Petrone Costantino redentorista

P. Costantino Petrone (1866-1938) – Italia.

Il 21 maggio 1938, moriva un insigne redentorista, il P. Costantino Petrone. Nato a Montagano, il 21 maggio 1866, presto entrò nella Congregazione del SS. Redentore nella casa di Marianella che, alla rinascita della Provincia Napoletana, apriva il suo noviziato, dopo la soppressione degli ordini per le leggi eversive del 1860.
Fu egli uno dei primi novizi, e apprese da quei vecchi Padri che ebbe a maestri lo spirito verace della Congregazione, l’amore alla mortificazione, l’amore alla Eucaristia e alla Madonna, che furono la caratteristica della vita sua.
Trascorsi con immenso profitto gli anni dello studentato, in cui primeggiò sempre per il suo ingegno eletto e per la sua pietà, fu consacrato sacerdote il 16 marzo 1889, e subito destinato dai Superiori all’insegnamento dei nostri giovani Studenti.
Dire quanto zelo vi impiegasse e quale cultura, perché i suoi discepoli rapidamente corressero nelle vie della verità e del sapere, non è possibile. Sminuzzava le scienze e le rendeva accessibili anche ad ingegni poco felici; aiutava con schemi, appunti, spiegazioni fatte non solo nell’ambito della scuola, ma anche a passeggio o nella ricreazione: era un continuo lavorio per imprimere nell’animo dei suoi alunni la luce della scienza, accoppiando piccole esortazioni, con fatterelli ben appropriati, mentre l’anima dei giovani veniva informata alla vita pienamente alfonsiana.

Tale vita di insegnamento durò oltre un ventennio, e possiamo affermare che tutta la nuova generazione liguorina ha avuto a sua guida e maestro il veneratissimo Padre. Il suo insegnamento fu pienamente educativo, perché il P. Petrone alla parola univa l’esempio più efficace.
Osservantissimo della Regola, ne praticava tutte le prescrizioni; era amantissimo del silenzio; era attaccatissimo alla mortificazione da privarsi anche di quei tenui sollievi che dà la Regola; nei giorni di ricreazione straordinaria in cui si concede qualche cosetta di dolce, non si è mai visto che ne abbia assaggiato.

L’amore a Gesù fu vivissimo: oltre alle Visite frequenti e i continui atti di amore, l’abbiamo sempre visto recitare il Breviario in ginocchio, con un fervore da far ricordare gli antichi Padri del deserto.
Che dire del suo amore alla Madonna? Era radicato in lui fin dai primi anni, ma crebbe a dismisura entrando nella Congregazione di S. Alfonso, ove l’amore a Maria è il fuoco animatore di ogni attività. Posto in mezzo agli studenti fu sua cura educarli alla devozione Mariana; fomentò la pietà verso la Madonna del Perpetuo Soccorso, dettando devoti discorsetti ai suoi alunni, che recitavano al popolo nella chiesa di Lettere, ogni terza domenica del mese. Promosse a Pagani feste solennissime per la incoronazione della Madonna del Perpetuo Soccorso, e fece collocare parecchie belle edicole per le vie di Pagani e altrove. Nelle frequentissime predicazioni, nelle esortazioni familiari, nell’insegnamento, ovunque appariva questo amore ardentissimo per Maria.

La fiducia che in lui riponevano i Superiori lo chiamò a tutte le cariche della Provincia: fu rettore a Pagani, a Ciorani, a Materdomini; fu provinciale per vari trienni, governando con sagacia, prudenza e carità veramente singolari. Era forse un po’ rigido, ma ciò proveniva solamente dal suo forte attaccamento alla osservanza delle Regole e al bene dell’amata Provincia.

Nelle assemblee generali, nei Capitoli Generali, nei quali si raccoglie il fiore della Congregazione, per discutere sui vitali interessi di questa, si intese sempre la parola sapiente e virtuosa del P. Petrone. Nel Capitolo Generale del 1909 intervenne come vocale; in quello del 1921 come Provinciale; e doveva pure intervenire in quello del 1936, se il male che già incominciava a minare le sue fibre, non glielo avesse all’ultimo momento impedito.

Scrisse diversi libri improntati alla sua pietà. Il primo suo scritto fu su Leone XIII, cui seguì subito: « Maria, onda di luce giocondatrice nella civiltà europea ». Poi una quantità di altre opere. Fu anche poeta, e scrisse canzoncine e versi che hanno il sapore del Leopardi e la pietà di Jacopone da Todi. Ne scrisse per tutte le occasioni; e molte di esse furono musicate e si cantano nelle chiese dalle folle divote. Chi non ricorda: «O Maria, il cor tu pieghi… ». Chi i vari cantici su S. Alfonso? Chi le soavi poesie sulla divina Eucaristia?

