Memoriale 28 febbraio

28 febbraio
EFFEMERIDI C.Ss.R. =1818. Pio VII permette la ripresa delle procedure per la Canonizzazione del Beato Alfonso Maria de Liguori.

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1815. Congregazione preparatoria relativa all’approvazione dei miracoli proposti per la Beatificazione dl venerabile Alfonso Maria de Liguori.

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1818. Pio VII permette la ripresa delle procedure per la Canonizzazione del Beato Alfonso Maria de Liguori. 

Facendo leva sui numerosi miracoli ottenuti dal Beato e sulla fama di santità sempre crescente, il Postulatore sollecitò dal Papa l’introduzione della causa di canonizzazione. A suo nome l’avvocato Amici presentò nella supplica l’istanza del re, dei cardinali, dei vescovi, del popolo cattolico.
Tutti erano impazienti di vedere canonizzato il santo vescovo, affinché il suo culto, fino allora ristretto ad alcuni paesi, potesse estendersi alla Chiesa universale.
Tutti affermavano come il pio monarca Carlo Emanuele di Savoia: «Le opere di Alfonso, così piene di dolcezza e di pietà, ispirano tale venerazione per il loro autore che ciascuno desidera onorare e glorificare; ma ciò non è possibile prima della canonizzazione. Perciò, Santo Padre, facendomi intersacerdote del voto del popolo e spinto d’altronde da una speciale devozione verso un Santo che io ammiro come modello di pastore e gloria del nostro tempo, oso supplicare vostra Santità di riprendere la grande causa della sua canonizzazione».
Il re Ferdinando di Napoli indirizzò al papa la stessa richiesta.

Pio VII fece seguire a queste suppliche un decreto pubblicato il 28 febbraio 1818  e da allora il processo seguì il suo corso.
(P. Berthe. Vita di S. Alfonso, II, p.676.)

Alfonso nella gloria insieme ad altri Santi – Affresco della cupola di una chiesa, il cui nome è sfuggito alla catalogazione (foto Brugnano)

  

IN MEMORIAM 

P. Joseph Hofer. Contamine-sur-Avre 1884.
Nato il 24 giugno 1816 a Cormondes (Svizzera), Hofer dopo aver fatto gli studi presso i Padri Gesuiti di Friburgo, entrò nel noviziato di Friburgo nello stesso tempo di Nicola Mauron, futuro Rettore Maggiore.
Ordinato sacerdote, per ordine del Rev.mo P. Passerat, Vicario Generale transalpino, partì per prestare aiuto all’importante santuario di Altoetting in Baviera, meta di numerosi pellegrinaggi, dove era stata da poco fondata una casa. Ritornato a Friburgo, ne fu cacciato nel 1818 durante la caduta del Sonderbund. Professore di morale a Téterchen, ne fu espulso di nuovo nel 1870 dalla guerra franco-tedesca.
Venuto a Saint-Nicolas du Port per il servizio di cappellano, ne è ancora espulso brutalmente nel 1880 nel periodo delle espulsioni. Rifugiato in Olanda, nel noviziato francese in esilio, raggiunge tre anni dopo a Contamine nel 1883, il vecchio amico di infanzia il Rev.mo P. Mauron venuto in questa casa per riposarsi.
Tutti questi colpi scossero la salute. Il P. Hofer stava terminando il suo grande ritiro e si preparava alla sua confessione settimanale quando fu colpito da apoplessia.

P. Hofer ebbe sempre una grandissima devozione alla SS.ma Vergine e al Sacro Cuore. Missionario in Alsazia e professore di morale, fu di carattere irascibile e conquistò la virtù con lo sforzo rinnovato costantemente. Portato allo scrupolo, era pertanto figlio dell’obbedienza. – Beato le anime che si lasciano condurre dal Signore nella via dove a lui piace dirigerle. (S. Alfonso, V, x, 157).  «Beati qui persecutionem patiuntur propter justiatiam». Mt. 5,10.
Professione: 18 ottobre 1837.
Ordinazione sacerdotale: 27 marzo 1841.

