Perretta Michele redentorista

P. Michele Perretta (1796-1858) – Italia.

P. Michele Perretta (1796-1858)

Nacque a S. Paolo Belsito presso Nola [a Saviano, riferisce Minervino], ed era fratello al P. Giuseppe Perreta morto a Materdomini il 18 febbraio 1836 all’ età di 65 anni.

Entrò egli in Congregazione di anni 15. Fu esemplarissimo nella mortificazione e nella divozione verso Maria Santissima.

Fu colpito nell’ età di 70 anni dalla gotta, e la soffrì sempre riunita ad altri dolori con invitta pazienza per lo spazio di 18 anni.
Negli ultimi anni di sua vita stabilì in Catanzaro una gran divozione verso la Madonna del Pozzo per l’ udito che acquistò.

Egli finì di vita con una gastrica biliosa nella sera di lunedì santo ai 29 marzo 1858, munito di tutti i sacramenti all’ età di 88 anni. Anche ammalato con la gotta non cessava di aiutare il prossimo coll’ amministrazione del Sacramento di Penitenza e coi buoni consigli. ( Libro delle messe )

Il P. Michele Perretta, dice il P. Savastano nella cronaca di Catanzaro pag. 65, giaceva a letto per gotta generale, che lo aveva reso un tronco perfetto e faceva orrore nel vederlo, da non potersi affatto muovere, ed aveva necessità dell’opera dell’ altrui mano per le necessità della vita ed anche per imboccarlo a sostenere la vita.

Comunque così ridotto, P. Perretta era non pertanto per il suo geniale ed allegro temperamento, che Dio dat nivem sicut lanam, la calamita di tutti non solo dei suoi confratelli in religione, ma molto più delle persone tutte della città, di talchè la sua stanza era il convegno, il rendez vous di magistrati, avvocati, sacerdoti, religiosi, artisti, civili, fin anche delle più basse persone del volgo.

A lui accorrevano sia per sollevarsi nei mali della vita per averne un conforto, sia per depositare ai suoi piedi i mani dell’ anima.

Ai tanti mali fisici della gotta da cui era oppresso da 18 anni, ed ancora prima, si aggiunse la perdita dell’ udito. Tale avvenimento gettò la costernazione nell’ animo di tutti: non solo dei suoi confratelli, ma pure quelli della città, che perdevano il conforto di poterlo consultarlo nelle traversie della vita e riportarne quel balsamo che la sola carità di Gesù Cristo affonde e dispensa.

Ridotto allo stato da non poter ascoltare parola che con voce stentorea, viveva nell’oppressione, nel vedersi visitato, ma non ricevere sollievo nel male gravissimo della gotta.

Fortunatamente in questa dolorosa circostanza fra gli altri fratelli inservienti della comunità, quali a vicenda nella settimana venivano assegnati per assisterlo in tutto di giorno e di notte, c’era un giovane postulante di Casamassima nelle Puglie. Costui, compassionando l’ infelice posizione del padre infermo, da cui veniva amato con affetto più che da padre, un giorno che lo vide più affranto e depresso di spirito per la deficienza di udito, con mille stenti gli propose di fare un voto o promessa alla Madonna del Pozzo di Capurso, che si venera con tanto amore in quelle baresi contrade.

A questa proposta, accettata con viva fede dal Padre infermo, dietro la recita di un’Ave e promessa di propagare in Catanzaro il suo culto, corrispose la bontà mesericordiosa della bella Mamma, che nel domani nel fare del giorno, entrandosi nella sua stanza, lo si trovò perfettamente guarito nell’ orecchio, ripetendo pieno di allegrezza «Sento, Sento, la Madonna mi ha fatto la grazia».

Tale fatto si diffuse nella città come fulmine che riempì di santa allegrezza tutti i cuori, ed ognuno accorse in Santa Caterina [Casa e chiesa dei Redentoristi a Catanzaro], sia per assicurarsene ocularmente, sia ancora per testificare la propria gioia unendosi al padre nel magnificare il cuore amoroso di Maria sotto il bel titolo del Pozzo.

Fedele alla promessa fatta ed ottenuta a mezzo del giovane mentovato un’ immagine di Essa, ne fece un quadro situandolo nella sua stanza sopra l’ altarino di dove ogni mattina ascoltava messa e si cibava del pane divino, predicando a quanti lo andavano a trovare, le misericordie materne, ed insinuando la divozione e fiducia piena in Lei, che tutto può presso il trono di Dio.

Non tardò la Madre di amore autenticare le parole del suo figlio devoto con grazie che dispensò a quelli che a Lei si raccomandavano; onde ben presto quella immagine cambiò nome, chiamandosi «la Madonna del P. Perretta», e vi apportavano le loro offerte in cera e in denaro in ringraziamento od in attesa di grazie.

