Gioia Francesco-Giovanni redentorista

Fratello Francesco Gioia (Giovanni) (1880-1963) – Italia.

Il Fratello Francesco Gioia (Giovanni), alle ore 3,30 del giorno 8 novembre 1963, ci ha lasciato per sempre. La sua bell’anima, purificata dal dolore, abbellita dalla pietà, dalla piena rassegnazione alla volontà di Dio è volata « de cella ad coelum », dalla sua umile celletta alla gloria del cielo.
Nasceva a Ceglie Messapico il 22 giugno 1880. Accettato ad Avellino, dopo un lungo Postulato, entrava nel Noviziato di Lettere sotto la guida amorosa del P. Giuseppe Vitullo di santa memoria. Il 25 dicembre 1914, nel Collegio di Ciorani, si legava a Dio colla Professione Religiosa.
La vita di Fratel Giovanni si può sintetizzare in pietà e laboriosità. Assiduo alla meditazione e alla lettura spirituale; servire con pietà la S. Messa; ricevere con devozione la S. Comunione. E, quando colpito da paralisi non poteva più seguire in tutto la Comunità, pregava in camera oppure si trascinava nella cappella dell’Addolorata.
Questo senso di devozione e di pietà rifulse negli ultimi anni ripetendo frequentemente: « Voglio fare sempre e in tutto la Santa Volontà di Dio! ». Gesù Crocifisso, la Madonna Addolorata sono stati i palpiti più cocenti del suo animo. Ai piedi del Crocifisso aveva scritto: « O Gesù, raccomando il mio passato alla tua misericordia; il mio presente al tuo amore; il mio avvenire alla tua Provvidenza… Sangue di Gesù, salvami… Gesù mio, dammi il tuo amore… ».
Fu laborioso fino alla morte. La chiesa della casa di Avellino conosce quante pietre Fratel Giovanni ha trasportate. Il santuario di S. Gerardo Majella ha raccolto i sudori e le fatiche dell’instancabile Fratello, che attingeva coraggio alla tomba del Santo Confratello. La Basilica di Pagani trovò in Fratel Giovanni un operaio attivo e fattivo accanto ai maestri dell’architettura e dell’arte. Anche la Basilica Pompeiana, nei restauri, vide Fratel Giovanni solerte operaio e soprintendente ai lavori proposto dalla fiducia di Mons. Anastasio Rossi.
Negli ultimi anni, non potendo lavorare più, nella sua cella o sulla terrazza si industriava a incatenare corone.
Amò l’Istituto, e fu osservantissimo delle Regole. Le sue ultime espressioni sono state: « Quanto è bello vivere e morire in Congregazione! ».

S. ALFONSO, anno 1964, pag. 16.
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

Fratello Giovanni Gioia nel 1932, pieno di vitalità, di inventiva e laboriosità. Si dimostrò prezioso in ogni compito che gli veniva affidato.

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Altro profilo

Fr. (Giovanni) Francesco Gioia
di Salvatore e Luisa Colucci.

Nato a Ceglie Messapico (Dioc. di Oria e Prov. Brindisi) il 26.6.1880 = Prof. 25.12.1914 = + a Pagani 8.11.1963.
Itinerario:

  • Nel 1912 sta a Teano postulante. Va a Lettere pel Noviziato (Maestro P. Vitullo G.) giugno 1913, ma a settembre trasferiti a Ciorani, ove fa i Voti, coi F.lli Enrico S. e Basilio F. il g. di Natale.
  • Nel 1914 ad Avellino (coi F.11i Alfonso A. e Vincenzo Rom.). Assiste ai lavori della Nuova Chiesa.
  • Dal 1924 al 1930 a Materdomini (coi F.lli Falanga Ant. e Michele = Gaetano Esposito….)
  • Nel 1930 a Pagani (coi F.lli Rocco, Achille, Peppino, Giuseppiello)
  • Nel 1948 a Pompei (coi F.lli Michele C. e Antonio Samà.)
  • Dal 1955 al 1963 a Pagani (coi F.lli Bernardo, Cesare, Ciccillo..)