Né le cure del governo o l’occupazione dello scrittore lo ritraevano dalla predicazione della parola di Dio. Fece Missioni e molte, nelle quali la sua parola dotta ed efficace, senza ampollosità, era apprezzata dai Sacerdoti e dai Gentiluomini, che non finivano di apprezzare il suo alto valore dottrinale.
Così passava la sua vita questo esimio figlio di S. Alfonso, rispecchiando le virtù e l’apostolato del Padre; imprimendo nei suoi sudditi e nei suoi alunni i tre grandi amori che ardevano nel suo cuore: l’amore a Gesù, l’amore a Maria, l’amore ai Superiori, specie al Papa.

Colpito da paralisi progressiva, ribelle ad ogni rimedio, tollerò gli incomodi e i disagi della infermità con inalterabile calma, assistito dalle cure amorevoli dei Confratelli, ai quali dava esempio di pietà e uniformità alla volontà del Signore. Morì il sabato 21 maggio 1938, giorno della sua nascita, rendendo la sua bell’anima a Dio.

P. Gaetano Damiani
in S. ALFONSO, anno 1938, pag. 114.

P. Costantino Petrone, redentorista nativo di Montagano (CB) è una figura di primo piano nella storia della Provincia Napoletana, di cui è stato anche Provinciale. Fervente missionario, attento educatore, brillante scrittore: ha lasciato sensibili tracce del suo vario operato.

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Altro Profilo

Il giorno 21 maggio 1938, raggiungeva la patria del cielo la bell’anima del P. Costantino M. Petrone. Aveva giusti 72 anni, essendo nato a Montagano proprio il 21 maggio del 1866. Risiedeva a Napoli S. Antonio a Tarsia.

Chi conobbe da vicino il buon P. Petrone, e anche chi poté solo fugacemente avvicinarlo, non poté non notare una tempra di uomo e di religioso fuori e al di sopra dell’ordinario. Semplicità di fanciullo, e rettitudine di saggio. Austerità religiosa di anacoreta, serietà del pensiero, concentrazione contemplativa, trascendenza pratica del contingente, fede e visione del solo necessario, divina nostalgia dell’eterno; quante volte lo abbiamo sentito ripetere: Vanitas vanitatum… Arbritor ut stercora ut Christum lucrifaciam… Cupio dissolvi et esse cum Christo!

Di qui la sua spiccata pietà tutta liguorina, per averla appresa sotto il magistero dei nostri venerandi Padri, che furono decoro dell’Istituto Alfonsiano e custodi gelosi delle nostre pratiche e devozioni domestiche. Salì l’altare con purezza e fervore di un angelo; si inginocchiò ai piedi della Madonna con la confidenza e l’amore di un figlio; fu sempre e dappertutto un meditativo orante.

Fu apertissimo alla luce della scienza e del sapere. Con la santa passione del soprasensibile, fu appassionatissimo della cultura, specialmente di quella astratta, naturale e teologica, alla quale, oltre che dalla profondità dei principi, fu attratto dalle efflorescenze estetiche per cui, nel parlare o scrivere, insegnare o predicare, ebbe momenti di estro lirico e di poesia mistica.
I suoi numerosi scritti, solo in parte consegnati alla stampa, rivelano il tipo dell’uomo, del sacerdote e del dotto, che seppe unire la scienza all’estetica e alla pietà.

Una tempra di sacerdote e di religioso come il P. Petrone non poteva rimanere nell’ombra. Per quasi un ventennio tenne la cattedra di insegnante dedito alla formazione di tutta una generazione di giovani redentoristi. Per la sua pietà fu esimio direttore di anime specialmente di sacerdoti e di claustrali. Per la sua saggezza ebbe l’incarico di rettore, superiore provinciale, consultore, deputato vocale in due Capitoli Generali.

Anche Materdomini deve ricordare riconoscente un tanto padre. Questo nostro Periodico fu illustrato dalla sua penna pia e dotta; questo nostro Santuario deve ricordare l’iniziatore dei lavori della Casa del Pellegrino.

Destava compassione, negli ultimi tempi, osservare il suo corpo logorato e quasi consunto dal male inesorabile che l’ha portato alla tomba. Celebrava a stenti la Messa assistito amorevolmente dal P. Minervino. Tutto era già morto in lui, finanche il pensiero e la parola. Ciò che non era ancora morto era l’istinto della preghiera; e morì pregando.

P. Giovanni Toglia
S. GERARDO, anno XXXVIII, giugno 1938, pag. 140.

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Profili tratti da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

P. Costantino Petrone, tempra di uomo e di religioso fuori e al di sopra dell’ordinario. Semplicità di fanciullo, e rettitudine di saggio.
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