Meneghel Franco redentorista

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P. Franco Meneghel (1941-1995) – Italia.

P. Franco Meneghel (1941-1995)

Di fronte alla morte
La morte può e deve diventare compagna della vita: l’accettazione  sincera della propria morte, diceva S. Alfonso, può redimere tutta la vita. Ecco alcuni brani del Diario del P. Franco Meneghel, redentorista, nato nel 1941 e morto, dopo alcuni anni di malattia (tumore alla testa, prima, e poi al polmone) il 12 giugno 1995

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Le sue date
Nasce = 28-Ago-1941
Muore = 12-Giu-1995
Prima Professione = 29-Set-1967
Professione perpetua = 04-Apr-1974
Ordinazione Sacerdotale = 29-Giu-1975

Nella malattia
È maggio (1993); avverto una forte spinta alla contemplazione. È come se stesse compiendosi o meglio completandosi un cammino naturale. Ho come la sensazione intima che vado verso la conclusione della vita: il frutto sembra ormai giunto a maturazione.
Sono due anni che sono ammalato; la medi cina mi ha tanto aiutato, ritengo di aver ricevuto tutto e il meglio grazie alla bontà del dott. Azzoni, alla vicinanza e partecipazione della comunità, di P. Tito, superiore provinciale, di tanti confratelli e poi dei miei carissimi familiari e parenti con i numerosi amici. E quello che più conta è che il Signore è stato con me in modo eccezionale, mi ha portato tra le sue braccia. Ho avuto davvero tutto, posso predispormi al passaggio senza rammarico e in letizia. Non chiedo più nulla per me, molto per la Congregazione e per la Chiesa.

La volontà di Dio
Quella che era sensazione ora è realtà: il 21 giugno a seguito di una TAC resasi necessaria per una paresi, poi rientrata, mi è stata notificata una metastasi al cervello. Ho visto la lastra: i punti presi sono tre. Certo, questo mi impressiona… Il cammino è sempre più in salita, sono in dirittura di arrivo, è lo sprint finale. Al turbamento, al rinnovarsi del dolore per dover lasciare tutto e tutti, subentra poi la serenità e si apre, insieme alle cure cliniche, un impegno sul piano dello spirito.
Mentre torno dall’ospedale a casa con la triste notizia, incontro Natale Milani, che, salutandomi con il Sia lodato Gesù Cristo, aggiunge: “Padre Franco, sarà quello che Dio vuole”. – Lo so che è una frase abituale, ma in quel momento è un messaggio preciso. Grazie, Natale.

Sarà festa
C’è un pensiero nuovo: avverto una sproporzione tra il come si presenta la morte alla mia sensibilità in questo momento e il come essa viene accolta là dove giunge. Non nego la capacità distruttiva che essa ha nell’animo umano. Essa pur sempre violenta, disorienta, pone in discussione un po’ tutto, rompe legami umani essenziali, crea problemi di sopravvivenza.
Tutto vero: quante volte ho constatato questo e vissuto su di me. Ora, essendo parte in causa, considero la morte anche nel suo aspetto di ritorno al Regno e quello sarà il mio “giorno”: mi appare bello, giorno desiderato e atteso in vigile preghiera, perché è il mio giorno, quello in cui incontrerò il mio Creatore, il mio Redentore e Maestro, quello a partire dal quale sarò per sempre con lo Spirito Santo, la Madonna, i Santi e tutti i miei cari.
Sarà una grande rimpatriata. Non ci potrà essere che gran festa; ed una festa vorrei fosse il mio funerale…

“Tutto spero per il sangue di Cristo” (S. Alfonso)
La fiducia nella salvezza proviene dal clima delle Sacre Scritture, che riassumo nella speranza di S. Alfonso, che, carico di meriti, a chi gli assicurava la vita beata mormorava:“Tutto spero per il sangue di Cristo”.
Sì, anch’io  mi unisco alla speranza del Santo Fondatore. La malattia mi appare sempre più un dono di Dio. Egli è con me, mi illumina, mi introduce sempre più nell’adorazione, nello spirito di riparazione. La Vergine Madre mi è carissima. Sperimento la verità di quanto mi ha detto fin dall’inizio: “Ho accompagnato il mio Gesù, accompagnerò anche te”.
Ho un solo desiderio: che mi sia donato per intercessione dello Spirito Santo e di Maria santissima la grazia di un atto di dolore perfetto, a cui segua un atto di amore. Questo in riferimento a Dio e al prossimo.

