La testimonianza dei martiri

24. La testimonianza dei martiri 
Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno… (Mt 5,11).

 

Senza dubbio i martiri conseguirono la corona del martirio principalmente in virtù della grazia donata loro da Gesù Cristo, che diede loro la forza di disprezzare le promesse e le minacce dei tiranni, e di sostenere i tormenti fino al sacrificio della vita. Sicché i loro meriti, come scrive sant’Agostino, furono doni della grazia che Dio comunicò loro per sua bontà. Ma i santi martiri, da parte loro, cooperarono con la grazia per ottenere la vittoria. […]

Grandi dunque furono i meriti dei martiri, perché grandi ed eroiche furono le virtù che esercitarono nel loro martirio. […] Anzitutto i martiri avevano una grande fede in Dio e un grande attaccamento alle verità di fede. Essi seppero rifiutare la religione dei pagani, che adoravano molti dèi, pieni di passioni e di vizi. […]

La testimonianza dei martiri rafforzava la fede dei cristiani. I martiri erano uomini e donne di ogni età e condizione: vecchi e fanciulli, nobili e plebei, ricchi e poveri, dotti e ignoranti, sposati e celibi. Essi rinunciavano alla patria, ai parenti, alle dignità e a tutti i loro beni, e affrontavano le torture e la morte più terribili non solo con coraggio, ma addirittura con gioia, ringraziamento Dio, che dava loro la forza di patire e morire per amor suo. San Giustino martire confessava che proprio la testimonianza dei martiri l’aveva spinto ad abbracciare la fede cristiana.

Ciò che dava ai martiri tanto coraggio per soffrire era il desiderio di giungere presto a conseguire le promesse fatte dal Cristo ai suoi fedeli: Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno… Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,11-12). Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli (Mt 10,32).

Ma il grande coraggio e il desiderio di morire dei martiri derivava soprattutto dal loro ardente amore per Gesù Cristo, re dei martiri, il quale ha voluto morire nel dolore e nella desolazione della croce per amore nostro, come ci assicura san Paolo: Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi (Ef 5,2). Questo amore li faceva andare lieti a patire e a morire per Cristo, tanto che provocavano i carnefici perché aumentassero i tormenti: così essi avrebbero potuto mostrarsi più grati verso Colui che era morto per loro amore. […]

Grazie alla testimonianza dei martiri, in soli tre secoli la terra si riempì di cristiani, come scrivono san Giustino e sant’Ireneo. […] Plinio, nella sua celebre lettera all’imperatore Traiano, scrisse che la fede cristiana si era dilatata al punto che i templi degli dèi erano quasi abbandonati e non vi si vedeva più offrire vittime agli idoli. […]

Nel giorno del giudizio finale grande sarà la confusione dei tiranni e dei persecutori della fede nel vedere i martiri, da loro un tempo scherniti e straziati! Allora essi appariranno nella gloria, cantando la grandezza di Dio, e saranno strumenti della vendetta divina: Le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani, per compiere la vendetta tra i popoli e punire le genti, per stringere in catene i loro capi, i loro nobili in ceppi di ferro (Sal 149,6).
Allora, per la potestà giudiziaria donata loro da Dio, i martiri condanneranno i Neroni, i Domiziani e tutti i loro nemici ad essere gettati a piangere eternamente nel profondo dell’inferno, secondo quanto si legge nel Vangelo di Matteo: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti (Mt 22,13).
In quel giorno di giustizia grande sarà anche la disperazione di tanti cristiani morti in peccato, nel vedere tanti martiri che, per non perdere Dio, hanno preferito essere spogliati di tutto e soffrire i più atroci tormenti; mentre essi, per non cedere ad un puntiglio, o per guadagnare un vile interesse, o per non astenersi da un piacere disonesto, hanno disprezzato la grazia divina, e così si sono perduti in eterno!
(da Vittorie dei Martiri, I, 2-3.8-10.17-18).