L’Incarnazione nella pienezza del tempo

8. L’Incarnazione nella pienezza del tempo

Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio (Gal 4,4). Dio lasciò passare migliaia di anni dopo il peccato di Adamo, prima di mandare in terra il Figlio suo a redimere il mondo. Nel frattempo, quali tenebre regnavano sulla terra! Il vero Dio era co­nosciuto e adorato soltanto in un angolo del mondo. Dappertutto regnava l’idola­tria. Gli uomini adoravano come divinità i demòni, gli animali e le pietre.
Ma in ciò ammiriamo la divina sapienza. Essa ha ritardato la venuta del Redentore per renderla più gra­dita agli uomini; affinché si conoscesse meglio la malizia del peccato, la necessità del rime­dio e la grazia del Salvatore. Se Gesù fosse venuto subito dopo il peccato di Adamo, sarebbe stata stimata poco la grandezza del beneficio. Ringraziamo dunque la bontà di Dio, per averci fatti nascere dopo che la grande opera della Redenzione si è com­piuta.

Venne finalmente il tempo fortunato, la pienezza del tempo: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna… per riscattare quelli che erano sotto la legge (Gal 4,4-5). E’ detto “pienezza” per la pienezza della grazia, che il Figlio di Dio venne a comunicare agli uomini per mezzo della Redenzione.
Dio manda l’angelo ambasciatore nella città di Nazaret, dalla Vergine Maria, e per annunziare la venuta del Verbo, che vuole incarnarsi nel suo seno. L’angelo la saluta e la chiama “piena di grazia”. L’umile Vergine, scelta come Madre del Figlio di Dio, a queste lodi si turba a motivo della sua grande umiltà. Ma l’an­gelo le fa animo e le dice che lei ha trovato grazia presso Dio: quella grazia che portava la pace tra Dio e gli uomini e la riparazione del danno causato dal peccato. Poi le fa sapere che deve imporre al Figlio il nome di Gesù, cioè Salvatore, e che questo suo Figlio era lo stesso Figlio di Dio, che avrebbe redento il mondo e avrebbe regnato sui cuori degli uomi­ni.
Finalmente Maria accetta di esse­re Madre di questo Figlio: Avvenga per me come tu hai detto (Lc 1,38). E subito il Verbo eterno prende carne e diventa uomo: E il Verbo si è fatto uomo (Gv 1,14).

Ringraziamo questo Figlio; e ringraziamo anche Maria che, accettando di esse­re Madre sua, divenne ma­dre della nostra salvezza e insieme madre di dolori, per avere accettato fin d’allora il mare di do­lori che le sarebbe costato l’essere Madre di un Figlio che veniva a patire e a morire per gli uomini.

Preghiera

O Verbo divino fatto uomo per me, benché io ti veda così umiliato e fatto piccolo nel seno di Maria, ti riconosco per mio Signore e Re, ma Re di amore. Caro mio Sal­vatore, tu sei venuto in terra per regnare sui nostri cuori: vieni a stabilire il tuo regno anche nel mio cuore, che un tempo è stato dominato dai tuoi nemici, ma ora è tuo, come spero, e voglio che da oggi in poi tu ne sia l’unico Signore. Domina in mezzo ai tuoi nemici (Sal 109,2). Gli altri re regnano con la forza delle armi, mentre tu vieni a regnare con la forza dell’amore. Infatti non vieni in pompa regale, vestito di porpora e di oro, non sei ornato di scettro e di corona, né circondato da eser­citi di soldati. Vieni a nascere in una stalla, pove­ro, abbandonato, adagiato in una man­giatoia, perché così vuoi cominciare a regnare nei nostri cuori.

[…] Mio Re Gesù, prendi possesso dell’anima mia. Accettala a servirti per sempre e per amore. La tua maestà merita di esser temuta, ma la tua bontà merita di essere amata ancora di più. Re mio, tu sei e sarai sempre l’unico mio amore, e il mio unico timore sarà quello di amareggiarti. Cosi spero. Aiutami con la tua grazia.

Signora mia Maria, ottienimi di essere fedele a questo amato Re dell’anima mia.

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da Novena del S. Natale, Avvento, 4

Schmalzl M., Annunciazione - Particolare dal Messale 1889 (Raccolta Marrazzo).