La visione mariologica di S.Alfonso

La visione mariologica di sant’Alfonso
Studio sulle opere del Santo

 

  • Le Glorie di Maria
  • Un cristiano non può non essere mariano
  • Lodare la Vergine e farle onore
  • Predicare la salvezza per mezzo di Maria
  • Madre della Misericordia
  • Mediatrice di grazia
  • La Madre del Redentore
  • Conclusione

 A cominciare dalla seconda metà del sec. XVII la storia della mariologia registra momenti di sviluppo e, secondo alcuni, espressioni di crisi o di rallentamento. Dopo anni di palese aridità, nel Meridione d’Italia, e propriamente a Napoli, si registrò una fervida spinta per il rilancio di una mariologia, concepita come manifestazione delle ragioni più pure della gente semplice e come sfida ai veti della più fredda critica razionalistica.

La vita di S. Alfonso si è svolta nel segno di Maria. (Dipinto di Alessandro Licata)

Le Glorie di Maria
Don Giuseppe De Luca considera il 1750 una delle date più importanti nella storia del culto di Maria perché nell’autunno di quell’anno il 12 ottobre una Tipografia di Napoli pubblicava per la prima volta Le Glorie di Maria: un libro che “ha creato una tenerezza nuova, più struggente e più insaziabile nei fedeli” (1). L’autore è sant’Alfonso M. de Liguori che “ha detto e fatto dire a milioni di anime le parole più alte e più dolci alla Madonna e sulla Madonna” (2).
Per questa sua prima grande opera sant’Alfonso studiò per circa vent’anni, attingendo dai SS. Padri e dagli antichi scrittori ecclesiastici tutto ciò che era trasmesso vivamente nella Chiesa sul culto della Vergine. Molte pagine di questo aureo libro hanno un sapore squisitamente autobiografico ed il valore di una evangelizzazione fatta insieme alla Madonna. L’autore iniziò a scriverlo nel 1734 a Villa Liberi e lo terminò a Ciorani (SA) nel 1750. Egli desiderava che il libro “servisse a tutti per la lettura, ma giovasse specialmente ai sacerdoti” (3).

Nella corrispondenza con i tipografi l’autore confidava il suo parere e l’indice di gradimento. In una sua lettera del 5 luglio 1759 affermava: “Quest’operetta è la più faticata e la più applaudita e come scrissi, già a Napoli, sinora se ne sono fatte tre edizioni”. Nella metropoli partenopea 1′ accoglienza fu grande come ci attesta lo stesso scrittore: “Qui a Napoli, quello della Madonna già è stato stampato più volte, ed è piaciuto universalmente a tutti” (4).
Il libro fu sottoposto ad una meticolosa revisione dalle autorità regie ed ecclesiastiche che non risparmiarono all’attento scrittore contrarietà e sofferenze.
Le edizioni fino ai giorni nostri sono più di mille e nessun libro è stato tanto letto particolarmente nell’Ottocento. Le Glorie di Maria, pubblicate un secolo prima dell’edizione francese (1843) ed italiana (1858) del Trattato della vera devozione a Maria di S. Luigi M. Grignion de Montfort (m. 1716), è stato “il termometro spirituale delle anime” e “il Codice di salutare fiducia”.
Anche nel nostro tempo, fatte poche eccezioni, l’apprezzamento si arricchisce di note sempre più intense. Per G. De luca Le Glorie di Maria è l’ultimo grande libro europeo scritto in gloria di Maria, per G. Roschini è il più bel libro scritto in italiano sulla Madonna, per i contemporanei è il volume mariano best‑seller in assoluto, ed un capolavoro in cui “Maria viene presentata come persona vivente nella nostra vita ed in quella di tutta la Chiesa” (5).

Il libro è composto di due parti: nella prima è commentata in dieci capitoli l’antifona liturgica della Salve Regina nella seconda parte sono illustrate le principali feste della Madonna, i sette dolori, le sue virtù e gli ossequi di devozione con le loro pratiche verso la Madonna.
La visione mariana di sant’Alfonso non è ristretta solamente a questo libro. Ben si sa che tutto il messaggio è cesellato da riferimenti, preghiere e continuo affidamento alla Madonna. Non è iperbole dire che siamo di fronte ad una miniera mariana. Abbiamo la percezione che come nel messaggio biblico Dio è il Vivente così in tutta l’opera alfonsiana la Madonna personifica l’Eccomi evangelico: è affabilmente presente e dà vigore e sostegno all’insegnamento del S. Dottore.
A Lei sant’Alfonso non poteva non dedicare le ore più impegnative della giornata con le assidue Visite di cui ci ha tramandato gli accenti del cuore  (6). Alla Madonna ha dedicato poesie e canti? che sulle labbra di tutti si mutano in allegria dello spirito e in ardente implorazione. È necessario perciò attingere a questa ricca documentazione letteraria e all’esperienza di vita vissuta intensamente dal Santo per profilare in modo completo l’approccio alfonsiano al mistero di Maria (7). 

Un cristiano non può non essere mariano
Questa espressione di Paolo VI non ci può sfuggire pensando a sant’Alfonso, che può essere assunto come tipo di un cristiano guidato dalla Madonna alla santità.
È difficile separare l’amore di sant’Alfonso per Gesù Cristo da quello per la Madonna. I suoi biografi ci fanno assistere a una “bella gara di amore tra Alfonso e Maria! Alfonso fu tutto tenerezza nell’onorare, e nell’amare la Santissima Vergine; Maria dal suo canto spiegò le finezze dell’amor suo per Alfonso. Questo Santo si distinse mirabilmente per la divozione verso Maria; Maria esaltò in modo singolare la missione di lui” (8).
Il parco Miradois di Capodimonte in Napoli (1708), la chiesetta della Madonna della Mercede (1723), l’Icona Vetere in Foggia (1732‑1738), Aiello (1738), gli ultimi anni nella casa di Pagani sono occasioni mariane riempite dalla ricca sua interiorità (9).