Lo slancio di devozione prese proporzioni colossali da ispirare al buon padre l’ idea di fare eseguire un grande quadro della detta immagine per situarlo nella chiesa nostra di S. Caterina V. M. e così avere i fedeli più agio di correre a lei.

Ne fece scrivere in Napoli, ed il Rev. mo Padre Berruti, Rettore Maggiore della Congregazione nel Regno delle due Sicilie ne affidò il compito ad eletto pennello e glielo spedì: che poi venuto in Catanzaro per la S. Visita Canonica fu dal medesimo inaugurato accompagnandone la cerimonia con un discorso tutto fede ed amore che pronunziò alla gente accorsavi, di cui si gremiva la bella chiesa della Vergine e Martire S. Caterina.

I voti, le offerte si moltiplicarono a segno che il P. Perretta esternò il desiderio averne una statua ornata di veste e manto riccamente ricamato in oro. Ed è degno di memoria notare il tripudio di tutta Catanzaro all’arrivo della statua racchiusa nella scatola, e quando dalla chiesa di S. Giovanni la statua prima benedetta dal vescovo Monsignor Raffaele Defranco, e poi processionalmente portata in S. Caterina, veniva associata dal Capitolo della Cattedrale col sullodato vescovo, seminario, confraternite, seguita da magistrati, impiegati, la truppa tutta sotto le armi fiancheggiante la strada con un’onda di popolo da non potersi immaginare, nè esprimere, oltre moltissimi altri che di sopra i balconi gustavano le delizie della festa, avendoli prima festosamente tappezzati per dove doveva transitare la processione.
Il commovente fu proprio nella chiesa parata tutta a festa con architettonico disegno, quando si vide nel presbitero l’ infermo padre molle di lagrime aspettare, seduto ad un seggiolone a bracciuoli, la Madre sua.Nessuno occhio si rimase asciutto, specie nel momento che volle rivolgere a tutta quella gente la sua infuocata parola di amore, infervorando alla fiducia, all’ amore di colei, ch’ è fontana a pozzo di acqua viva.

Per otto giorni durò la festa, e per otto giorni continui la Madonna del Pozzo venne visitata dai fedeli di Catanzaro non solo, ma dai circonvicini paesi e lontani, che dal mattino alla sera succedentisi riempivano letteralmente tutta l’ intera spaziosa navata fin alla porta, e non uscivano per andare a dissetarsi alle acque di quel pozzo artificiale e zampillante che aveva fatto costruire dinanzi la chiesa, che benedetta secondo il rito della chiesa del medesimo padre, ivi fattosi trasportare, e, bevutane prima lui, diede l’ impulso di seguirlo a tutti, bevendole e portandole seco, e molte grazie si ebbero a costatare riportate a mezzo di queste acque.

Mancava un luogo proprio, pertanto, una cappella ed un altare a Maria SS. del Pozzo, ed a questo diresse il buon padre le sue intensioni per consolidare e rendere proprio il culto alla nuova Immagine di Maria Vergine sotto il titolo del Pozzo.

Trovandosi attiguo alla chiesa un locale destinato a caserma dei soldati veterani, impegnossi presso del municipio, onde venirgli ceduto, affinché così allungata la chiesa, la Madre del Pozzo si avesse un trono accessibile a tutti, e per quanto possibile degno di Lei.

Accolta favorevolmente tale domanda dall’ intera municipalità, applaudita da tutta la cittadinanza, il compianto e religioso Ferdinando II confermò il tutto con suo reale decreto, concedendo ai Padri Liguorini l’ annesso locale, nonché il sottostante al medesimo.

Intanto il padre infermo raccoglieva dopo un anno il premio delle sue fatiche, morendo nel pronunziarsi dagli astanti «Sancta Maria de Puteo, ora pro Eo» il 29 marzo 1858.

Il rettore P. Barile portò a compimento l’ ideato del defunto P. Perretta.

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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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La Madonna del Pozzo, venerata a Capurso in provincia di Baria, fu oggetto di molta devozione nella chiesa di S. Caterina a Catanzaro che oggi non c’è più: rimane la piazzetta con la fontana. La devozione fu promossa dal P. Michele Perretta che sperimento sulla sua persona la benevolenza della Madre di Dio.
La Madonna del Pozzo, venerata a Capurso in provincia di Baria, fu oggetto di molta devozione nella chiesa di S. Caterina a Catanzaro che oggi non c’è più: rimane la piazzetta con la fontana. La devozione fu promossa dal P. Michele Perretta che sperimento sulla sua persona la benevolenza della Madre di Dio.

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