“Di origine contadino, era dotato di attitudini singolari per qualsiasi mestiere. Lo dimostrò poi in modo speciale quando, fatto Religioso, gli veniva affidato qualunque ufficio di fiducia, che disimpegnava con straordinaria capacità.
Durante la 1a Guerra mondiale 1915/18 prestò servizio militare nella Croce-Rossa, quale attendente di un alto ufficiale, che lo stimava con deferenza, conoscendolo religioso.
Nel tempo che fu assegnato ad Avellino fu incaricato all’assistenza della fabbrica e degli operai della nuova chiesa. — Si può dire che egli faticasse più di ogni altro operaio –
Tutti i nostri lo ritenevano esperto costruttore. Lo dimostrò pure nella fabbrica dell’ampliamento della chiesa di S. Gerardo in Materdomini. E con maggior competenza nella Basilica di S. Alfonso a Pagani. Dovette pure intervenire fattivamente, per volontà di S. Ecc. il Prelato di Pompei, Mons. Anastasio Rossi, nei grandi lavori del Santuario della Madonna di Pompei, nell’ingrandimento delle due navate laterali ed abside ponendovi sforzi enormi di giorno e di notte. Anche la copertura in rame fu opera del suo ingegno e delle sue cooperazioni operaie.
Soddisfatto vide coronati i suoi sforzi, aumentandosi l’afflusso del popolo fedele pellegrino.
Ammirevole soprattutto il suo passaggio dall’andito alla cucina, al refettorio per servire umilmente i suoi Confratelli, verso i quali ebbe sempre e in tutto sommo rispetto e venerazione.
Ebbe sempre una forza eccezionale, senza soffrire mai una malattia! Ma fu sempre tormentato da una forma psoriasi, che lo tormentò per tutta la vita e gli servì come cilicio continuo…
Passò serenamente la sua vecchiaia, soddisfatto di aver sempre lavorato per la gloria di Dio, aspettando sereno “come il cielo napoletano” la meritata promessa, assicuratagli dalla misericordia infinita del suo caro Dio” (F.M.F.).
Basta ricordare di lui che siamo stati un’intera giornata, girando per Napoli per la scelta, più economica, delle lamiere di rame per la copertura della Basilica di Pompei, senza provare cibo, per non perdere tempo e studiarne la convenienza. Era ostinatamente fattivo e risparmiatore fino al briciolo dell’economia!
Da militare prestava servizio al “Sales” ed anche allora era di sollievo a tutti elevandoli alla Volontà di Dio. D’indole gaia, era una festa passare le comuni ricreazioni in sua compagnia, ma subito sapeva passare al serio, quando incorreva nella responsabilità. Imitava a perfezione il miagolare del gatto. Al “Sales” era capace di smuovere tutto l’ospedale (Medici e Responsabili) con questi rari ritrovati. Ognuno cercava dove fossero i gatti… erano introvabili e nessuno pensava a lui, tanto serio e preoccupato da tante faccende!… e sciagure belliche!…
Degno di ogni nostra considerazione fu la sua attività (fino agli ultimi tempi) per economizzare il tempo incatenando corone di rosari per il duplice bene: fomentarne la recita e la preghiera e raccogliere (come miche cadute da mensa) il guadagno nelle mani del P. Provinciale per una Borsa di Studio pei nostri giovani Missionari, a gocce, a gocce!… Lui beato
Quanto vuoto ha lasciato, dietro a sé, nella nostra Comunità!…
Resta con noi Fratello Giovanni, col tuo abbraccio fraterno e col caldo della tua perenne simpatia!… Hai lavorato nella costruzione di 4 chiese: Avellino, Materdomini, Pagani, Pompei = su ogni pietra c’è il Suo Nome! ..”Benedetto Dio e la Vergine Maria”.

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da Ricordo di fraterni amici
del P. Francesco Santoli
Tipolitografia Irpina, Lioni 1980

Fratello Giovanni Gioia, nativo di terra pugliese, è stato un Fratello Coadiutore di grande spessore: per le sue capacità lavorative, per le sue qualità di religioso e per l'impegno che profondeva in ogni cosa per la gloria di Dio e la salvezza dei fratelli.

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