Nel 1730 sant’Alfonso per la prima volta andò a Scala (SA). Secondo una ininterrotta tradizione locale sant’Alfonso avrebbe visto e parlato con la Madonna in una Grotta, che d’allora è meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera. Circa un anno prima della sua morte ad un suo confratello il santo personalmente confidò: “…quando ero giovane ci parlavo spesso con la Madonna, mi consigliavo per tutte le cose della Congregazione” (10).
Sant’Alfonso non ha avuto esitazione ad affidare alla Vergine la sua vita aiutando i più semplici e i deboli a vincere l’indifferenza delle mente e l’aridità del cuore. Ha scritto e parlato con l’affetto di un santo con toni altissimi: “Ogni parola è verità non soltanto nell’ordine logico e teologico, ma nell’ordine del sentimento e della persuasione”. In questo modo “il Santo aiuta a vivere non tanto da buon cristiano quanto da cristiano amico e seguace della perfezione… Pochi reggono al confronto con sant’Alfonso in questo prodigioso invito alla perfezione, soprattutto tra gli umili” (11) . In molte parti dei suoi scritti sant’Alfonso insiste che un cristiano vero che vuole essere santo deve essere un fedele di Maria e non esita a dire che “si fa mal prognostico di chi vive abitualmente alieno dalla devozione della gran madre di Dio Maria” e che saremmo tremendamente “poveri” se non avessimo avuto la Madonna per Madre (12).
La misura poi della santità è racchiusa nell’amore verso di Lei che deve avere una caratteristica che egli chiede nella preghiera: “È ragione dunque, Madre mia amabilissima, che io vi ami; ma non mi contento di amarvi, io desidero prima in terra e poi in cielo di essere il primo dopo Dio ad amarvi” (13). 

Maria, aiuto e difesa del cristiano (Dipinto nella chiesa di Atella-PZ).

Lodare la Vergine e farle onore
Il libro de Le Glorie di Maria è presentato da sant’Alfonso alla Madonna come dono tutto d’amore. Le ragioni escono spontanee dall’animo del Santo: “Voi ben sapete ch’io dopo Gesù in Voi ho posto tutta la mia speranza, poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia vocazione a lasciare il mondo e quante altre grazie ho ricevuto da Dio, tutte le riconosco donatemi per vostro mezzo” (14). Nella Novena del Natale pregando la Madonna le dice: “O Maria, voi mi avete fatto trovare Dio” (15).
Il Liguori vuol lodare la Madonna in ogni modo perché è certo del piacere che reca a Gesù “chi cerca di glorificare la vostra santissima Madre che tanto voi amate e tanto desiderate di vederla amata e onorata da tutti” (16).
Come ricompensa chiede al Signore un grande amore alla Madonna e ai fedeli la carità di pregare la Madonna per ottenergli una grande confidenza nella sua protezione.

Nel suo epistolario è più vivo e personale l’ammonimento: “Orsù è tempo di amare Maria da oggi avanti, d’altra maniera” (17).
L’invito è rivolto a tutti ed in modo risoluto: “Troppo scarso deve supporsi essere l’amore di coloro che si vantano amanti di Maria e poi poco pensano a parlarne e farla amare anche dagli altri” (18). La sua esperienza pastorale e missionaria è vivificata fortemente dalla presenza della Madonna. Trasmetto alcune testimonianze più significative.
Nella relazione sullo stato della sua Diocesi di Sant’Agata dei Goti (1762‑1775) così scriveva alla S. Congregazione del Concilio: “A tempore mese promotionis ubique a parochis promoventur exercitium orationis mentalis in missis matutinis et cultus B. Mariae Virginis maxime sabbato cujuslibet hebdomadae“. La venerazione alla Vergine veniva proposto in vario modo: “omni die sabbati, dummodo aegra valetudine non detinear, in laudem Deiparae Virginis Mariae sermocinari soleo, ut ita magis magisque in Christi fidelium cordibus devotionis fervor augeatur” (19). 

La Madonna del Buon Consiglio: una immagine cara a S. Alfonso e a tutti i redentoristi (Dipinto nel monastero O.SS.R. di S.Agata dei Goti).

Ai parroci, confessori e preti della diocesi esprimeva il desiderio che una volta la settimana, nel sabbato o nella domenica, facessero un sermoncino, per se stessi o per mezzo di altri circa la devozione verso Maria Santissima. Negli Esercizi spirituali prescriveva che si facesse la predica di Maria SS.ma, specialmente per i preti “essendo questo il discorso di maggior frutto di tutti gli altri; giacché senza la devozione verso Maria è moralmente impossibile che un sacerdote sia un buon sacerdote” (20). Ai suoi congregati scriveva: “procurate che ogni sabato si faccia la predica della Madonna e che si faccia sempre questa predica in tutte le missioni” (21).
Il Rosario è inserito organicamente nella struttura della Missione alfonsiana perché “molto conferisce al profitto della Missione”. Il Rosario per il Santo Dottore non consiste nello sgranellare alcune Ave Maria tutto d’un fiato ma è contemplazione del Mistero di Cristo che deve far “riflettere”, “convertire” e “pregare con perseveranza”. Il Santo missionario in una sua operetta ne illustra la metodologia che prevede l’esposizione del Mistero, una breve “considerazione”, una “moralità”, ed una “preghiera” (22).
La predica della Madonna nelle missioni doveva essere fatta immediatamente dopo quella dell’Inferno parlando principalmente della confidenza che dobbiamo avere nella protezione di questa divina Madre. La conversione di una persona dipende, secondo il Santo, dalla buona volontà e dalla confidenza grande in Maria, che è il segno più grande della misericordia di Dio per gli uomini.

