IL PECCATO MORTALE

6. IL PECCATO MORTALE

Considera come tu, creato da Dio per amarlo, con ingratitudine d’inferno ti sei ribellato a lui, l’hai trattato da nemico, hai disprezzato la sua grazia, la sua amicizia. Sapevi che, con quel peccato, gli davi un grande dispiacere, eppure l’hai fatto!
Chi pecca volta le spalle a Dio, gli manca di rispetto, alza la mano per dargli uno schiaffo, affligge il cuore di Dio: Essi contristarono il suo santo Spirito (Is 63,10). Chi pecca, di fatto dice a Dio: “Allontànati da me, non ti voglio obbedire, non ti voglio servire, non ti voglio riconoscere per mio Signore, non ti voglio accettare come mio Dio. Il mio Dio è quel piacere, quell’interesse, quella vendetta”. Così hai detto nel tuo cuore, quando hai preferito la creatura a Dio.

Santa Maria Maddalena de’ Pazzi non riusciva a credere che un cristiano potesse commettere un peccato mortale ad occhi aperti. E tu che leggi, cosa ne dici? Quanti ne hai commessi? Dio mio, perdonami, abbi pietà di me. Ho offeso te, bontà infinita. Odio i miei peccati. Ti amo e mi pento di averti ingiuriato a torto, o Dio mio, degno d’infinito amore.
Quando peccavi, Dio ti diceva: “Figlio, io sono il tuo Dio, che ti ho creato dal nulla e ti ho ricomprato con il mio sangue. Io ti proibisco di far questo peccato sotto pena della mia disgrazia”. Ma tu, peccando, dicesti a Dio: “Signore, io non voglio obbedirti, voglio prendermi questa soddisfazione, e non m’importa se ti dispiace e se perdo la tua grazia”.

Mio Dio, io ho fatto proprio così non una, ma più volte. Come hai potuto sopportarmi? Oh, fossi morto prima di averti offeso! Ora non voglio più disgustarti, ma ti voglio amare, o bontà infinita. Dammi la perseveranza. Dammi il tuo santo amore.
(da Massime Eterne, III, 1-2)