La misericordia salva fondazione di Deliceto. 1751

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14. La misericordia salva fondazione di Deliceto. 1751.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

14. La misericordia salva fondazione di Deliceto. 1751.

♦ Ritrovandosi il Re Carlo, verso la fine di gennaio del 1751 nella caccia di Tremoleto, in tenimento della medesima Terra d’Iliceto, vedendo di lontano la nostra Casa, che sta sopra un rialto, richiese ad un Cavaliere: “Cosa è quel Castello?” – “È una Casa dei Missionari del P. Liguori”, disse il Cavaliere; ma preoccupato anch’esso della vantaggiosa eredità, soggiunse: “Ed hanno avuta la piena; hanno ereditato nientemeno, che sessantamila, e più ducati!”.
♦ Ferì il cuore del Re questa notizia: “Anche questi fanno come gli altri: non ancora sono nati, e si veggono questi acquisti?”. Disgustato, anzi offeso per questa creduta eredità, la sentiva male per i Missionari, e per la Congregazione, supponendo non dissimili acquisti anche in altre Case.
Il disgusto del Re subito si fece noto in tutta la Corte; ne di altro si parlava, ma con dente amaro, che degli acquisti dei Missionari, e della certa soppressione. Subito fu dispacciato ai rispettivi Presidi, ove si avevano delle Case, volendosi sapere quali acquisti si erano fatti, e quanto fosse la rendita di ciascuna Casa.
♦ Un turbine così inaspettato, fu tremuoto che smosse tutta la Congregazione. Alfonso non si smosse, ed uniformato, disse ai suoi: “Il Signore vuol tirare avanti la Congregazione, non con applausi, e protezioni di Principi, e di Monarchi, ma con disprezzi, povertà, miserie, e persecuzioni; quando mai si è veduto, che le opere di Dio si sono cominciate con applauso? S. Ignazio allora era contento quando aveva nuove di persecuzioni, e travagli”.
♦ Fidato nell’integrità di sua coscienza, si porta in Napoli, sicuro della protezione, e della pietà del Monarca. Non fu però così presto calmata la tempesta, com’ei la credeva. Troppo prevenuto era il Ministero a danno dell’Opera, e dei nuovi Missionari. Enfaticamente non si parlava da per tutto che di fondi e di tenute acquistate, né si sapeva quali, e quanti fossero i fruttati.
Alfonso ricorse per primo alla protezione di Dio, che mai non manca. Si strinse colla santa mortificazione, flagellandosi doppiamente, caricando il corpo di cilizi, ed animò i suoi alla preghiera, ed alla penitenza… Si accrebbero le limosine; e si offrirono a Dio molte messe…
Il Re, persuaso dell’integrità di Alfonso, rasserenato il suo cuore dalle rispettive relazioni, disse al Marchese Brancone, che Alfonso istesso avesse anch’egli riferito quali stabili si avevano, e quale la rendita di ciascuna Casa.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Secondo, Cap. XXXVII). 

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Alfonso, uniformato alla volontà di Dio, disse ai suoi: “Il Signore vuol tirare avanti la Congregazione, non con applausi, e protezioni di Principi, e di Monarchi, ma con disprezzi, povertà, miserie, e persecuzioni; quando mai si è veduto, che le opere di Dio si sono cominciate con applauso?”.