Al Liguori piace assai l’appellativo di avvocata e non ha paura di aggiungervi gli aggettivi “potente”, “pietosa”, “che desidera salvare tutti”. La potenza non è una prerogativa prestigiosa per la Vergine. Lei è potente a beneficio degli altri: “non v’è alcuno, quantunque scellerato, che Maria non possa salvarlo con la sua intercessione”. La Madonna è madre che non abbandona chi a lei ricorre, anzi ella stessa va cercando i suoi figli in pericolo di perdersi” (23).
Perciò sant’Alfonso non si è mai stancato di raccomandare sempre la devozione della Madonna per chi si vuole salvare. Egli è convinto che “questa beata Vergine è così grande e sublime, che quanto più si loda tanto più resta a lodarla” (24). Con sant’Agostino ribadisce che “quanto noi diciamo in lode di Maria tutto è poco a quel ch’ella si merita per la sua dignità di Madre di Dio” (25).
Non ci sono dubbi per questo autorevole mariologo napoletano che l’invocazione e la lode di Maria è un bene per coloro che l’onorano: “Il nome di questa vergine Maria è gioia al cuore, miele alla bocca, melodia all’orecchio dei suoi devoti. E la meraviglia di questo gran nome è che mille volte inteso dagli amanti di Maria, sempre si ascolta come nuovo”. Inoltre Egli dice che il pronunziare col cuore il nome di Maria è un segno certo di salvezza: “Siccome il respirare è segno di vita, così il nominare spesso il nome di Maria è segno o di vivere già nella divina grazia o che presto verrà la grazia” (26). È sua anche l’espressione: “quando si sente parlare della Madonna, ti senti allargare il cuore” (27).
Come si può notare, in tutte le espressioni mariane dell’animo di sant’Alfonso non prevale alcuna enfasi emotiva perché mai è stata anteposta la Madonna a Dio o a Gesù Cristo come ha avuto la schiettezza di scrivere Egli stesso in una lettera inviata alle Monache Benedettine di Polignano: “il maggior gusto poi che possiate dare a Maria, è amare Gesù Cristo” (28).

Per sant’Alfonso “è impossibile che si danni un divoto di Maria, che fedelmente l’ossequia e a lei si raccomanda” (29), perché glorificando Lei, più facilmente si avvicina a Gesù Salvatore.
Leggendo il n. 54 della Lumen Gentium affiora alla mente quello che scriveva don G. De Luca: “Sant’Alfonso ha voluto che ogni cuore pensasse e ogni lingua dicesse di lei tutto quello che si può dire, restando al di qua di Dio ma sempre molto vicino a Dio” (30).
In questa ottica penso che il titolo del libro Le Glorie di Maria non debba meravigliare o destare apprensione.
Sant’Alfonso stesso scrive che “solo Dio conosce la grandezza di Maria” (31), nella sua totalità. Noi dalla Rivelazione abbiamo appreso la parte e le prerogative della partecipazione della Vergine nell’economia della salvezza. Se “ogni uomo è la gloria del Dio vivente”, la Madonna esprime eminentemente i doni di Dio in Lei perché è la “piena di grazia”. Perciò l’opera alfonsiana “ha il sostegno del teologo, la salvaguardia di un Santo, l’esperienza di un mistico, la pratica di anime che può avere un gran missionario e un buon Vescovo” (32).

L’ultima parte delle Glorie di Maria cela una nota autobiografica con forte carica di attrazione. Ciò che ivi è scritto è stato riformulato dai suoi primi seguaci e riportato nella Regola di Vita dei Redentoristi che ne hanno tramandato lo spirito ed il contenuto nelle loro missioni. La recita dell’Ave Maria all’inizio e al termine di ogni azione, al suono dell’orologio, nell’uscire e nell’entrare di casa, l’onorare ogni immagine della Madonna che s’incontra nelle strade, la celebrazione delle novene della Madonna, la recita del Rosario, il digiuno nel giorno del sabato, le visite alle chiese dedicate alla Vergine, il parlare della Madonna sono gesti graditi alla Madre di Dio a condizione che siano offerti con cuore puro e con perseveranza. Celebrare Maria significa proporsi uno stile di vita simile al suo che può arricchirsi gradualmente in ogni festa della Madonna di qualche “virtù speciale di Maria più adatta al mistero, come per esempio nella festa della Concezione la purità d’intenzione; nella Nascita la rinnovazione dello spirito, coll’uscire dalla tiepidezza; nella Presentazione il distacco da qualche cosa, a cui più ci sentiamo attaccati; nell’Annunciazione l’umiltà con sopportare i disprezzi ecc., nella Visitazione la carità col prossimo, facendone elemosine, ecc.; nella Purificazione l’ubbidienza ai superiori; e finalmente nell’Assunzione praticare il distacco e far tutto per apparecchio alla morte adattandosi a vivere come ogni giorno fosse l’ultimo della Vita” (33). 

Predicare la salvezza per mezzo di Maria
Il padre Berthe Agstino ha dedicato alle Glorie di Maria il cap. II del libro III della sua biografia su sant’Alfonso. Egli sostiene che forse è più necessario nel nostro tempo che nel secolo XVIII annunciare la salvezza per mezzo di Maria perché nel mondo contemporaneo ci sono persone più refrattarie alla conversione e che soltanto miracoli di misericordia possono condurre a Dio. Egli con energia afferma che “per ritrarre con verità sant’Alfonso bisogna farne il Dottore della salute delle anime ma della salute per mezzo di Maria Santissima ” (34). Per renderci consapevoli di questa affermazione percorreremo velocemente le pagine più significative delle opere alfonsiane e delle Glorie di Maria raggruppando le nostre riflessioni intorno a due affermazioni: La Madonna è madre della misericordia; La Madonna è madre del Redentore. 

