Lettera a P. Celestino Cocle_4

Lettera n.23 – Al P. Celestino Cocle, Napoli – 1831 – Brano di lettera.

23. Al Rev.mo Rettore Maggiore P. Celestino Cocle – Brano di lettera[1].
Umile accoglienza delle osservazioni che gli ha fatto il Rettore Maggiore. 

Tropea[2] 2 Febbraio 1831 

Nel leggere e rileggere la vostra[3], anzi che affliggermi ne ho inteso un’interna allegrezza… La vostra lettera mi sarà legge indispensabile… Solo mi dà pena che avete dovuto usare maniere dolci per corriggermi: tanta è la mia imperfezione!

Prego intanto Gesù Cristo e la Madonna SS.ma, acciò vi dassero pazienza in soffrirmi in Congregazione, ed assegnarmi severe penitenze per l’avvenire, mentre per ora colla presunta vostra licenza e con l’intelligenza del mio confessore, in questo mese mi farò ogni giorno la disciplina a secco, due a sangue, e due giorni la settimana passerommela con una cosa a tavola[4]



[1] Brano di lettera riportato nelle “Posizioni e Articoli”, op. cit. n. 67 e ripreso anche nella Biografia del Di Coste.

[2] P. Di Netta è un’altra volta Rettore della Casa.

[3] Il Rettore Maggiore, P. Cocle, gli ha scritto facendogli qualche osservazione, si ignora precisamente su che cosa. Forse per l’austerità che P. Netta richiedeva alla Comunità. O più probabilmente circa la vestizione delle “Monache di casa”. Infatti qualche mese dopo il Visitatore Giovanni Camillo Ripoli scrivendo al Rettore Maggiore Cocle da Tropea il 22/9/1831 gli espone come ha eseguito gli ordini da lui ricevuti per Tropea: ha proibito al Rettore di vestire non solo Monache del Redentore, ma sotto qualunque altro titolo. (in Libro delle Consulte in APNR). Forse dietro c’era una richiesta del vescovo locale, mons. Mariano Bianco che proprio in quest’anno sarà trasferito alla sede di Amalfi: in ogni caso in diocesi vigeva un decreto del Mons. Lorenzo Ybanez, vescovo di Tropea dal 1697 al 726, che proibiva tal tipo di vestizione (informazione orale data da don Ignazio Toraldo, Tropea). Il P. Cocle, carattere estroverso, forse non guardava con troppa entusiasmo alla ieraticità del P. Di Netta. Nel 1842, non più Rettore Maggiore, ma Arcivescovo di Patrasso, Cocle passò per Tropea, diretto a Messina ove si celebrava il centenario della Madonna della Lettera. Fu ricevuto da tutta la Comunità a piedi della scala maggiore con a capo il P. Di Netta, il quale si inginocchiò per chiedere la benedizione; ma Monsignore gli disse: “Alzati, santone!” e l’abbracciò con grande effusione. (Cf. Biografia, cap. XII).

[4] Il Venerabile faceva molte penitenze: non poteva lasciarsi l’occasione del richiamo avuto per imporsene altre.

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        Con cuore integro e fedele
    LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA
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Lettera n. 23
legge: Donato Mantoan
[audio:/LettereMp3/023.mp3]

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