi fosse luce e sapienza, per camminare nella via della salvezza; per noi colpevoli fosse giustizia, per aspirare al paradiso; per noi peccatori santificazione, per ottenere la santità; per noi schiavi del demonio, riscatto, per acquistare la liber­tà dei figli di Dio. Insomma, dice l’Apostolo, con Gesù Cristo noi siamo stati fatti ricchi di ogni bene e di ogni grazia, se la domandiamo per i meriti suoi: In lui siete stati arricchiti di tutti i doni,… cosicché non vi manca più nessun dono di grazia (1Cor 1,5-7 Vg). E il dono che Dio ci ha fatto del suo Figlio, è un dono fatto a ciascuno di noi. Egli lo ha donato tutto ad ognu­no come se l’avesse donato soltanto a lui, sicché ognuno di noi può dire: Gesù è tutto mio: mio è il suo corpo e il suo sangue; mia è la sua vita, i suoi dolori, la sua morte; miei sono i suoi meriti. Perciò con san Paolo ciascuno di noi può dire: Mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2,20): il mio Redentore mi ha ama­to e, per l’amore che mi ha portato, si è dato tutto a me!

Preghiera

Dio Eterno, chi mai poteva farci questo dono, che è d’infinito valore, se non tu che sei un Dio d’infinito amore! O mio Creatore, che potevi fare di più per darci fiducia nella tua misericordia e per indurci ad amarti? Signore, io ti ho pagato con l’ingratitudine; ma tu hai detto: Per quelli che amano Dio, tutto concorre al bene (Rm 8,28). Pertanto né il gran numero né l’enormità dei miei peccati devono farmi diffidare della tua bontà, ma voglio che mi servano per umiliarmi di più, quando mi sarà fatto qualche affronto: ben altri affronti e disprezzi merita chi ha avuto l’ardire di offendere te, maestà infinita. Voglio che mi servano per meglio rassegnarmi alle croci che m’invierai e per essere più diligente nel servirti e onorarti, compensando, così, le ingiurie che ti ho fatto.

Voglio ricordarmi sempre, Dio mio, delle amarezze che ti ho dato, solo per lodare la tua mise­ricordia e per accendermi sempre più nell’amore verso di te, che mi sei stato vicino anche quando io ti sfuggivo; che mi hai fatto tanto bene, dopo che io ti ho tanto maltrattato. Signore, vo­glio esserti grato e compensare col mio amore l’ingratitudine del passato. Ma ho bisogno del tuo aiuto: donami la grazia di mettere in pratica il mio proposito. Dio mio, per la tua gloria, fatti amare assai da un peccatore che ti ha offeso assai.

O mia regina Maria, soccorrimi: tu conosc­i la mia debolezza. Fa’ che io mi raccomandi a te ogni volta che il demonio cercherà di separami da Dio. Madre mia, speranza mia, aiutami.

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da Novena del Santo Natale Avvento, 3

Schmalzl M., Crocifisso - Particolare dal Messale 1889 (Raccolta Marrazzo).