Spes nostra, salve! Maria nostra speranza (disegno di S. Alfonso - Museo alfonsiano - Pagani)

Madre della Misericordia
Per suffragare 1’autenticità alfonsiana di questa espressione ci rifacciamo a vari passi degli scritti e preghiere del Santo. Per dare spiegazione del contenuto ci riferiamo soprattutto alle Glorie di Maria.
“Protestanti e giansenisti, scrive don G. De Luca, ci avevano istillato mille scrupoli e mille esitazioni che a nostro malgrado non riuscivamo a vincere. Non si poteva più tornare al candore miracoloso con cui si era amata la Madonna nei secoli antecedenti. Si aveva come un ritegno, una cautela, una paura. Sant’Alfonso, con la sua dottrina di teologo e di formidabile teologo; con la sua fiammante e ardente anima di devoto incomparabile; col suo genio di scrittore popolare, ha spazzato via gran parte di quelle esitazioni, ha ricondotto l’anima cristiana dinanzi a Maria, a quella felice libertà dell’amore… ” (35).
In una visita a Maria sant’ Alfonso così si esprime: “Tutta simile al suo Figlio Gesù è la sua madre Maria che, essendo madre di misericordia, allora gode quando soccorre e consola i miserabili ” (36).
La misericordia è la forma più alta dell’amore, che trova nel cuore di una mamma la sorgente più naturale. In piena conformità ai Dottori della Chiesa (63) il Santo ci tramanda le loro testimonianze da lui condivise: Maria “si chiama madre di misericordia perché la pietà che conserva per noi, fa che ci ami e ci soccorra” (S. Bernardo)… “L’amore di tutte le madri insieme non giunge all’amore che Maria porta ad un solo suo devoto (P. Nierembergh)… “La gran carità che regna nel cuore di Maria verso tutti, l’obbliga ad aprire a tutti il seno della misericordia (San Bernardo)… “Maria è piena di tanta misericordia che deve chiamarsi la stessa misericordia” (S. Leone) (37). 

Secondo sant’Alfonso la misericordia della Madonna si esprime attraverso la preghiera: “Le preghiere de’ santi presso Dio sono preghiere di amici, male preghiere di Maria sono preghiere di madre… Se dunque vogliamo salvarci, raccomandiamoci a Maria, acciocché preghi per noi; perché le sue preghiere sono sempre esaudite” ed ottengono il perdono dei peccati, la santa perseveranza, l’amor di Dio, la buona morte, il paradiso” (38). Il Santo approfondisce questa sua convinzione nell’aureo libro delle Glorie di Maria affermando sin dall’introduzione che “dal predicare Maria e la confidenza nella sua intercessione dipende la salute di tutti”.
È chiaro per il Santo che non è la Madonna che salva: Lei intercede, prega ed ottiene la salvezza per coloro che confidano in Lei. L’autore inoltre chiarisce preliminarmente il suo dizionario: “chiamando Maria mediatrice ho inteso chiamarla tale solo come mediatrice di grazia a differenza di Gesù Cristo che è il primo e l’unico Mediatore. Chiamando Maria onnipotente ho inteso chiamarla tale in quanto ella come Madre di Dio ottiene da lui con le sue preghiere quanto domanda… poiché né di questo né di altro attributo divino può essere mai capace una creatura qual è Maria. Chiamando Maria nostra speranza ho inteso chiamarla tale, perché tutte le grazie, come tiene S. Bernardo, passano per le sue mani” (39). 

Il nucleo intorno al quale gira tutto il contenuto del libro è il capitolo V ove sant’Alfonso riassume tutta la tradizione cattolica sulla Mediazione della Madonna nella sua famosa tesi: abbiamo bisogno dell’intercessione di Maria per salvare”’ (40). 
Il Santo, che è il Dottore della preghiera, non poteva non coinvolgere la preghiera della Madonna nell’opera della Redenzione.
Tutto il suo discorso è una risposta franca ma vera a quanto aveva detto L. Muratori nella Regolata Devozione (1747) e alle espressioni di luterani ed altri nei confronti della Salve Regina definita “un tessuto di errori e d’empietà” e “un insulto all’unico Mediatore”. Appassionato ugualmente ed intensamente di Gesù e di Maria sant’Alfonso si preoccupa di non offuscare l’uno per innalzare l’altro ed afferma rifacendosi a san Bernardo: “Non pensi di oscurare le glorie del figlio chi molto loda la madre; quando più si onora la madre tanto più si onora il figlio”. E continua il suo pensiero scrivendo: per mezzo di Gesù Cristo “è stata data tanta autorità a Maria di essere la mediatrice della nostra salute, non già mediatrice di giustizia ma di grazia e d’intercessione” (41).
Il Liguori pone una distinzione sostanziale tra la mediazione di giustizia propria di Gesù Cristo, che è meritoria e salva, e la mediazione della Madonna che è grazia, un dono ricevuto da Dio per gli altri e che consiste nella preghiera.

Tra l’altro l’intercessione di Maria non è assolutamente ma moralmente necessaria. In altre parole Dio può ma non vuole concederci le grazie senza l’intercessione della Madonna. Né bisogna pensare che sia la Madonna a ritenere necessaria la sua preghiera. Il nostro autore condividendo fortemente il pensiero di san Bernardo, asserisce che la necessità dell’intercessione della Vergine “nasce dalla volontà di Dio il quale vuole che tutte le grazie che Egli dispensa passino per le mani di Maria” (42) e non ha paura di ribattere l’opinione di un anonimo contestatore col dire “Dio così vuol onorare questa sua diletta, che tanto l’ha onorato in sua vita” (43).
Inoltre Egli scrive: “Maria non è che una pura creatura e che quanto ottiene tutto riceve graziosamente da Dio… l’ottiene per i meriti di Gesù Cristo e perché prega e lo domanda in nome di Gesù Cristo. Quante grazie noi cerchiamo tutte le abbiamo per mezzo della sua intercessione” (44). Perciò anche sant’Alfonso afferma che chi ripone la sua speranza nella creatura indipendentemente da Dio certamente sbaglia perché la creatura senza Dio non ha niente né può dare niente (45).
A liberare i cuori da ogni dubbio inoculato dalle tesi riduttive dei giansenisti sant’Alfonso afferma: “I santi non hanno inteso dire soltanto che da Maria abbiamo ricevuto Gesù Cristo che è il fonte di ogni bene ..  ma ben anche ci assicurano che Dio, dopo averci donato Gesù Cristo vuole che tutte le grazie che si sono dispensate e si dispenseranno agli uomini fino alla fine del mondo per i meriti di Gesù Cristo tutte si dispensano per mano e intercessione di Maria” (46). E spiega all’anonimo Pritanio un passo di S. Bernardo nel quale è detto che Maria ha ricevuto “la pienezza di Dio” perché ha ricevuto in sé Gesù Cristo fonte di tutte le grazie ed “un’altra pienezza, che è la pienezza delle grazie, per dispensarle di mano sua a tutti gli uomini, come mediatrice di essi appresso Dio” (47). L’intercessione della Madonna per sant’Alfonso infine “non è solamente utile ma necessaria” nel senso che “non mai si troverà Gesù se non con Maria e per mezzo di Maria. Indarno cerca Gesù chi non cerca di trovarlo insieme con Maria” (48). 