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P. Joseph Orrière. Argentan 1885.
Il P. Joseph Orrière nacque a Erbrée, diocesi di Rennes, il 21 aprile 1831. Quando fu ordinato sacerdote entrò nella Congregazione dei Padri dell’Immacolata Concezione di Belle-Vue a Rennes, e infine in quella di S. Alfonso all’età di 43 anni.
Era un religioso severo con se stesso, uomo osservante della Regola, di una ammirabile purità di cuore e di coscienza delicatissima. Molto caritatevole, gaio, spirituale, con la battuta pronta al sorriso, di carattere fermo e intransigente. Sotto una scorza rigida e asciutta si nascondeva una tenera pietà. La sua fede era vivissima. Diceva ai suoi superiori: “Io ho, per così dire; tre “dei”: il Dio del Cielo, il Dio dell’Eucaristia, e Vostra Riverenza”.
La conformità alla volontà di Dio fu la costante sua pratica, ne parlava continuamente. La Provvidenza gli diede occasione di praticare questa virtù.
Il Padre Orrière, mentre terminava la composizione dei suoi sermoni e si apprestava a partire in missione, quando fu assalito da un cancro interno e da una malattia dolorosa, umiliante e nauseante. Riconobbe in questa prova la volontà di Dio che tanto aveva amata. Il caro padre morì di questa malattia.
«Qui autem facit voluntatem Dei, manet in aeternum». 1 Gv. 2,17.
Professione: 2 giugno 1855
Ordinazione sacerdotale: 24 settembre 1873

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Fr. Joseph (Schwab). St-Nicolas du Port, 1899.
Il caro fratello nacque il 21 dicembre 1818 a Chatenois, diocesi di Strasburgo. Orfano dalla tenera età, fu costretto a guadagnarsi da vivere sin da ragazzo, prima al servizio di un generale, poi nel seminario minore. Qui conobbe i padri Zobel, Ottmann ed entrò come novizio a St. Nicolas-du-Port.
Fratello Joseph trascorse tutta la vita di religioso a Boulogne e a St Nicolas. In queste due case, esercitò l’incarico di sagrestano e di lavandaio. Era un maestro sagrestano. Il suo spirito inventivo realizzava ammirabili progetti di illuminazione e addobbi. Manteneva la sacrestia in uno stato di pregevole qualità.
Lavoratore instancabile, sempre in attività per temperamento e virtù, diede prova di uno spirito di povertà e di economia. Aveva anche un carattere violento. L’umiltà e la pazienza non erano naturali per lui. Per tutta la vita ebbe a lottare contro questi difetti, ma riparava subito gli attacchi d’ira dell’uomo vecchio, umiliandosi davanti ai confratelli e domandando perdono.
La sua natura gioviale ed esuberante trovava modi originali per far dimenticare le sue mancanze. Al termine della vita, aveva a cuore mostrarsi amabile con quei confratelli che avevano avuto, secondo lui, modo di soffrire di più per il suo carattere.
Il caro fratello aveva acquisito l’abitudine della continua preghiera. Recitava fino a quindici rosari al giorno per il buon esito delle missioni. Era apostolo senza essere sacerdote e Dio sa quante anime ha salvato con le sue numerose preghiere.- «Domine dilexi decorem domus tuae». Ps. 25.
Professione : 21 giugno 1850.

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P. Jean Hermann. Fauquemont, 1927.
Il P. Hermann nacque a Rodern (Alsazia) il 14 gennaio 1849. Era il decimo figlio di una famiglia di viticoltori. La sua vocazione religiosa ebbe inizio col fervore della sua prima comunione e dalle conversazioni con la pia mamma. Fu ricevuto al noviziato dal P. Desurmont. Dopo approfonditi studi, divenne professore di filosofia a Houdemont, poi di dogmatica in Avon, mentre già esercitava, con impegno degno di elogio, gli incarichi di prefetto dei malati e di bibliotecario.
Tuttavia molte volte, offrì ai superiori la disponibilità di partire per le lontane missioni, ma il suo desiderio non si realizzò. Dio lo destinava ad altro apostolato, non meno santo e fecondo; lo chiamava a formare centri di scienza teologica,dove si sarebbero illuminate ed infervorate le anime; e a diffondere nel mondo ecclesiastico le certe e salutari dottrine dei due grandi dottori S. Tommaso e S. Alfonso.