La preghiera
Quello che mi stupisce e ritengo dono straordinario è il poter pregare: io, nella mia povertà spirituale, posso dire Padre nostro … Ave Maria … Gloria … L’eterno riposo ….
Tra i motivi per cui desideravo vivere, c’è proprio questo: poter pregare … Quanto è dolce, riempie l’anima; la persona è come assorta e in un istante vengono richiamati tutti i motivi per i quali pregare, adorare, ringraziare, domandare, ma senza parole, perché tu, o Signore, sai tutto.
In un attimo, contemporaneamente come in un globo luminoso, tutto si rende presente ed è offerto.

Come le rondini
La TAC del 12 ottobre rivela che la metastasi alla testa non c’è più. Altri esami dicono che il polmone è fermo. Guarirò completamente e potrò ritornare ali’ impegno apostolico, o questa è solo una felicissima ripresa momentanea? Cosa devo pensare, a cosa mi devo preparare? …

Mi sento come le rondini in emigrazione, non sapranno mai se giungeranno a destinazione: affrontano la traversata del mare, si immergono nelle correnti d’aria, subiscono la violenza delle tempeste, sfidano la prepotenza dei cacciatori … senza sapere come andrà a finire. Per nulla al mondo le rondini rinunciano all’emigrazione.
Anche per loro verrà il momento in cui il suolo lasciato scomparirà, senza che esse intravedono la terra promessa e sono felici. Io mi sento come una rondine nel cielo: volo, approderò dove Dio vuole … Questo mi rende sereno, gioioso nella preghiera e per nulla petulante con continui interrogativi al Signore. È un momento stupendo del mio vivere…

Verso la fine
Oggi è l’Assunta 1994. Come ieri, anche oggi sento di dover pregare intensamente. Seguendo l’ispirazione dello Spirito Santo, prego anche per me, per essere nella volontà di Dio.
È una preghiera calda, insistente alla Divina Misericordia, è di lode e al tempo stesso di richiesta. Chiedo perdono dei miei peccati che vedo enormi e confido nella intercessione di Maria per avere i dono la misericordia di cristo. Sento di dover ripetere ancora: “Tutto spero dal sangue di Cristo che mi ha redento” (S. Alfonso)…
La TAC dell’ottobre 1994 ha rilevato che al polmone il male è in espansione … I santi a cui faccio riferimento sono S. Alfonso, i santi e beati redentoristi, S. Teresa d’Avila e poi S. Luigi Gonzaga …
Oggi, solennità dell’Immacolata, ho rinnovato la mia consacrazione alla Madonna … Ho affidato a Lei la mia salvezza e quanto dovrò patire per raggiungerla…

(dal Periodico S. Alfonso, 1997, n.3, pp. 8-9).

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Una prova d’amore
Padre Franco Meneghel,
tra diario e testimonianze
Richiederlo a Padri Redentoristi – 37012 Bussolengo (VR).

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P. Franco Meneghel, redentorista. Una vita consacrata al Redentore con l'entusiasmo alfonsiano, nella salute e nella malattia, che ha affrontato con coraggio fino alla fine: muore nel 1995.
P. Franco Meneghel, redentorista. Una vita consacrata al Redentore con l’entusiasmo alfonsiano, nella salute e nella malattia, che ha affrontato con coraggio fino alla fine: muore nel 1995.

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