L'immagine di Maria della Icona Vetere di Foggia nella ricostruzione pittorica fatta fare da S. Alfonso (foto Marrazzo).

Mediatrice di grazia
L’elezione della Madonna da parte di Dio a Mediatrice di grazia giustifica tutti gli altri titoli attribuitele nella Salve Regina.
La Madonna è Regina perché usa pietà e provvidenza verso i poveri, è Madre e Vita nostra perché ci ottiene la grazia che è vita dell’anima. Dio l’esaudisce perché l’ama immensamente (49). Le preghiere di Maria esercitano presso Dio una grande forza e sono l’espressione della sua ricchezza spirituale e della pienezza di misericordia che sono nel suo cuore materno. Tutti possono fare l’esperienza della dolcezza materna della Madonna e garantire la loro salvezza.

Sant’Alfonso stabilisce un parallelo semplice ma efficace tra noi e Gesù nel presentare la maternità della Madonna. Tutti sappiamo che tra la Vergine e Gesù si stabilì un vincolo indissolubile dal concepimento alla morte. Un simile legame di natura spirituale si stabilisce tra la Madonna ed ogni persona: “in due tempi, scrive sant’Alfonso, Maria divenne nostra madre spirituale: primieramente quando meritò concepire nel seno verginale il Figlio di Dio. Sin d’allora ci portò nel suo seno come amorosissima madre. Magli uomini furono secondogeniti secondo lo Spirito. In secondo tempo Maria ci generò alla grazia quando con tanto dolore del cuore offerì all’Eterno Padre la vita del suo diletto Figlio per la nostra salute. Ecce filius tuus: ecco l’uomo che già nasce alla grazia dall’offerta che tu fai della mia vita” (50).
La Maternità della Madonna è di natura diversa da quella delle altre madri: “Maria è nostra madre, non di carne, ma di amore. Il solo amore che ci porta la fa diventare nostra madre” (51). La preghiera, la misericordia la spinge a farsi prossima di ognuno di noi.
L’amore di Maria è teologale: “la prima ragione del grande amore che Maria porta agli uomini è il grande amore che porta a Dio. Ma chi più di Maria ha amato Dio?” (52). Nel trattato sulle virtù della Madonna parlando della sua carità sant’Alfonso scrive: “non vi è stato né vi sarà chi più di Maria amasse Dio, così non vi è stato né vi sarà chi più di Maria abbia amato il prossimo”. La misura dell’amore della Madonna è poi così descritta: “se si unisse 1′ amore che tutte le madri portano ai figli, tutti gli sposi alle loro spose e tutti i santi e angeli ai loro devoti non giunge all’amore che Maria porta ad un’anima sola” (53). Il suo amore è universale e cristico: “perché tutti gli uomini sono stati redenti da Gesù perciò Maria tutti ama e favorisce” (54). Il suo amore è senza limiti: “la nostra madre ci ama assai perché noi le siamo stati raccomandati dal Figlio suo. Noi siamo figli troppo cari a Maria perché vede che siamo il prezzo della morte di Gesù Cristo. Se poco ci amasse poco dimostrerebbe di stimare il sangue del Figlio che è il prezzo della nostra salute”. (55) L’amore della Madonna è senza esclusione: Maria è madre anche dei peccatori che vogliono convertirsi. Maria è madre di Gesù e madre dell’uomo: quando vede alcun peccatore nemico di Gesù, non può sopportarlo e tutta s’adopera per farli stare in pace” (56).
La maternità della Vergine è un dono che Dio propone all’uomo. Perciò sant’Alfonso ricorda a tutti che Maria accetta per suoi figli tutti coloro che lo vogliono essere (57) e quelli che cercano di vivere secondo la sua vita (58). Inoltre non può non essere madre di ogni buon cristiano che è amato da Gesù Cristo e in cui vive Gesù Cristo col suo Spirito (59).

Come madre la Madonna ci addita la “vera Vita” che è Gesù e da Lui ci ottiene il perdono dei peccati mediante la sua intercessione (60). Lei si pone nella nostra esistenza come Aurora “sempre adorna di divina luce” che allontana la notte del peccato e dà principio al giorno della salvezza. Noi siamo figli salvati, risorti con la sua cooperazione e la sua mediazione. Il nostro animo si riempie di ulteriore gioia nel professare che “dopo Dio non abbiamo altra speranza che Maria” (61) . L’autore così sostiene la sua affermazione: “Se il Signore ha disposto che tutte le grazie passino per Maria come per un canale di misericordia, perciò possiamo anzi dobbiamo asserire che Maria sia la nostra speranza, per mezzo di cui riceviamole divine grazie. Perciò san Bernardo la chiamava ragione della sua speranza, tutta la speranza della nostra salvezza” (62). Anche qui il Liguori precisa il suo pensiero: “noi possiamo mettere la nostra speranza in una persona come cagione principale e come cagione di mezzo… Chiamiamola Vergine la nostra speranza, sperando di ottenere per la sua intercessione quello che non otterremmo con le sole nostre forze” (63).
L’auspicio del Santo è che “tutti ricorressero a questa dolce madre perché tutti certamente sarebbero da Dio amati”, ed esclama: “e chi può spiegare la bontà, la misericordia, la fedeltà e la carità con cui questa nostra madre cerca di salvarci?” (64). 