Il R. P. Desurmont lo incaricherà di fornire la Provincia di una ricca biblioteca.  Il P. Hermann ritirò allora dalle librerie numerose e preziose opere, delle quali una biblioteca universitaria andasse fiera.
Nel 1880 il P. Hermann segui a Oosterhout, poi a Dongen in Olanda, gli studenti obbligati a cercare un asilo a causa dell’espulsione dei religiosi. Su richiesta del Rev.mo Padre Mauron, il P. Desurmont diede ordine al P. Hermann di redigere un manuale di dogmatica destinato principalmente ai nostri studenti e in cui fosse messo in risalto la dottrina di S. Alfonso.
Dopo dieci anni di lavoro e di pazienza, apparvero le Institutiones theologiae Dogmaticae. Papa Pio X si congratulerò con l’autore e lo ringrazierà per aver dato con i suoi sforzi un forte aiuto contro gli innovatori; lo definirà inoltre araldo e difensore della sana dottrina. Questa opera, nel 1926, raggiungerà la sesta edizione.
Rientrato in Francia nel 1893, con gli studenti, a Thury-enValois, il P. Hermann scrisse ancora un’altra opera: Le traité de la grâce. Lo scopo era esporre e provare ampiamente il bel sistema di S. Alfonso sulla grazia, sistema che è il fondamento della nostra predicazione sulla preghiera. Le ricerche su questa materia furono enormi. Cita più di 200 autori di teologia di cui controlla ad uno ad uno le testimonianze nel testo originale. Questo trattato gli costarono sette anni di lavoro.
Nel tempo delle espulsioni dei religiosi dopo il 1900, il P. Hermann seguì gli studenti in Inghilterra a Bischop-Eton, e sette anni dopo a Esschen in Belgio.
Ma la sua vista, già indebolita, peggiorò di giorno in giorno; divenuta necessaria un’operazione, dovette rinunciare con qualche dispiacere(!) al grande lavoro di Mariologia cui stava lavorando da due anni. Fu per lui una grande tristezza. Aveva acquisito una magnifica biblioteca mariana e non poté utilizzarla!

La casa di Esschen fu restituita al Belgio e gli studenti si stabilirono nel 1911 a Fauquemont (Olanda), ove il Padre Hermann trascorse gli ultimi anni di vita. Volle qui ancora rendersi utile, rilegando più di due mila volumi della biblioteca con le proprie mani. Alla cecità accettata con rassegnazione  si aggiungerà una ostinata bronchite che il 1° marzo lo condurrà, poco alla volta, alla tomba. In questa data si scorge una testimonianza di benevolenza di S. Giuseppe, perché il P. Hermann fu il primo ad introdurre in un manuale di teologia un trattato su S. Giuseppe.
Nel lasciarci, questo confratello tanto meritevole, ha lasciato come suo ricordo l’esempio di una vita profondamente religiosa e trascorsa interamente nella vera e instancabile devozione alla Congregazione. Sì, amava la Congregazione,  e per questo fu felice di donare le sue energie intellettuali e fisiche al servizio della gioventù nello studentato. Grazie a lui S. Alfonso è stato meglio conosciuto da noi e nella Chiesa, poiché il suo manuale è andato in tutto il mondo a portare in molti seminari e in molti istituti religiosi il pensiero e lo spirito del nostro Santo Dottore.
Lavorò per la salvezza delle anime e non fu escluso o lontano dalla gloria e dal merito dell’apostolato. Era stato apostolo della penna e della preghiera. Passava dal lavoro della cella alla cappella, ove restava per lungo tempo: era la sua seconda cella soprattutto di domenica e nelle lunghe sere di inverno.

Un ultimo tratto caratteristico della vita fu la sua ammirabile dedizione agli ammalati: era un modello di pazienza e di tenera carità. Chi guardava solo l’apparenza dell’uomo non poteva rendersi conto della tenerezza del cuore che si nascondeva sotto i modi un po’ rudi.
La sua vita privata si può riassumere in poche parola: vita profondamente religiosa fatta di osservanza integrale, di lavoro perseverante, di solida virtù e di ardente pietà. «Qui autem fecerit et docuerit, hic magnus vocabitur in regno coelorum». Mt 5,13.
Professione: 8 dicembre 1867.
Ordinazione sacerdotale: luglio 1875.

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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE
LA SPERANZA = 28 febbraio
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