Coerentemente a tutto il suo pensiero sulla mediazione sant’Alfonso non trascura il titolo di Avvocata, chiamando la Madonna con san Bernardo “grande nostra avvocata” perché mai le madri possono diventare suddite dei propri figli: “basta che parli Maria, tutto il Figlio eseguisce” (65). La difesa che Maria inoltra presso Dio è suffragata da motivi di misericordia, di pietà, di carità e di fedeltà. D’altra parte “Gesù vuole onorare la sua cara madre che tanto l’ha onorato in vita” (66). Sant’Alfonso perciò è convinto che “non c’è creatura alcuna che possa ottenere a noi miseri tante misericordie, quante questa buona avvocata” (67). E volendoci invogliare alla riconoscenza egli arriva a dire “che se in tutta la terra si lodasse Maria, in tutte le prediche sol di Maria si parlasse, gli uomini tutti dessero la vita per Maria, pure sarebbe poco all’ossequio e alla gratitudine che Le dobbiamo… perché come nostra amantissima avvocata offerisce ella stessa a Dio le preghiere dei suoi servi, anche dei peccatori, dei quali specialmente si vanta di essere chiamata avvocata” (68).

Un accento particolare viene posto nelle Glorie di Maria sul tema della perseveranza. La Madonna infatti per sant’Alfonso è nostra vita perché ci ottiene la perseveranza. In una sua lettera chiama Maria Madre della perseveranza ed afferma che è difficilissimo che un’anima perseveri in grazia di Dio e si salvi senza una speciale devozione alla Madre di Dio” (69). Se per tutta la vita segue Maria ha imbroccata la via che la conduce alla santità (70).
Il nostro cuore si distende spiritualmente invocando la Madonna la nostra Pace perché “ci diede Gesù Cristo che è la fonte della misericordia”. Per l’intimo rapporto con Gesù Cristo, Maria “è così piena di grazia e di pietà e di misericordia che basta a provvederne tutti, senza che a lei punto ne manchi. Chi si appella all’intercessione di Maria è sicuro di riconciliarsi con Dio” (71).
La Madonna infine garantisce la nostra salvezza: “Non si è dato né si darà mai questo caso che un servo umile ed attento di Maria si perda eternamente… Chi è protetto da Maria si salva” (72) e l’essere divoto di Maria è un carattere di predestinazione” (73). Gradualmente sant’Alfonso prepara il suo lettore a questa finale raccomandazione: “Ringraziamo il Signore se vediamo che ci ha donato 1′ affetto e la confidenza verso la Regina del cielo, perché Dio non fa questa grazia se non a coloro che vuole salvi” (74).
Per i sacerdoti scriveva: “se tutti debbon essere divoti della Madre di Dio… molto più debbono esserne divoti i sacerdoti… per salvarsi. Noi sacerdoti dovremmo star sempre ai piedi di Maria a pregarla” (75). 

L'Addolorata di Ciorani. Maria, madre del Redentore, accompagna il cammino dei discepoli del Figlio. (Tela in Ciorani-SA)

La Madre del Redentore
Senza soluzione di continuità, nella seconda parte delle Glorie di Maria, il tema della mediazione mariana si arricchisce di ulteriori titoli che lo rendono più completo e convincente. La Maternità divina e la partecipazione attiva al Mistero della Redenzione avvalorano l’azione permanente dell’intercessione della Madonna per tutti gli uomini. L’unione della Vergine con Gesù non avviene solamente nel tempo della nascita masi protrae per tutta l’esistenza nello svolgimento di una “missione” che li coinvolge e li impegna in modi diversi. Sant’Alfonso c’introduce in modo pratico ma in prospettiva mariana in quel disegno organico di Redenzione al quale ha partecipato la Madonna dall’Immacolata Concezione fino alla sua Assunzione al cielo. Estasiato dinanzi ad un progetto di ammaliante primogenitura Verginale della Madonna (76), nel discorso sull’Immacolata Concezione, sant’Alfonso illustra la situazione storica della presenza della Madonna nell’economia della salvezza dopo l’avventura triste del peccato dell’uomo. In quel capitolo sant’Alfonso scrive che la Vergine fu predestinata dal Padre come Madre del Redentore, scelta e voluta dal Figlio, plasmata madre tutta bella del Verbo Incarnato dallo Spirito Santo, “che amò più Maria che tutti gli altri santi e l’esaltò nella santità sopra tutti” (77). 

Descrivendo le prerogative di questa eccelsa creatura il Santo dice nel discorso sulla Nascita di Maria che Lei “non solo fu Madre ma degna madre del Salvatore: dopo l’incarnazione del Verbo, Maria fu l’opera più grande e di per sé più degna che Dio abbia fatto in questo mondo” (78). La Maternità poi della Vergine nell’opera alfonsiana è concepita non solo come “privilegio” ma anche come “servizio”: se Maria fin dal principio, come madre destinata del comune Redentore, riceve l’ufficio di mediatrice di tutti gli uomini, ben ella sin dall’inizio ebbe una grazia maggiore. Sin dal primo momento cominciò ad operare tutto quello che potè operare… non solo per gloria sua ma anche per bene nostro” (79). Pur uniti nella stessa missione le operazioni di Gesù e di Maria sono distinte e diverse: “Da Gesù riceviamo la grazia come autore della grazia, da Maria come mediatrice: da Gesù come Salvatore, da Maria come Avvocata: da Gesù come fonte, da Maria come canale” (80). Nel discorso invece della Presentazione di Maria è esplicitata la volontà della Màdonna di partecipazione all’opera del Figlio condividendo tutte le esigenze che essa comporta. Sant’Alfonso accetta pienamente l’opinione del P. Suarez secondo il quale la Madonna, essendo Madre, ha un diritto singolare a tutti i doni del suo Figlio e fa notare che Maria sin “dal principio fece a Dio un’offerta pronta e totale della sua vita”. Nel discorso dell’Annunziazione di Maria è descritto il “privilegio” della Madre del Redentore con le parole di san Bonaventura: “Dio può fare un mondo maggiore un cielo più grande ma non può fare una creatura più eccelsa che con farla sua madre” (81). E sant’Alfonso ci dà la misura di questa identità di Maria: “Se è impossibile trovare un figlio più nobile di Gesù, è impossibile ancora trovare una madre più nobile di Maria” (82).

Nel discorso sulla Visitazione di Maria è descritta la fase operativa della Maternità come “servizio”: “I primi frutti della Redenzione passarono tutti per Maria ed ella fu il canale per mezzo di cui fu comunicata la grazia al Battista, lo Spirito Santo a Elisabetta, il dono di profezia a Zaccaria e tante altre benedizioni a quella casa che furono le prime grazie che sappiamo essersi fatte sulla terra dal Verbo dopo essersi incarnato” (83). Nel discorso sulla Purificazione di Maria è tratteggiato l’atteggiamento consapevole e risoluto della Madonna: “fu grande questo sacrificio che fece Maria di se stessa a Dio, in offerirgli in questo giorno la vita del Figlio” (84). Sant’Alfonso spiega in questa sede la differenza tra il contributo di Gesù e quello della Madonna alla Redenzione del mondo. Maria partecipò con il cuore, con perseveranza, senza riserve, nel silenzio e con umiltà: “il martirio di Maria fu nel cuore. Nella passione di Gesù la Madonna tacque perché già nel tempio aveva fatta l’offerta del suo Figlio”, ma “Maria non offerì solamente nel tempio il Figlio alla morte, ma l’offerì in ogni momento della sua vita” (85). L’efficacia delle preghiere della Madonna dipende da questa piena disponibilità a Dio. Per l’offerta che la Madonna ha fatto del suo Figlio Dio 1′ ha costituita Madre di tutti i redenti ed “ha posto nelle sue mani tutto il prezzo della nostra redenzione” (86). Anche la morte e l’Assunzione di Maria come quella di suo Figlio fu un evento di grazia perché fu l’amore per il Figlio e per gli uomini a toglierle la vita” (87).

La partecipazione di Maria alla Redenzione è più dettagliatamente descritta nei discorsi sui “dolori di Maria”. La Passione di Gesù (88) e i dolori di Maria costituiscono il polo attrattivo ed affettivo dell’animo alfonsiano.
“La Passione di Gesù Cristo è la divozione di tutte le divozioni, la più utile, la più tenera, la più cara a Dio, quella che più consola i peccatori, quella che più infiammale anime” (89). Maria in tutto simile al Figlio patì il suo martirio in tutta la sua vita perché “la Passione del Redentore le fu sempre presente” (90). In questo martirio l’amore della Madonna per il Figlio fu l’unico e più duro carnefice. Ma l’amore per Gesù s’incrociava nel cuore di Maria con l’amore per gli uomini. La ragione è ben spiegata: “Troppo bastava la morte di Gesù a salvare il mondo ed infiniti mondi; ma volle questa buona Madre per l’amore che ci porta, coi meriti dei suoi dolori, che ella offrì per noi sul calvario, anch’ella giovare alla causa della nostra salute (91).
Riportando le espressioni di san Giovanni Crisostomo e san Bonaventura, sant’Alfonso scrive che “sul Calvario avremmo visto due altari, dove si consumavano due grandi sacrifici: uno nel corpo di Gesù, l’altro nel cuore di Maria” o meglio “un solo altare, cioè la sola croce del Figlio, nella quale insieme con la vittima di questo Agnello divino vi è sacrificata ancora la Madre” (92). La Vergine più che vicino era sulla stessa croce “a sacrificarsi crocifissa insieme col Figlio: il Figlio sacrificava il corpo, la madre sacrificava l’anima” (93).
La missione della Madonna come Madre del Redentore iniziata nel silenzio e nell’obbedienza, maturata nella fede (94) e nella meditazione, non termina sul Calvario ma dura nel tempo come la presenza del Signore. 

Conclusione
Al termine di questa velocissima carrellata possiamo dire che ci siamo imbattuti in una mariologia popolare, che, per le capacità di sant’Alfonso, ha reso possibile alla povera gente di avvicinarsi alla Vergine nel difficile secolo dei lumi. Gli scritti alfonsiani s’inseriscono in un contesto in cui la stessa coscienza di Chiesa era diversa dall’attuale ed in cui ci si preoccupava di più della salvezza del “singolo”. Le Glorie di Maria sono oggi uno stimolo perché la Chiesa nel suo sforzo di fare comunione con se stessa e con gli altri, nel cammino verso il terzo millennio accetti la Madonna come segno sicuro di certa speranza. 

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NOTE
 

  • 1 De Luca G., Sant’Alfonso, Roma 1983, p. 125.
  • 2 De Luca G., o.c., p. 125.
  • 3 Alfonso M. de Liguori, Selva di materie predicabili ed istruttive, Napoli 1817, II, istruz. XI, n. 11, p. 191.
  • 4 ‘Lettere di S. Alfonso M. de Liguori, 1887, p. II, vol. unico p. 65.
  • 5 Cfr De Luca G., o. c., p. 84; Gregorio O., Le Glorie di Maria, Vicenza 1954, prefazione, p. XVIII; Rum A.‑Marcucci D. in Nuovo Dizionario di Mariologia, Firenze 1985, p. 1381; Koehler, in Nuovo Dizionario…, p. 1398.
  • 6 Cfr Alfonso M. de Liguori, Visite al SS. Sacramento e a Maria SS.ma, Regolamento di vita di un cristiano (1758) §VII; Selva di materie predicabili… (1760, istruz. XI; La via della salute (1766) meditaz. 15 e Novena di meditazioni sulle Litanie Lauretane; Apparecchio alla morte (1758) meditaz. XXXII.
  • 7 Cfr lo studio critico estetico del padre Oreste Gregorio, il Canzoniere alfonsiano (1933). In occasione del Bicentenario alfonsiano si spera di aggiornarlo e ripubblicarlo.
  • 8 Berruti C., Lo Spirito di S. Alfonso Maria de Liguori, Napoli 1857, p. 162.
  • 9 Rey‑Mermet Th., Il Santo del secolo dei lumi, Roma 1983, pp. 62, 156, 308, 410, 492, 819‑820.
  • 10 Rey‑Mermet T., o. c., p. 372.
  • 11 De Luca, o. c., pp. 122‑123.
  • 12 Berruti C., o.c., p. 168‑169.
  • 13 Alfonso M. de Liguori, Visita XVII a Maria SS. ma.
  • 14 Alfonso M. de Liguori, Le Glorie di Maria, 1954, supplica, p. 4. In seguito useremo la sigla (GdM).
  • 15 Alfonso M. de Liguori, Novena di Natale, Pescara 1965, p. 152. 16Gdm, p. 3.
  • 11 Lettere…, p. I, voi. I, p. 12. 18GdM, p. 13.
  • 19 Lettere…, p. II, vol. unico, pp. 616‑617.
  • 20 Alfonso M. de Liguori, Selva…, p. II, p. 178.
  • 21 Lettere…, p. I, vol. II, p. 620.
  • 22 Alfonso M. de Liguori, Selva…, pp. 37‑47. Per esemplificazione riporto un brano: “Nel III Mistero Glorioso si contempla, come Gesù Cristo sedendo alla destra del Padre, mandò lo Spirito Santo nel Cenacolo dove stavano gli Apostoli con Maria congregati. (Consid.) Gli Apostoli prima di ricevere lo Spirito Santo erano così deboli e freddi nel divino amore, che nella passione di Gesù Cristo uno lo tradì, un altro lo rinnegò, e tutti l’abbandonarono; ma poi donato che fu loro lo Spirito Santo, restarono talmente infiammati d’amore, che con fortezza diedero tutti la vita per Gesù Cristo. (Moral.) Dice Sant’Agostino Qui amat non laborat. Chi ama Dio, non pena nelle croci, ma più presto gode ecc. (Pregh.) Preghiamo Maria che ci ottenga dallo Spirito Santo il dono del suo Divino amore, perché allora ci sembreranno dolci tutte le croci di questa vita” (pp. 45‑46).
  • 24 Alfonso M. de Liguori, Apparecchio alla Morte, Roma 1983, pp. 334‑345. 24GdM, p. 2.
  • 25 GdM, p. 233.
  • 26 GdM, p. 431; 437‑438.
  • 27 Berruti C., o.c., p. 172.
  • 28 Lettere…, p. I, vol. I, p. 12.
  • 29 GdM, p. 355.
  • 30 De Luca G., ox., p. 126.
  • 31 Alfonso M. de Liguori, Via della salute, Roma 1968, p. II. p. 177.
  • 32 De Luca G., ox., p. 120.
  • 33 GdM, pp. 943‑944.
  • 34 Berthe A., Sant’Alfonso M. de Liguori, Firenze 1903, p. 430.
  • 35 De Luca, ox_ p. 126.
  • 36 Alfonso M. de Liguori, Visita IX a Maria SS.ma.
  • 37 Alfonso M. de Liguori, Selva…, p. II, pp. 6‑7.
  • 38 Alfonso M. de Liguori, Via della salute, pp. 27‑28.
  • 39 GdM, protesta dell’autore, p. 6.
  • 40 GdM, p. 223.
  • 41 GdM, p. 225.
  • 42 GdM, pp. 226‑227.
  • 43 Alfonso M. de Liguori, Risposta ad un anonimo, in Le Glorie di Maria, p. 456.
  • 44 GdM, pp. 230‑231.
  • 45 GdM, p. 267.
  • 46 GdM, p. 242.
  • 47 Alfonso M. de Liguori, Risposta…, p. 458.
  • 48 GdM, p. 245.
  • 49 GdM, p. 29.
  • 50 Cfr GdM; Sant’ Alfonso fa suo il pensiero di sant’ Alberto, san Bernardino da Siena e di santa Geltrude.
  • 51 GdM, p. 57.
  • 52 GdM, pp. 58‑59.
  • 53 GdM, p. 60.
  • 54 GdM, p. 65.
  • 55 GdM, pp. 62‑65.
  • 56 GdM, pp. 87‑88.
  • S7 GdM, p. 57.
  • 58 GdM, p. 862.
  • 59 Alfonso de Liguori, Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo, Roma 1934, p. 243.
  • 60 GdM, p. 105.
  • 61 GdM, p. 151.
  • 62 GdM, pp. 267‑268.
  • 63 GdM, p. 149.
  • 64 GdM, p. 91.
  • 65 GdM, p. 287.
  • 66 GdM, pp. 267; 283.
  • 66 GdM, p. 287.
  • 68 GdM, pp. 299‑303.
  • 69 Cfr Lettere…, p. II, pp. 593‑594.
  • 70 GdM, p. 124.
  • 71 GdM, p. 239.
  • 72 GdM, pp. 258; 365‑366.
  • 73 Alfonso M. de Liguori, La Monaca Santa, Roma, 1935, p. I, p. 309.
  • 74 GdM, p. 363.
  • 75 Alfonso M. de Liguori, Selva…, p. II, p. 182.
  • 76 A sant’Alfonso non sfugge la discussione dei Teologi sulla Madonna: primogenita della creazione insieme al Figlio oppure primogenita della grazia: cfr GdM, p. 508.
  • 77 GdM, p. 535.
  • 78 GdM, pp. 552.
  • 79 GdM, pp. 568‑571.
  • 80 GdM, p. 573.
  • 81 GdM, p. 625.
  • 82 GdM, p. 629.
  • 83 GdM, p. 640.
  • 84 GdM, p. 668.
  • 85 GdM, p. 679.
  • 86 GdM, p. 682.
  • 87 Cfr GdM, p. 699.
  • 88 Alla Passione di Gesù Cristo sant’Alfonso ha dedicato alcune opere: Considerazioni ed affetti sopra la Passione secondo la descrivono i Vangelisti (1761); Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo (1773); Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo per ciascun giorno della settimana (1773) e capitoli sparsi in altre sue opere.
  • 89 Alfonso M. de Liguori, La pratica di amare Gesù Cristo, Alba 1986, p. 43.
  • 90 GdM, p. 756.
  • 91 GdM, p. 769.
  • 92 GdM, p. 826.
  • 93 GdM, p. 827.  
  • 94 GdM, p. 893. 

(ASPRENAS, marzo 1988)

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Riportato in
Sulle orme di S. Alfonso
di Antonio Napoletano
Valsele Tipografica, Napoli 1989, pp. 57-74
Ricerca fotografica: Salvatore Brugnano